lunedì 12 gennaio 2015

Immaginare il futuro: la prossima rivoluzione industriale

Immaginare il futuro? Un'altra attività che sembra avere le sue stagioni. Una volta quando si pensava agli scenari futuri l'immaginazione si accompagnava a un grande ottimismo. Nel duemila avremo tutti un robot che farà i lavori di casa, le automobili voleranno, si viaggerà comunemente nello spazio, e un sacco di strampalate previsioni che non si sono avverate.

Oggi invece le previsioni sul futuro sono nere, nerissime, così come la maggior parte dei libri e dei film di fantascienza o distopici. Tra i mille modi in cui possiamo immaginare di finire male c'è (ne ho già parlato) la sovrappopolazione, problema esplosivo che ha il bonus (per modo di dire) di poterci portare alla catastrofe senza che necessariamente accada nient'altro di "sbagliato." Ma non mancano le guerre, per quanto in teoria la nostra epoca escluda i conflitti diretti fra le superpotenze (da quando esiste la bomba atomica); la pandemia (il virus Ebola ci insegna che non è affatto da escludere), l'avvelenamento del pianeta e l'esaurimento delle risorse, il riscaldamento globale, il tutto senza che si debba nemmeno tirare in ballo eventuali catastrofi non causate dall'uomo (che nel lungo periodo non sono da escludere, come i famosi asteroidi che ogni tanto colpiscono la Terra). Può darsi che scrittori e sceneggiatori la menino fin troppo male, ma una cosa è sicura, un felice espandersi dell'umanità verso nuove frontiere fisiche (lo spazio!) o tecnologiche è tutt'altro che garantito.


Uno scenario di progresso ma ugualmente catastrofico nelle sue potenzialità è quello della prossima rivoluzione industriale, ovvero l'era delle macchine pensanti, capaci di compiere lavori intellettuali o delicati (ad esempio prendersi cura di esseri umani). La rivoluzione industriale del passato ha (in parte) liberato l'uomo da lavori bestialmente faticosi e ripetitivi, creando la possibilità di procurarci una serie di comodità e beni impensabile in passato, sia pure con tutti i guai che questo porta con sé. Per questo, oggi i luddisti (quelli che distruggevano i telai nel primo ottocento inglese) ci fanno ridere: il tessitore che ha perso il lavoro manuale sembrava non capire che in futuro i lavoratori avrebbero tratto beneficio dalle macchine. Domani, pensiamo, sarà la stessa cosa. O no?

Due i problemi possibili: che per l'impiego umano stavolta possa essere finita salvo pochi specialisti, e quindi avremmo una disoccupazione rampante e mai più rimediabile, con tutti i problemi che ne deriverebbero. Oppure una transizione verso un radioso domani, con lavoro e professioni magari diversi ma molto più interessanti, un domani in cui trarremo beneficio di questa rivoluzione industriabile, ma dopo una transizione stile liberista, nel senso che la mano invisibile del mercato rimetterebbe alla fine tutto a posto senza contare però i terribili costi sociali per chi si troverebbe a essere escluso dal lavoro, magari per molti anni.



La sociologa Zeynep Tufekci esprime le sue preoccupazioni per l'arrivo di robot capaci di fare gli infermieri, assitere bambini e anziani, ecc... facendo un paragone con le rivoluzioni industriali del passato, dice: facile, meccanizziamo l'agricoltura e usiamo le scavatrici, così non ci romperemo la schiena a raccogliere frutta e verdura e a scavare buche! Però, per come andarono le cose, le persone sollevate dalla fatica di scavare buche e raccogliere frutta non vennero mandate nelle biblioteche a informarsi sui loro futuri mestieri. Vennero ritenute superflue, e soprattutto più dispendiose e meno docili delle macchine. Vennero abbandonate. Esistono cose peggiori dell'essere sfruttati, essere superflui e impossibilitati a guadagnarsi da vivere è una di esse (*). C'è del vero, la transizione da un tipo di economia a uno più moderno non è mai stata liscia e comoda.

