Kurt Vonnegut, scrittore pacifista e umanista, si inserisce in quella vasta schiera di scrittori anti autoritari e progressisti che hanno predominato nel panorama culturale (statunitense e non solo) del primo dopoguerra fino agli anni '60 e '70. Quindi il suo lavoro ha inevitabilmente un gusto ben preciso, di protesta e speranza, utopia e forse anche (giudicato al giorno d'oggi) ingenuità.
Il libro più celebre di Vonnegut, Mattatoio n. 5, è ispirato in effetti ad alcune fasi della sua vita: egli fu soldato nell'esercito USA e catturato nella battaglia delle Ardenne dai Tedeschi, verso il finire della Seconda Guerra Mondiale. Prigioniero, finì a Dresda, meravigliosa città che fu distrutta in un bombardamento giudicato da molti un crimine di guerra. (L'immagine di questo articolo è una foto d'epoca, mostra persone uccise nel bombardamento).
Le avventure del protagonista, Billy Pilgrim, ripercorrono questi e altri eventi, in mezzo a commentari e intromissioni dell'autore, e con apparizioni dell'autore stesso come personaggio di importanza minimale inserito nel contesto dei prigionieri statunitensi a Dresda. Per giunta si fa menzione dei libri di un certo Kilgore Trout, scrittore di fantascienza che compare nel libro tramite le sue pubblicazioni e in persona, un altro alter ego di Vonnegut, si può dire, visto che compare continuamente nei suoi libri. La trama è assolutamente non lineare al punto che la morte di alcuni personaggi viene preannunciata molto prima che mostrata. In parole povere, è uno di quei libri che sfidano più o meno tutte le convenzioni che vi insegnano in un corso di scrittura creativa. E in effetti talvolta questo modo di scrivere è pure irritante, ma il libro nel suo complesso è tuttora molto leggibile, a mio parere.
Magari qualcuno si chiederà: cosa ha a che vedere con il fantastico? Ebbene, Billy viene rapito dagli extraterrestri (i Tralfamadoriani, sperando di averlo scritto giuto) e impara a vivere il tempo come loro: ovvero, viaggia fortunostamente da un momento all'altro della propria vita (da qui la narrazione non lineare) e comincia a vedere la vita in quattro dimensioni come la vedono gli alieni: predestinata e immutabile, ma con la possibilità di viverne e riviverne all'infinito i momenti migliori. Questa particolarità ovviamente può disorientare, così come può rendere confusa la lettura del libro, ma è illustrata abbastanza bene da Vonnegut e contribuisce a dare l'atmosfera di un mondo in cui il protagonista non può influire su quello che gli succede ed è prigioniero di una serie di avvenimenti in parte tragici e pazzeschi, e del tutto inevitabili.
L'effetto quindi rafforza la satira antimilitarista di Vonnegut, e la sua visione disincantata dell'umanità con le sue sofferenze e con le idee di cui è prigioniera.
Tra le tematiche del libro non mancano altri riferimenti tragici (la Crociata dei Bambini, fatto di dubbia veridicità storica) e spaccati di vita americana, nella carriera di Billy che diventa un ottico di successo dopo la guerra. La volontà dell'uomo, e la sua irrazionalità, vengono messe sotto il riflettore con l'espediente della natura degli alieni che possono sapere tutto quello che avviene e avverrà, ma non possono decidere di cambiare nulla perché è come se tutto fosse "già avvenuto." Gli alieni, che guardano l'umanità con curiosità e disprezzo, in questo non ci sono superiori, ma l'umanità, pur dotata teoricamente di libero arbitrio, non se la cava molto meglio. Così a ogni avvenimento tragico Vonnegut aggiunge il suo fatalistico commento: "Così va la vita."
Che sia cinico o disperato, il suo non è un punto di vista allegro.
Concludendo: un gran bel libro, strano nelle tecniche espositive, che possono dar fastidio ma che ne esaltano la singolarità. Penso che questo Mattatoio n. 5 sia ancora interessante e stimolante, e mi sento di consigliarlo senza esitazione.
3 commenti:
Davvero un bel libro, che riesce a essere anche leggero pur su un tema difficile come la guerra mondiale.
concordo. l'u8nica cosa che mi aveva lasciato perplesso era la quarta di copertina nella quale viene definito "comico" e "divertente", mentre lo avevo trovato illuminato da lucidissima follia. e altro.
hmmm, frenheit, mattatorio... ti stai spuppando in fila tutti i classici del genere, eh?
La leggerezza di questo libro potrebbe essere interpretata in tanti modi, anche negativi (immobilismo, rassegnazione) e la "scoperta" dei Tralfamadoriani da parte di Billy è stata vista come un rifugiarsi nella follia di fronte allla propria debolezza e incapacità di intervenire. Billy va avanti e indietro pigramente tra fantasie e fantasticherie (la stellina sexy Montana Wildhack messa nella sua cella ad esempio) e la sua smania di comunicare al mondo il contatto con gli alieni non fa nessuna differenza, fondamentalmente. E' uno dei tanti modi in cui questo libro ti lascia a bocca aperta, ma anche ti fa riflettere. Mi viene in mente un altro particolare apparentemente sciocco, quello del bombardamento visto alla rovescia, con tutti i danni che vengono riparati e i morti che ritornano in vita.
@ alladr: Ogni tanto riempio qualcuno dei vuoti nella mia cultura "di genere": ce ne sono parecchi di intollerabili, cerco almeno di coprire i peggiori.
C'è anche da dire che dopo Alice di Dimitri non vedo all'orizzonte nessun italiano, esperto o esordiente, che per qualche motivo voglia leggere immediatamente.
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