Il film tratto dal libro Fahrenheit 451 di Ray Bradbury uscì nel 1966 per la regia di François Truffaut, un celebre artista francese autodidatta, critico letterario e regista, nonché attore cinematografico. Il ruolo del protagonista maschile, nel ruolo di Montag ovviamente, toccò a Oskar Werner, attore austriaco che da ragazzo disertò le armate di Hitler. Curiosamente la stessa attrice, Julie Christie, sex symbol degli anni '60, prese sia il ruolo della moglie di Montag, Linda (era Mildred nel libro), che di Clarissa, la ragazza "ribelle" che qui interpreta una parte maggiore, ma ha qualche anno in più e lavora come insegnante alle scuole elementari.
Se è difficile giudicare il libro dopo tanti anni (ci ho faticosamente provato in un post di qualche giorno fa), forse è ancora più complicato dare una valutazione a questo film
Innanzitutto è invecchiato male (e questa per me è una gran delusione: una scena o due viste da bambino mi avevano impressionato parecchio, ricordo). La fantascienza retrò a volte ha un suo fascino bizzarro ma qui c'è ben poco. Per cercare di rendere l'idea di una società futura c'è qualche edificio strano e molti palazzoni moderni senza identità (già grigi e precocemente invecchiati nel film!), il curioso veicolo dei pompieri, una monorotaia che ai tempi era sperimentale, un tentativo di rendere il megaschermo a parete che diventa simile a un modesto schermo LCD del giorno d'oggi (e si vede pure male). Altri dettagli sono piuttosto ridicoli, a cominciare dalle uniformi dei pompieri incendiari o dai poliziotti che volano con degli apparecchi a razzo individuali in una scena dove gli effetti speciali scendono troppo al di sotto del livello di guardia anche per un film di quel periodo.
A parte gli aspetti tecnici, abbiamo purtroppo una recitazione lenta, spesso faticosa o teatrale, un film con poco ritmo e poca presa. Dialoghi troppo lunghi o veri e propri monologhi. Gli aspetti intellettuali sono rispettati perciò tanti ricordano questo film ancora con piacere, ma non è particolarmente ben riuscito. Modesta, se non peggio, la prestazione di Julie Christie, con l'aggravante che regge due parti, e importanti entrambe. Migliore quella di Werner, ma solo a tratti. Pessima, noiosissima, la televisione del futuro immaginata da Truffaut: la "famiglia" che dovrebbe ipnotizzare Linda e tante altre persone semplici come lei è sciocca come dovrebbe essere, ma non realizzata in maniera accattivante né dinamica.
Comunque la mano del regista si vede in alcune scelte valide. Innanzitutto la semplificazione del finale (senza la guerra totale che c'è nel libro) è più adatta al film ed evita di complicare le cose con troppa carne al fuoco, stessa cosa si può dire riguardo al migliore sfruttamento del personaggio di Clarissa.
Da una parte Truffaut non si è abbastanza liberato del tentativo di dire tutto quello che c'è nel libro, e da questo derivano tante scene troppo verbose, dall'altra comunque il risultato è un film che, mi sembra, può risultare pienamente comprensibile anche a chi il libro non l'abbia letto (personalmente ho guardato metà del film prima di leggere il libro, e l'ho terminato in seguito). Da questo punto di vista questa pellicola è meglio riuscita di quella ispirata a 1984 (purtroppo).
Brillante l'inizio senza i titoli scritti sullo schermo: sono sostituiti da una voce fuori campo, in tono con la società semi illetterata di cui si parla nella storia. Potente, secondo me, la scena in cui l'anziana signora (attrice: Bee Duffel) decide di morire con i suoi libri: bella recitazione, un momento di bel cinema.
Un'ultima nota: con l'avvento dei computer, e dei lettori di ebook, l'idea di bruciare i libri di carta è ora superata al punto che i tentativi di fare un remake moderno di questo film si sono impantanati, a quanto pare, definitivamente. E in fondo mi dispiace.
Se siete improvvisamente diventati fan di Julie Christie (e se lo eravate anche prima) cliccate qui.
2 commenti:
Sempre pungente.. :)
Però è pur sempre un bel pezzo di antiquariato questo film...
Posta un commento