La rivoluzione industriale è giunta a ondate. Dopo che le macchine hanno preso in carico il lavoro manuale (almeno quello più ripetitivo) in una prima era industriale, anche per il lavoro mentale di tipo più ripetitivo è venuta l'ora di venire automatizzato, in una seconda era tuttora in corso, ed è stata una strage per contabili e impiegati amministrativi.
Il mondo contemporaneo offre anche la possibilità di spostare cose e persone più facilmente, in modo da dare lavoro alle persone che costano di meno (lasciando disoccupato il lavoratore, di solito occidentale, che si occupava di quell'incarico). Per via della maniera in cui la globalizzazione viene gestita le masse di poveri del mondo (sia che restino a casa propria sia che emigrino verso paesi più prosperi e avanzati) sono diventate il marxiano esercito industriale di riserva, quello che viene utilizzato per creare concorrenza tra i lavoratori e garantire di poter tenere bassi i salari. Avremo quindi una situazione sempre più polarizzata? Pochi ricchi e moltissimi schiavi?


Un'altra cosa che mi chiedo: le persone che non hanno testa per arrivare a una laurea o comunque per "battere" in preparazione le macchine che lottano contro di loro per sostituirli, cosa faranno? La mia impressione è che nel mondo avanzato, già ora, ci siano già milioni di persone (molti milioni!) destinati a essere inutili per tutta la vita, gente cresciuta nel ghetto e nemmeno buona per la catena di montaggio, già ora surclassata da un mondo moderno a cui non tutti gli scimmioni chiamati uomini (e donne) possono star dietro. Sottobosco di gente esclusa o autoesclusa, che manco ci prova più, utili solo per implorare aiuto dal welfare o dare aiuto alla criminalità organizzata.

Allora mi domando quale sarà la risposta sociale e politica. Proviamo a immaginare il futuro. C'è chi si limita a fare una proiezione della mentalità corrente e pensa (sbagliando a mio parere) che domani sarà ancora così. Ovvero, disoccupazione a livelli incredibili, fame o vita da straccioni con un welfare ridotto all'osso mentre quelli che controllano quattrini e mezzi di produzione continuano a dirci tutti tranquilli: e allora? È il mercato, cari miei.
Io non credo affatto a un futuro del genere: se non altro non ci arriveremo senza grosse resistenze e con una radicale trasformazione della società.

Se c'è una cosa che ho imparato stando al mondo per parecchi anni è che, anche con tutte le balle che cercano di raccontarci, comunque l'atmosfera culturale cambia nel corso degli anni, e cambia pure l'aria che tira e il modo di pensare della gente. Negli anni '70 dominava il pensiero di sinistra, pochi anni dopo tutto sterzava verso un'illusoria esplosione di consumismo e chi predicava il marxismo sembrava un ferro da stiro rotto. Quando poi cadde il muro di Berlino e crollò l'URSS fu il momento del pensiero unico liberista, ormai era necessario privatizzare tutto (lo si dice ancora, perché i mezzi di comunicazione sono controllati da chi vuole dirci questo, ma penso che la gente abbia capito come stanno le cose...), oggi le speranze poste nel turbocapitalismo si sono realizzate solo per i pochi che avevano veramente da guadagnarci mentre tutti gli altri, tranne un certo numero di illusi, hanno capito l'antifona pur non trovando alcuna soluzione per cambiare le cose. Ormai la finanza è screditata, la democrazia occidentale si rivela sempre più per quel teatrino che è, il potere comincia a gettare la maschera. E allora domani?

Il potere potrebbe passare di mano, almeno in parte. Governi che si mettono davvero a fare "cose di sinistra" o protezionismo, pericoloso nazionalismo, corporativismo. Oppure potrebbe restare tutto in mano ai pochi soliti noti (e meno noti) di oggi, con le regole del gioco del capitalismo globalizzato immutate, ma con una perdita di coesione sociale e una disillusione verso il potere terrificanti, un clima di guerra civile strisciante.

Il clima ideologico cambierà, ma comunque sia ci dovremo adattare a un mondo sempre più ostile e affollato, e non ci sentiremo più sicuri nemmeno a casa nostra (un esempio lo abbiamo avuto con le recenti stragi di Parigi, ma sono convinto che il terrore potrebbe giungere a livelli molto più estremi). La libera circolazione delle genti, delle persone e delle merci potrebbe gripparsi. L'unica speranza la ripongo nella tecnologia: se, per miracolo, riuscirà - oltre a far sparire posti di lavoro - a moltiplicare i pani e i pesci a dispetto delle risorse gracili del nostro pianeta devastato.

Altrimenti non ci sarà ideologia capace di salvarci da un futuro nero.


