domenica 4 luglio 2010

Mattatoio n. 5

Kurt Vonnegut, scrittore pacifista e umanista, si inserisce in quella vasta schiera di scrittori anti autoritari e progressisti che hanno predominato nel panorama culturale (statunitense e non solo) del primo dopoguerra fino agli anni '60 e '70. Quindi il suo lavoro ha inevitabilmente un gusto ben preciso, di protesta e speranza, utopia e forse anche (giudicato al giorno d'oggi) ingenuità.

Il libro più celebre di Vonnegut, Mattatoio n. 5, è ispirato in effetti ad alcune fasi della sua vita: egli fu soldato nell'esercito USA e catturato nella battaglia delle Ardenne dai Tedeschi, verso il finire della Seconda Guerra Mondiale. Prigioniero, finì a Dresda, meravigliosa città che fu distrutta in un bombardamento giudicato da molti un crimine di guerra. (L'immagine di questo articolo è una foto d'epoca, mostra persone uccise nel bombardamento).
Le avventure del protagonista, Billy Pilgrim, ripercorrono questi e altri eventi, in mezzo a commentari e intromissioni dell'autore, e con apparizioni dell'autore stesso come personaggio di importanza minimale inserito nel contesto dei prigionieri statunitensi a Dresda. Per giunta si fa menzione dei libri di un certo Kilgore Trout, scrittore di fantascienza che compare nel libro tramite le sue pubblicazioni e in persona, un altro alter ego di Vonnegut, si può dire, visto che compare continuamente nei suoi libri. La trama è assolutamente non lineare al punto che la morte di alcuni personaggi viene preannunciata molto prima che mostrata. In parole povere, è uno di quei libri che sfidano più o meno tutte le convenzioni che vi insegnano in un corso di scrittura creativa. E in effetti talvolta questo modo di scrivere è pure irritante, ma il libro nel suo complesso è tuttora molto leggibile, a mio parere.

Magari qualcuno si chiederà: cosa ha a che vedere con il fantastico? Ebbene, Billy viene rapito dagli extraterrestri (i Tralfamadoriani, sperando di averlo scritto giuto) e impara a vivere il tempo come loro: ovvero, viaggia fortunostamente da un momento all'altro della propria vita (da qui la narrazione non lineare) e comincia a vedere la vita in quattro dimensioni come la vedono gli alieni: predestinata e immutabile, ma con la possibilità di viverne e riviverne all'infinito i momenti migliori. Questa particolarità ovviamente può disorientare, così come può rendere confusa la lettura del libro, ma è illustrata abbastanza bene da Vonnegut e contribuisce a dare l'atmosfera di un mondo in cui il protagonista non può influire su quello che gli succede ed è prigioniero di una serie di avvenimenti in parte tragici e pazzeschi, e del tutto inevitabili.
L'effetto quindi rafforza la satira antimilitarista di Vonnegut, e la sua visione disincantata dell'umanità con le sue sofferenze e con le idee di cui è prigioniera.

Tra le tematiche del libro non mancano altri riferimenti tragici (la Crociata dei Bambini, fatto di dubbia veridicità storica) e spaccati di vita americana, nella carriera di Billy che diventa un ottico di successo dopo la guerra. La volontà dell'uomo, e la sua irrazionalità, vengono messe sotto il riflettore con l'espediente della natura degli alieni che possono sapere tutto quello che avviene e avverrà, ma non possono decidere di cambiare nulla perché è come se tutto fosse "già avvenuto." Gli alieni, che guardano l'umanità con curiosità e disprezzo, in questo non ci sono superiori, ma l'umanità, pur dotata teoricamente di libero arbitrio, non se la cava molto meglio. Così a ogni avvenimento tragico Vonnegut aggiunge il suo fatalistico commento: "Così va la vita."
Che sia cinico o disperato, il suo non è un punto di vista allegro.
Concludendo: un gran bel libro, strano nelle tecniche espositive, che possono dar fastidio ma che ne esaltano la singolarità. Penso che questo Mattatoio n. 5 sia ancora interessante e stimolante, e mi sento di consigliarlo senza esitazione.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Davvero un bel libro, che riesce a essere anche leggero pur su un tema difficile come la guerra mondiale.

alladr ha detto...

concordo. l'u8nica cosa che mi aveva lasciato perplesso era la quarta di copertina nella quale viene definito "comico" e "divertente", mentre lo avevo trovato illuminato da lucidissima follia. e altro.
hmmm, frenheit, mattatorio... ti stai spuppando in fila tutti i classici del genere, eh?

Bruno ha detto...

La leggerezza di questo libro potrebbe essere interpretata in tanti modi, anche negativi (immobilismo, rassegnazione) e la "scoperta" dei Tralfamadoriani da parte di Billy è stata vista come un rifugiarsi nella follia di fronte allla propria debolezza e incapacità di intervenire. Billy va avanti e indietro pigramente tra fantasie e fantasticherie (la stellina sexy Montana Wildhack messa nella sua cella ad esempio) e la sua smania di comunicare al mondo il contatto con gli alieni non fa nessuna differenza, fondamentalmente. E' uno dei tanti modi in cui questo libro ti lascia a bocca aperta, ma anche ti fa riflettere. Mi viene in mente un altro particolare apparentemente sciocco, quello del bombardamento visto alla rovescia, con tutti i danni che vengono riparati e i morti che ritornano in vita.

@ alladr: Ogni tanto riempio qualcuno dei vuoti nella mia cultura "di genere": ce ne sono parecchi di intollerabili, cerco almeno di coprire i peggiori.
C'è anche da dire che dopo Alice di Dimitri non vedo all'orizzonte nessun italiano, esperto o esordiente, che per qualche motivo voglia leggere immediatamente.