sabato 19 gennaio 2019

Termini da usare con cura: Populismo

È una parola così tremenda? Il populismo oggi sembra un mostro venuto a sconvolgere il nostro destino, eppure è in mezzo a noi da molti anni. Sotto certi aspetti può perfino piacermi, darmi un brivido di soddisfazione, quando certi politici finiscono nel fango perché non hanno saputo dare soddisfazione o risposte al "popolo" che, per quanto bistrattato sia, è sempre il soggetto della sovranità in una democrazia (a almeno dovrebbe esserlo).
Ma certamente il populismo deteriora la competizione politica.



Tornando alla parola e al suo significato, la prima spiegazione l'avevo sentita diversi anni fa da un podcast, ormai purtroppo irreperibile, della Radio svizzera italiana: il politologo Marco Tarchi, che il populismo lo studia da parecchio, parlava di un'esaltazione delle virtù fondamentali del popolo, e della sua funzione di legittimazione dell'attività politica. Virtù che ovviamente si riflettono nel leader che sa interpretare il volere del popolo (popolo che è uno solo, ovviamente, non variegato in diverse opinioni e stili di vita).

Foto tratta da La Stampa

È un termine peggiorativo? Credo di sì, sebbene il populismo possa anche aver portato a cose buone. Facciamo un esempio: può essere positivo quando un leader politico innovativo riesce a far sbocciare la protesta della gente che non si sente rappresentata per un... eccesso di delega a favore di vecchi politici che fanno tutto il contrario rispetto agli interessi di chi li vota. Pane al pane e vino al vino, e una classe politica che se ne va a casa. Bello, ci può stare. Anche se, per inciso, rispetto a certe forme di democrazia diretta via web sono scettico,  non mi piace l'idea della consultazione "senza intermediari" del volere popolare a ogni pié sospinto, perché rischia di mandare avanti un paese a scatti di umore momentaneo e demagogia, e perché può impedire qualsiasi agire programmatico a furia di cambi di parere e ripensamenti.

D'altra parte, ricordiamo certi ragionamenti che faceva il buon Berlusconi, che oggi sembra esser stato un serio e maturo statista nella lente deformante che rende il passato sempre più bello dell'orrido presente. Berlusconi che non rispondeva alle domande dei giornalisti e dei giudici riguardo a certe sue marachelle. Qual era la sua giustificazione? Anche lui faceva ricorso al populismo: io sono stato eletto e devo governare, gli Italiani vogliono me, mentre certi pennivendoli e le immancabili toghe rosse vogliono invalidare la volontà popolare linciandomi.

C'è qualcosa che non va, in questo ragionamento? Certo che c'è. Ovviamente poteva essere vero che una certa magistratura e una parte della stampa ce l'avesse con il presidente eletto. Ci poteva stare l'allarme, esiste un pregiudizio contro di me. Ma se una accusa appare fondata, la risposta va data; si trovino le necessarie tutele, e si proceda. Invece il suo ragionamento si fermava là, in una volontà di non rispondere a nessuno (che poi si è trasformata in una serie di norme per rendere impossibili le condanne, finché l'ex Cavaliere alla fine è stato impallinato lo stesso... anche se ora sembra risorto). Ovviamente anche politici di sinistra o presunti tali come Renzi hanno peccato, almeno nel linguaggio usato (il rottamatore!), usando le categorie del populismo. Renzi è stato smascherato molto più alla svelta.

Quindi, perché il populismo è uno specchio fuorviante? Perché crea l'immagine di un qualcosa che non esiste: il popolo visto come un blocco unico, incorrotto, depositario del buon senso, della buona volontà e dell'operosità, e ovviamente della legittimità, contrapposto alla classe politica, il nemico corrotto e perfido... salvo, ovviamente, quei rappresentanti "puri" che si impegnano a seguire il volere del popolo. Da qui nascono pericolose distorsioni (e in primo luogo la soppressione del pluralismo democratico). Infatti in questi giorni ogni tanto si sentono uomini politici tirare fuori espressioni che non si sentivano da parecchio tempo, ad esempio l'epiteto "nemico del popolo."
Ora, a me sinceramente non è dispiaciuta la lezione che nel 2018 s'è presa quel partito che avevo votato per così tanti anni, ma i nuovi vincitori devono darsi una calmata. Se non riusciranno a mantenere certe roboanti promesse, in un istante i nemici del popolo potrebbero diventare loro.

Link: una pagina dove si esamina il parere di Marco Tarchi sul populismo.

3 commenti:

M.T. ha detto...

L'aspetto positivo o negativo di questo termine dipende da chi utilizza la massa e come la utilizza. Il problema grosso in Italia è che gente come Berlusconi, Renzi, Di Maio, Salvini, hanno fatto leva sulla gente, sul loro malumore, sulle loro paure, sulle loro insoddisfazioni per ottenere una poltrona e avere benefici: delle persone, nei fatti, gliene fregava (e gliene frega) ben poco, si ricordavano di loro solo quando dovevano essere votati. Cambieranno le facce al governo, ma le cose sono sempre le stesse.

Bruno ha detto...


Il populismo essendo una farsa del volersi veramente occupare "della gente," reputo difficile che qualcuno se ne serva in buona fede. Chavez? Non so...

M.T. ha detto...

Fa anche pensare in termini negativi il modo in viene usato: non per creare una riflessione e portare a una presa di coscienza, ma per scaldare gli animi e far aumentare l'onda emotiva, così da travolgere e trascinare via tutto, come un'inondazione. Ma si sa che le inondazioni portano distruzione.