mercoledì 2 giugno 2021

I Draghi del Crepuscolo d'Autunno

 Ho recuperato questo lontano caposaldo del fantasy d'oltreoceano. Con qualche incerto appiglio verso Tolkien e un solido binario nell'universo ludico di Dungeons & Dragons, la serie di Dragonlance è forse la prima che viene in mente quando si pensa al "prodotto di consumo di massa" nato per il fantasy-profitto, inserito in una logica aziendale e ben poco artistica, e scarso di originalità. In effetti il mondo di Krynn su cui si svolgono le avventure è nato per ambientarvi i moduli del gioco di ruolo più venduto nel mondo; Tracy Hickman e Margareth Weis, gli autori dei Draghi del Crepuscolo d'Autunno (1984), erano dipendenti della TSR, produttrice di D&D all'epoca. Le trame a volte sono, a quanto leggo in giro, ispirate direttamente a sessioni di gioco. Questo spiega la potente sinergia dietro questi libri: moduli di gioco, miniature e accessori, a un certo punto anche un film di animazione.

Avendo la grossa fortuna di lavorare appoggiati da un simile apparato che convogliava verso i libri una schiera di lettori giovanili, schiera che si rinnovava continuamente con nuove leve (non in eterno, è ovvio, ma per un sacco di tempo), gli autori di Dragonlance hanno scritto libri a palate, con il successo assicurato.

Ma andiamo avanti. Guardando le cose senza pregiudizi o rosicamenti, si può valutare il libro come una storia scritta di gusto dai suoi autori, che probabilmente si sono divertiti ad affastellare un'avventura dopo l'altra nel contesto di una guerra micidiale, praticamente i draghi alla conquista del mondo (con vari alleati), e i nostri eroi che ben poco possono farci, almeno in questo primo episodio. Per quanto, in effetti, si preannunci la possibilità di un futuro contrattacco recuperando conoscenze e soprattutto Dragonlance, una mitica arma anti-drago.

Ci sono ovviamente anche delle critiche da fare. E non pochissime. Innanzitutto l'accenno a una catastrofe di qualche secolo prima che ha sconvolto la regione. O il mondo. Ma quale mondo? Non si capisce bene dove siamo, c'è una cartina assai modesta (magari nell'edizione in inglese era meglio?) e non è chiaro se il mondo è tutto qui, o ne vediamo solo una parte, e che porzione.

Andando avanti ci sarà qualche accenno alle divinità, qualche tentativo di worldbuilding, diciamo, ma sembra che gli autori abbiano deciso di dare ai lettori molta avventura e poca struttura di riferimento.

Qua e là, l'adesione dei fatti narrati alle regole di D&D è palese, ma non posso dire che la cosa mi abbia dato fastidio più di tanto. Qualche noia in più l'ho avuta con un paio di riferimenti tolkieniani troppo spinti, ad esempio una schiera di non-morti che non hanno mantenuto un giuramento e quindi sono senza requie e riposo finché non avranno fatto ammenda. O elfi e mezz'elfi, nani iracondi, una specie di hobbit con un altro nome, un po' buffone un po' risolutore di situazioni difficili grazie al suo intuito. Ovviamente anche i draghi sono esseri che abbiamo visto in Tolkien, con la medesima arroganza e potenza.

Il mago Raistlin invece non sarebbe un brutto personaggio. Consumato e trasformato dalla sua magia, abrasivo e cinico, è comunque pur sempre "uno del gruppo." Rispetto a un clone del tolkieniano Gandalf, lo preferisco così. Quello che non funziona nel libro è che gli altri personaggi sembrano non accorgersene, ogni due minuti lo accusano di essere un estraneo o un infame, e lui invece sempre a rischiare la pelle per affrontare le situazioni più difficili. Se aggiungiamo che per un motivo o per l'altro tutti diffidano di tutti e litigano, il libro ci offre una quantità di bisticci abbastanza noiosa.

Poi a dire il vero un traditore vero esiste, si rivela verso la fine, ma non è che abbia questo grande effetto nella storia, almeno fin dove l'ho letta io.

