Nel gran calderone dei titoli horror offerti da Amazon Prime, ho pescato questo Turistas, film statunitense del 2006 girato in Brasile. Tra splatter e "torture porn," il film è una carrellata di paure e pregiudizi del turista occidentale (statunitense e non solo) in visita nei paesi in via di sviluppo. Arroganza, incomprensioni, rancori degli "indigeni" e via dicendo, e ovviamente le terribili trappole della criminalità. Sappiamo dalle cronache che queste paure non sono del tutto infondate: in certi posti, anche blasonati e considerati dei paradisi terrestri, ogni tanto qualche turista fa una brutta fine.
Il film, purtroppo, non offre moltissimo oltre a questo, come vedremo analizzando la trama, e non è che ce ne sia tantissima. Uscendo un anno dopo il primo Hostel, immagino che Turistas ne sia influenzato, ma non è incisivo allo stesso modo.
Per quanto riguarda i talenti coinvolti in questa produzione, il regista John Stockwell ha una lunga carriera alle spalle, pur non essendomi noto. I protagonisti sono giovanotti e ragazze attraenti, ma non mi pare che la sceneggiatura permetta loro di emergere nel ruolo. Ricordo comunque Olivia Wilde (In Time, Cowboys & Aliens). Il film è uscito un anno dopo il primo Hostel, e sospetto ci sia una certa emulazione, ma Turistas non è altrettanto incisivo.
La storia parte male, mostrando un sacco di banalità sui turisti scemi in gita. I ragazzi europei e USA prendono un autobus in una località non ben precisata del Brasile, e subito abbiamo una quantità di stereotipi: il veicolo è scassatissimo, l'autista guida come un pazzo scaracchiando dal finestrino e, inevitabilmente, ha un incidente. Tutti a piedi. La nostra bella gioventù, anziché preoccuparsi di trovare un nuovo mezzo di trasporto, trova un localino lì vicino, ed ecco tutti quanti a ballare e strafogarsi di birra; qualcuno adocchia le ragazze locali, uno rimorchia, o crede di rimorchiare, ma poi deve tirare fuori i soldi per la giusta mercede della donzella brasiliana.
E la mattina dopo tutti si svegliano confusi sulla spiaggia. Sono stati drogati e rapinati di ogni cosa, si ritrovano senza portafogli, telefoni, carte di credito, e con i soli vestiti, o costumi da bagno, che indossano. Ovviamente nel paesino non c'è polizia a cui rivolgersi. Vengono viste persone che detengono oggetti appartenenti a due Svedesi del gruppo che non si trovano più (fanno una brutta fine) ma non c'è modo di farsi dire cosa sia successo, anzi, l'aria comincia a farsi pesante. I nostri turisti si fidano di Kiko, un giovane del posto che si offre di ospitarli in una casa fuori dal paese, e li conduce in una faticosa camminata nella foresta.
Ci sarebbe da porsi qualche legittimo dubbio sulla situazione, ma alla fine i nostri turisti arrivano effettivamente alla casa, dove potranno riposare. Ma poi... arrivano i predatori di organi. Tutto è stato un complotto per portare le vittime proprio dove i criminali le volevano. Mentre i nostri non capiscono cosa succede, una ragazza (assistente del chirurgo sbudellatore) consiglia pietosamente la fuga, ma è già troppo tardi. La beata gioventù occidentale è catturata, legata e imbavagliata, e il chirurgo inizia subito a estrarre reni e fegato da una ragazza del gruppo, che ovviamente muore a seguito dell'intervento.
Non manca, ed è un po' ridicolo, un sermone terzomondista da parte del chirurgo, che esprime la propria contentezza di farla pagare agli occidentali arroganti. Poi alcuni dei malcapitati, immancabilmente, fuggono. Sono aiutati da Kiko, evidentemente pentitosi. Ci sarà il prevedibile inseguimento, e uno dei turisti cerca di vendicarsi su Kiko per il tradimento, nonostante il brasiliano si sia ravveduto: scelta poco opportuna, dal momento che si tratta di uno dei pochissimi alleati. Kiko comunque non viene ucciso dai nostri turisti, ma dai predatori di organi, che incalzano i fuggitivi, e sono dotati di armi da fuoco.
Avremo, e questo è un punto del film che stuzzica i miei personali gusti, una fuga mozzafiato a nuoto, attraverso un sistema di grotte sotterranee, con una lotta mortale tra buio e acqua, e poche sacche di aria per respirare. È secondo me l'unica parte del film che valga la pena di vedere. Alla fine il chirurgo sta per catturare i tre ragazzi superstiti, ma è ferito, e tutto dipende da un suo scagnozzo indio col fucile in mano. I turisti chiedono pietà, ovviamente. E stavolta è il brasiliano a peccare di arroganza, insultando l'indio e trattandolo come un servo. Finisce che l'uomo armato fa fuori il chirurgo, e lascia andare i turisti superstiti. Fine.
Paragonando questa stupidissima trama a qualche fatto vero su cui mi sono informato, in certi casi di omicidio, rapina o stupro di turisti c'è stato il buon samaritano che ha cercato di avvertire o dare una mano, ad esempio dicendo alla vittima "meglio che te ne vai da questo locale," e simili. Si tratta di gente per bene che non c'entra coi criminali, e talvolta queste persone sono l'unica speranza per il turista malcapitato, perché in certi posti i poliziotti sono in combutta con i delinquenti.
Ma in questo film abbiamo per ben tre volte persone coinvolte con il complotto omicida che danno avvisi o aiuto concreto ai turisti. Il che mi pare veramente sciocco. Aggiungiamoci la vicenda narrata senza la minima immaginazione, e la recitazione piuttosto piatta (ma ovviamente l'attore deve lavorare col materiale che ha), e abbiamo un film che, anche a livello del puro e semplice intrattenimento sanguinolento, non offre moltissimo, e si farà facilmente dimenticare.
4 commenti:
Se non ne avessi parlato nel tuo post, non mi sarei ricordato di questo film visto tanti anni fa; come dici tu, niente di che.
In effetti il film l'ho visto qualche settimana fa (e preparato la recensione per prenotarne la pubblicazione in seguito). Faccio già un po' fatica a focalizzarlo, non ha molto per farsi ricordare...
E' uno di quei film che ho sempre visto a spezzoni in TV, mai per intero, segno che non mi ha mai entusiasmato tanto da recuperarlo con attenzione.
Ah povero Turistas, nessuno che lo difenda a spada tratta....
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