(*) Questa è la mia traduzione a senso, il testo originale è: Fine and well, you say, who wants to dig ditches and pick vegetables in farms in back-breaking labor? Bring on mechanized agriculture and bulldozers! However, as it played out, the people relieved from having to pick vegetables or dig ditches were not instead given the option to spend the time in libraries, reading up on their future jobs. They were declared redundant—and, crucially, more expensive and less docile than the machines. They were abandoned. There are worse things than being exploited, and being redundant and unable to make a living is one of them.



3 commenti:

M.T. ha detto...

La tecnologia potrebbe risolvere i problemi, ma vista la capacità dell'uomo i fare danni, non vorrei creasse una IA di cui si perde il controllo e si creano dei terminator che vedono l'umanità come una minaccia da debellare.

In un clima così ostile, pieno d'intolleranza e prevaricazione, non è tanta remota la possibilità di una guerra distruttiva di grande portata. Purtroppo ci sono teorici che supportano l'idea che per fare ripartire l'economia occorre lo scoppio di una guerra per creare un nuovo mercato ed eliminare le masse umane superflue.
Non so quanto verrebbero seguite tali persone, la diffusione dell'informazione con la rete non lascerebbe passare questo pensiero (va bene essere ottusi, ma non fino a rimetterci la vita).
La visione del futuro è nebulosa, ma di certo non si hanno prospettive positive.

Bruno ha detto...

Per quanto concerne le intelligenze artificiali ne approfito per segnalare un articolo recentissimo del blog di Germano Greco, che ci propone un paio di punti di vista non convenzionali sull'argomento: http://www.bookandnegative.com/underground/lautodeterminazione-della-macchina/

Personalmente non vedo perché le macchine dovrebbero sviluppare una personalità così cattiva da ucciderci. Certo non si può escludere però... La loro libido dovrebbe essere, per forza, artificiale, quindi decisa da noi. Una macchina dotata di logica asettica (da robot, appunto) non dovrebbe avere alcuno scopo, nemmeno quello di protrarre la propria esistenza. Perché ammazzare noi?

Temibile invece la possibilità che l'uomo crei e controlli macchine e strumenti (armi!) di potenza sempre più spaventosa, non così intelligenti dapoter rifiutare di essere usati contro l'umanità! Cosa accadrebbe oggi se ogni pazzoide potesse costruire un'atomica in cantina?

Penso comunque che in questo mondo sempre più problematico l'attuale sistema ultraliberista si scontrerà con la necessità di creare gruppi che facciano quadrato contro le minacce esterne, e che quindi debbano esprimere un minimo di solidarietà interna. Quando esisteva il pericolo rosso l'occidente ingrassava tranquillamente nella socialdemocrazia. Ma domani forse non avremo tutte quelle risorse da spartire...

Le possibilità di fomentare guerre esistono. Da sempre le guerre si fanno scoppiare per vari motivi inconfessabili, tanto basta raccontare quattro palle e la gente ci crede. Una guerra oggi farebbe comodo per rimettere al proprio posto nuove potenze che si sono arricchite troppo, eliminare debiti pubblici, eliminare gente che "non serve" e fare spazio. Paradossalmente il baluardo più convincente contro una guerra devastatrice è la bomba atomica, che la renderebbe troppo costosa.

M.T. ha detto...

Il riferirsi a terminator era una battuta che verteva sul fatto che spesso l'uomo da scoperte valide è riuscita a tirare fuori il peggio (esempio banale, la bomba atomica). Sinceramente non so cosa salterebbe fuori, magari sarebbe bello che l'IA trovasse soluzioni ai casini fatti dai politici e dalle multinazionali e riportasse equilibrio ed equità nel nostro mondo (lo so, è utopistico, ma mi piace pensare che potrebbe essere così).

Condivido il timore della creazione di armi sempre più potenti con il rischio che finiscano in mano a dei pazzi, a gente con mania si dominio e onnipotenza: qui il rischio è davvero reale, non come prima che scherzavo sulla IA.

Così come è reale il rischio del sorgere di nazionalismi che portano a chiusure e attriti. Nel caso di scoppio di guerre, la cosa ancora peggiore è che il marcio resterebbe e verrebbe eliminata quella parte sana che non ha avuto parte alcuna nella creazione di un sistema creato da pochi, ma appoggiato e permesso da molti.