I Draghi del Crepuscolo d'Autunno mi pare inoltre deficitario nel motivo del contendere. Esistono dèi del bene e del male, esiste una nuova religione che fa proseliti dopo la Catastrofe che ha messo i vecchi dèi un po' nel dimenticatoio, ci sono questi draconici che hanno una forza spaventosa e chissà perché fino ad ora non l'hanno usata... ma alla fine perché è scoppiata questa catastrofica guerra? E poi, altro dubbio non piccolo... a meno che gli autori non abbiano inventato qualche salto mortale carpiato, dopo la distruzione di praticamente tutta la zona dove si svolgono i fatti, come potranno gli oppositori respingere i draconici? Ovviamente questo dubbio avrà avuto una risposta prima o poi, solo che non voglio leggermi una decina di libri per conoscerla. Perché l'impressione che mi ha dato questo I Draghi del Crepuscolo d'Autunno è che il finale sia studiato non tanto per annodare i fili delle storie lasciate aperte, quanto per lasciare aperto più di un grosso problema da risolvere. E il mio timore è che tutti i successivi libri siano un po' congegnati allo stesso modo.

Leggendo i commenti che ho trovato in giro, mi è parso che molti abbiano semplicemente... perso questa infinita serie per strada, a mano a mano che, crescendo, passavano a qualcosa di più maturo o si trovavano senza più sufficiente tempo libero per D&D e svaghi correlati.

Ci sono alcune parti che mi sono piaciute. La vecchia dragonessa Matafleur che protegge i bambini (vittime designate dei suoi alleati). La "nana di fosso" (Aghar) Bupu, convinta con un incantesimo di Raistlin ad aiutare i buoni, salutata lui con reale affetto alla fine della collaborazione. 

Altre cose mi sono piaciute molto meno. Non sono un maniaco dello "show don't tell," ma sono rimasto sorpreso, negativamente, dalla scena con la lumaca gigante che irrompe e combatte i nostri eroi, con una intromissione degli autori che ci informano che di solito il mostro si nutriva solo di topi... ci sono un po' di simili irruzioni del "narratore onnisciente," completamente a gamba tesa.

L'impressione finale è quella di un libro che si fa leggere, ma si dimentica molto rapidamente, salvo qualche spunto qua e là. Ma non è sufficiente a convincermi ad andare avanti con questa serie.



3 commenti:

M.T. ha detto...

Il film d'animazione evitalo: pessimo. Con i mezzi a disposizione, potevano fare meglio, sia a livello di disegni, sia come caratterizzazione dei personaggi e della storia.
Io sono di parte, dato che questo è stato il mio primo libro fantasy che ho letto per mia scelta (avrò avuto nove anni) e l'ho adorato. Logicamente, con la maturità da adulto, riconosco le pecche che ha, ma ciò non toglie il piacere che mi ha dato leggerlo e le atmosfere che mi ha fatto trovare nelle sue pagine. La Locanda dell'Ultima Dimora a Solace per me era eccezionale, forse perché da lì è partito tutta la storia, ma aveva anche l'atmosfera di un focolare amico.
Raistlin è il personaggio meglio caratterizzato e nei libri successivi si scoprirà perché tutti diffidano di lui. Se mai andassi avanti, nel terzo libro (I draghi dell'alba di primavera) ci sarà un altro personaggio del suo livello: Lord Soth.
Personalmente, il personaggio che ho preferito è stato Sturm, perché incarnava il vero essere del cavaliere.
Il libro migliore, anche se io ho amato il primo, è il secondo: I Draghi della notte d'inverno. Più maturo, meno seduta da D&D.
Le Cronache di Dragonlance, che sono la prima trilogia di questa serie, è quella che merita di più di essere letta. Anche Raistlin - L'alba del male, merita. Per il resto, si può anche lasciar stare, se non si è dei fan sfegatati di questo mondo. Assolutamente da evitare i libri scritti da Jean Rabe

Bruno ha detto...


È chiaro... leggendo il libro a una certa età (oltre il mezzo secolo) c'è poco da rimanere agganciati per entusiasmo giovanile. Non volevo e non voglio fare una requisitoria contro questa serie, ma mi aspettavo di meglio, soprattutto come ambientazione, altro lato tutto sommato debole di questo libro.
Per leggere il resto di Dragonlance avrei bisogno di avere altri anni da campare che non ho, e una pila di arretrati meno alta....

M.T. ha detto...

Come ambientazione conosco un po' meglio Forgotten Realms e Ravenloft (quest'ultima, a mio avviso, uno delle meglio riuscite; fra parentesi, è legata a al menzionato Lord Soth), ma da quel poco che so, il mondo di Krinn non è nulla di sorprendente, è abbastanza classica. Se mai volessi dargli un'altra chance, prova il secondo (i draghi della notte d'inverno): se anche questo non ti prendesse, lascia perdere questa serie. Come scrivi tu, c'è troppo da leggere che perdere tempo dietro qualcosa che non prende.