martedì 8 gennaio 2019

The Man in the High Castle, Serie TV

È difficile prendere posizione nei confronti di Philip Dick. Almeno per me. È stato un personaggio fin troppo sopra le righe, tra sostanze stimolanti, eccessi di psicofarmaci, droghe varie e fasi della sua vita allo sbando e sull'orlo della follia: pare proprio di avere di fronte il cliché fricchettone dello scrittore tormentato che "ampia la sua percezione" con l'uso delle droghe.


E poiché non mi era particolarmente piaciuto La Svastica sul Sole, traduzione italiana di The Man in the High Castle, non avevo sviluppato una grande simpatia nei suoi confronti. Anche altri libri, da cui magari sono stati tratti film famosi, mi sono parsi ingarbugliati e non mi hanno impressionato moltissimo.


Ma indipendentemente da certi passaggi difficili, Dick ha veramente avuto delle intuizioni visionarie. Ha esplorato tematiche nuove per la fantascienza dei suoi tempi e lo ha fatto in maniera tale da renderlo attuale ancora oggi. Problematico, forse pessimista, spesso misterioso e criptico ma allo stesso tempo suggestivo e seducente nel suo scrivere.

Parlando del libro, che ho letto molti anni fa, ricordo che l'eccitazione su questa storia alternativa degli Stati Uniti conquistati dalle potenze dell'Asse (Giappone e Germania, che l'Italia fa modesta figura in questa narrazione) rapidamente m'era svanita con la lettura di una storia complessa che non dedicava molto al perché si fosse giunti a tale situazione. E forse è un bene perché bisogna fare una bella fatica per immaginarla, visto che l'Asse non aveva nemmeno lontanamente la forza per sconfiggere gli USA.

In pratica La Svastica sul Sole presenta un mondo ucronico che ha strane risonanze con quello "reale," e non si prende la briga di spiegare perché, limitandosi a presentarci il "come" (ad esempio il libro scritto da un misterioso personaggio, o l'esperienza mistica di Tagomi che si ritrova nel mondo in cui gli USA hanno vinto).  Inoltre Philip Dick, che doveva avere una fissazione per il libro delle profezie cinesi I-Ching in quel periodo, gli dà un'importanza particolare, tale da spingere il lettore a chiedersi cosa ci fosse di tanto speciale, e non fornisce una vera spiegazione.


Il grande scrittore americano ti lascia con tanti dubbi, qualche intuizione e qualche mezza verità. Difficile da riprodurre in una serie televisiva, no? Io però credo che Amazon abbia realizzato il miracolo, sebbene le prime puntate di The Man in the High Castle mi siano sembrate poco digeribili. Il libro misterioso s'è tramutato in una serie di filmati, ci sono personaggi differenti e succedono altre cose, ci sono assonanze con il libro e le sue situazioni... insomma non abbiamo avuto una (noiosissima) trascrizione del libro di Dick, ma una buona reinterpretazione delle sue atmosfere, compresa la misteriosa esistenza di mondi paralleli.

Dopo le prime due serie forse sarebbe stato il caso di dichiarare concluso il ciclo narrativo e finirla lì... per quello che ho visto la terza perde colpi (e arriva comunque dopo la conclusione di una trama molto intensa nelle prime due serie, perciò è piuttosto anticlimatica). E cominciano a esserci spiegazioni, fin troppe. L'esistenza di dimensioni parallele, i "viaggiatori" che si possono muovere da una all'altra... La ragnatela di mezze allusioni e dubbi di Dick scompare ed è sostituita da una storia di fantascienza che sembra simile a molte altre. Almeno, questa l'impressione che ho dopo alcune puntate. Ma tanto di cappello per quello che The Man in the High Castle ha saputo fare, e vediamo come si svilupperanno le cose...


5 commenti:

M.T. ha detto...

Da quel che ho letto sulla serie, dire che a un certo punto ha preso vita da sé, distaccandosi dal romanzo.

Bruno ha detto...


In un certo senso lo ha fatto fin dall'inizio ma questo è ciò che "normalmente" un film o una serie televisiva dovrebbero fare.
Ha fatto nascere una nuova trama, aggiunto dei personaggi e filoni importanti (ad es. l'Obergruppenfuhrer Smith e famiglia...) e allo stesso tempo ha mantenuto una certa aderenza alla storia di Dick. Forse ci sarebbe ancora abbastanza materiale originale per la terza serie, volendo, non ricordo abbastanza bene il libro. Ma ora la scelta è di partire con qualcosa di diverso... la terza serie sembra voler puntare sui Lebensborn, la loro natura di figli del sistema ma allo stesso tempo alieni ad esso per la loro origine fuori dalla tradizionale famiglia... qualcosa mi dice che la giovanissima regista ambiziosa diventerà un elemento importante della storia, e qualcos'altro mi dice che finirà male...

M.T. ha detto...

Non ho seguito più di tanto la serie, forse perché avevo apprezzato il romanzo più per l'idea più che per lo sviluppo e quindi non ero più di tanto interessato. Merita di essere letta, ma per me non è una delle opere migliori di Dick.

Bruno ha detto...


Ai tempi ho avuto la medesima impressione. Ma in verità anche il libro da cui è stato tratto Blade Runner (titolo vero: gli androidi sognano pecore elettriche? - o qualcosa del genere) non è una lettura facilissima né una che t'acchiappa e ti fa girare una pagina dopo l'altra. Dick è un autore geniale ma piuttosto ostico.

M.T. ha detto...

Sì, il titolo del libro da cui è tratto Blade Runner è quello che scrivi (nella versione che ho io c'è davanti un "ma"). Non tutte le sue letture sono facili; Labirinto di morte e i suoi racconti per me non lo sono, almeno rispetto ad altre sue opere che ho letto.