venerdì 23 giugno 2017

Too old to GDR, too young to die...

... O almeno speriamo, e mi riferisco alla seconda parte della frase che fa da titolo. Per i non anglofoni, è una "citazione" da un titolo di una canzone famosa (famosa a suo tempo) dei Jethro Tull, e significa: troppo vecchio per il gioco di ruolo (che però dovrebbe avere la sigla RPG, in inglese...), troppo giovane per morire. È così? Esiste un'età in cui sei troppo vecchio per il gioco di ruolo? E se, mettiamo, io mi sono davvero stufato, parlo solo per me o per molti della mia età?

A dire il vero per la maggior parte della gente non succede che a un certo punto uno dichiara "mi sono stancato del GDR." Semplicemente capita che non si gioca più. Perché si ha troppo da fare, ad esempio, in certe fasi della vita in cui lavoro, matrimonio e danni collaterali collegati tolgono a molta gente qualsiasi spiraglio di tempo libero.

Capita però anche che a un certo punto magari il tempo si troverebbe, però si fa qualcos'altro, anche se c'è stato un momento della vita in cui il GDR era l'interesse numero uno. Diciamo che quando si stacca non è così scontato che si riesca a riattaccare con questo hobby, che richiede un gruppo dedicato (e uno dei componenti deve essere capace di fare l'arbitro, e desideroso di farlo) e una quantità non indifferente di tempo libero a scadenze fisse per tutti i partecipanti, insomma un lusso una volta finiti i tempi dello studio e iniziati quelli del lavoro.


La maggior parte dei gruppi di giocatori attempati che ho conosciuto nella vita reale o in rete ha in effetti una caratteristica: continuano a giocare imperterriti, ma il gruppo è sempre quello da anni, con pochi cambiamenti. Sono ancora quel gruppo di ragazzi che si divertivano a giocare insieme a sedici o venti anni e continuano a farlo 30 anni dopo, non hanno mai smesso di giocare, o al limite hanno smesso per poco tempo e poi riallacciato i rapporti ludici. La continuità, secondo me, è un fattore che crea il giocatore longevo nel campo del GDR.


Io ho continuato a spizzichi e a sprazzi a giocare e arbitrare fino a non molti anni fa, quando si sciolse l'ultimo gruppo di cui ho fatto parte. Oggi però se ci penso non so se mi resti davvero molta voglia di giocare, anche se (come potete vedere negli altri post di questo ciclo) mi ritrovo ancora a fare incursioni nel lato teorico della cosa. Dal punto di vista del gioco giocato, o arbitrato, ho la sensazione che il GDR è una cosa che nella mia vita ho fatto, e adesso non faccio più. La prima volta che ho provato questa sensazione non mi sono strappato i capelli, anche perché è successo per molte altre cose. Il tempo passa.

Così come l'idea di entrare in un adventure game (i GDR picchia-picchia su computer, che di GDR non hanno nulla) mi fa venire il vomito sebbene a suo tempo abbia passato ore e ore su Diablo, l'idea di tirare i dadi per le caratteristiche di un personaggio, arricchirlo di un background, scegliere le sue abilità ed equipaggiamenti mi lascia annoiato e indifferente.

C'è anche da dire che a una certa età puoi divertirti a immaginare un'esistenza alternativa da interpretare perché tu stesso sei come una lavagna bianca, sei un ragazzo, tutto nella vita deve ancora succedere. A un'altra età, il più di quello che dovevi fare, decidere, creare è nel passato (che tu abbia speso il tuo tempo con profitto o no) e può sembrare inutile fantasticare di un'altra vita.

Oltre a questo tedio esistenziale che ha investito il mio interesse per il GDR, ho sviluppato anche altre idiosincrasie, dovute alle mie esperienze.
Innanzitutto, i giocatori non ti seguono mai in quello che vorresti fare (come arbitro, creatore di mondi e campagne ecc...); sono lì per giocare e magari fare un po' di caciara, e come ho già scritto hanno pochissima voglia di interpretare e far prendere vita a una storia. Questo può creare dei dispiaceri ma i giocatori andrebbero presi per quello che sono, o se mai scartati prendendo altri giocatori più interessanti, ma questo è un lusso che raramente ci si può permettere.

Allo stesso tempo, io mi ero fatto ai tempi una fama come arbitro (o game master o come si voglia dire) ma come giocatore sono un disastro, nel senso che se la partita non prende il mio interesse tendo a distrarmi, addormentarmi, leggere altro ecc... e so benissimo che questo non è proprio un complimento alla fatica che l'arbitro ha messo nella preparazione. Come giocatore posso aggiungere che spesso, cercando di fare qualcosa fuori del seminato, mi sono trovato di fronte ad arbitri che non sanno o non vogliono improvvisare. Insomma al di là della "missione" c'è il nulla.

