martedì 26 aprile 2016

Signore dei Sogni

Questo è un libro più complesso, meno ridanciano, per nulla improntato all'avventura, insomma del tutto diverso dagli altri che ho letto di Roger Zelazny, salvo per una certa introspezione psicologica che lo pervade, ma qui non ci sono protagonisti divini oppure onnipotenti, abbiamo soltanto un personaggio che, per via del ruolo nel lavoro che svolge, può "giocare" a fare il dio in ambienti molto limitati, e infatti dà lo spunto per il titolo: Signore dei Sogni.

Il titolo si riferisce a Render, uno psicanalista che si serve di un potente apparato, il ricetrasmettitore neurale, per creare mondi fantastici dove i pazienti possano agire le proprie nevrosi, in modo da dar modo a lui, come terapeuta, di affrontarle in questi ambienti che manipola a piacere, portando quindi il paziente ad abbandonarle e a dirigersi verso la guarigione. Il lavoro di Render s'intende essere molto specializzato e ottima fonte di guadagni, nonché certamente una base possente per costruire il prestigio sociale e la propria immagine di sé. Questo perché del protagonista vedremo molto spesso la capacità di agire "in controllo della situazione," da perfetto individualista che pure in mezzo agli altri tende a manovrare le cose in modo che si svolgano per il meglio dal suo punto di vista, molto di meno una reale capacità di interagire con le altre persone.


Di fatto il neuropartecipazionismo è la tecnologia davvero fantascientifica in questo libro. Per il resto abbiamo grandi metropoli fredde, cosa che già esiste, un aggeggio stile navigatore GPS, che nel mondo reale esiste ed è anche meglio di quello che compare nel libro, e le automobili che si guidano da sole, altra novità tecnologica che esiste, sebbene non affermata su larga scala, già oggi e che, probabilmente, avrà meno problemi collaterali di quelli piuttosto seri indicati in Signore dei Sogni. Come altra strana diavoleria tecnologica ci sono cani geneticamente modificati, bestie piuttosto rare e costose e moderatamente intelligenti, capaci di interagire con gli umani. Uno di essi è una versione evoluta del cane per ciechi e serve a Eileen, giovane studiosa cieca, per muoversi. Eileen incontrerà Render perché, caso più unico che raro, vuole diventare neuropartecipazionista nonostante la propria menomazione.

Seguire questa pratica è quasi impossibile per una persona che, di fronte alle forme e alle figure generate dall'inconscio del paziente, non saprebbe interpretarle e potrebbe venirne travolta, ma Eileen spera che, abituandosi alle forme e ai colori grazie alle sedute con Render, potrebbe guadagnare familiarità con il mondo delle luci e dei colori, e muoversi quindi in campo terapeutico. Render accetta la missione pericolosa (in quanto lo shock di Eileen potrebbe coinvolgere anche lui) e inizia a mostrarle il mondo tramite la propria immaginazione. Capisce che Eileen inserisce qualcosa di proprio nei mondi che lui crea, sa che questo indica un potenziale pericolo ma va avanti, accettandolo.

È un buon samaritano, questo Render? No, è se mai molto attratto dalla donna. E dal suo sentirsi talmente in gamba da dominare qualsiasi situazione. Un po' vero fenomeno, un po' apprendista stregone consapevole di non controllare tutto al cento per cento, Render è freddo, un tantino manipolatore. Affetti? Ha perso da tempo moglie e figlia, ha un figlio maschio che tiene a debita distanza in collegi costosi, un'amante un po' scialba e intellettualmente molto inferiore a lui, amici con cui si relaziona più sul lato del potere e prestigio che su quello umano. È insomma un uomo solo e a cui piace essere ancora più solo di quello che è.
La storia è a tratti intellettualmente intrigante ma ingrana molto più a fatica di altre di questo autore e procede abbastanza prevedibilmente verso un finale tragico. Giudizio finale: si fa leggere, non certo il meglio di Zelazny.

2 commenti:

Ivano Landi ha detto...

Se ho letto con sufficiente attenzione la trama, mi sembra che il libro si possa considerare un po' un precursore di film del genere di "eXistenZ".

Bruno ha detto...

... film che è ancora parcheggiato nella mia lista delle cose da vedere, purtroppo.