Tra le cose che mi danno fastidio del GDR c'è anche la sua irrealtà in tante situazioni, nel senso che in tutto (o quasi) ciò che è significativo dell'agire del gruppo i personaggi dei giocatori devono essere insieme. Ogni tentativo di fare qualcosa di differente o seguire un interesse diverso dal gruppo è logisticamente impossibile soprattutto se l'arbitro deve tenerlo segreto ad altri giocatori.
Insomma i personaggi giocanti sono un po' come quel gruppo di evasi legati con la catena al piede in un celebre film di Woody Allen.

Aggiungo che i complicati regolamenti che dovrebbero simulare tutto quello che è possibile accada al mondo sono ridicoli (non è possibile trovare una regola per ogni cosa) e che rischiano anche di soffocare la creatività. Certo, non lo pensavo da giovane, quando mi sforzavo di inventare il regolamento perfetto.

Non so se quelli che hanno letto fino a qui si riconoscono in queste critiche, magari certi difetti li vedo solo io. O, chi ha smesso di giocare, se lo ha fatto per un motivo diverso. Io forse mi sono stancato del GDR anche per la mia pretesa di trovarci dentro più di quello che ci si potesse trovare.

Ma chissà, magari giocherò ancora.


Questo articolo fa parte di una serie sul Gioco di Ruolo.

Terzo articolo: Ogni partita che giocate...
Secondo articolo: le varie filosofie del GDR
Primo articolo: gli aspetti terapeutici del gioco di ruolo







9 commenti:

MikiMoz ha detto...

Io pessimo giocatore: disegnavo di continuo.
Oggi forse starei sempre al cellulare.
Penso che, come per ogni gioco (quindi svago) sono fiammelle che si estinguono da sé, per poi riaccendersi ogni tanto :)

Moz-

Bruno ha detto...


Ogni tanto arbitro e giocatore (o gruppo di giocatori se si ha proprio una gran fortuna) si capiscono e riescono a vivere il GDR in maniera veramente creativa.
Spesso però non succede. Comunque distrarsi mentre si dovrebbe seguire il gioco sarebbe cosa da evitare...

Francesco Felici ha detto...

forse la realtà è più significativa e, in un suo certo modo, più gustosa (anche quando non è facile)

Bruno ha detto...


Sì, anche. O forse non è poi così gustosa, ma non riesci più a sognare come prima

Rob ha detto...

Devi riscoprire la semplicità ed il fascino della cosa...
Perchè è stata reso inutilmente complicata quella che è una attività innata degli esseri umani. E cioè di divertirsi creando storie.
Rob

Bruno ha detto...

Rob: sono molto d'accordo con te, ma quel recupero della semplicità è molto più difficile di quanto si potrebbe pensare.

M.T. ha detto...

Come in tutte le cose, deve esserci lo spirito giusto. Finché c'è va tutto bene, ma alle volte succede che sparisce, perché, volenti o nolenti, si cambia. Ricordo volentieri le sedute da giocatore e da master, ma ora come ora, passati diversi anni da quando ho smesso, non sento la voglia di ripetere la cosa. Mi piace ogni tanto rivedere i manuali perché alcuni sono fatti molto bene (esempio quelli di AD&D, specie l'ambientazione di Ravenloft, e quelli di Mondo di Tenebra), ma a parte questo non c'è altro. A un certo punto ho smesso sia perché il tempo libero era meno e occorreva fare delle scelte, sia perché reputavo quel tempo concluso: ho deciso di dedicarmi alla scrittura perché mi dava di più e ho riconosciuto che come master avevo il limite di non tollerare che si rovinasse la storia creata, volendo che andasse come volevo io; questo per un dm è un limite a mio avviso, dato che occorre una certa elasticità. E così ho fatto una scelta.

Bruno ha detto...


@ M.T. in un certo senso non posso darti ragione, perché il "railroading," ovvero imporre cosa fare ai giocatori, è un peccato mortale del GDR, ma capisco perfettamente il feeling, quando ti sbatti per cercare di creare personaggi non giocanti di spessore, una trama, un mondo interessante, e tutto viene affrontato dai giocatori come un bersaglio per strage e saccheggio (se appena si può).
Però è importante la questione del tempo e delle energie. E della scrittura, che per me è un interesse che è montato nel tempo, e che alla fine si è presa lo spazio che dedicavo a molte altre cose.

M.T. ha detto...

Uno degli errori più grossi che un DM può fare e a quel punto ho fatto una scelta: se volevo che la storia andasse come volevo io, dovevo prendere un'altra strada (cosa appunto fatta). Era divertente giocare, ma ci vuole equilibrio: capivo la voglia di giocare, ma alle volte c'era la pretesa che si fosse sempre disponibili a fare sedute, come se si avesse tempo solo per quello. Alla lunga la cosa diventava pesante.