Non mi straccio le vesti, anche se questo signore mi sia parecchio antipatico per certe sue propensioni politiche e per una serie di somiglianze inquietanti con un personaggio di casa nostra che conoscete tutti. Dal momento che quello che sarebbe stato il mio "candidato statunitense ideale" era già stato impallinato dai giochi di potere del partito, con annessi trucchetti sleali contro di lui (parlo di Bernie Sanders), mi concedo magari un pizzico di schadenfreude(*) riguardo alla sconfitta di quella babbiona di Hillary Clinton e della sua politica, e dei democratici USA in generale.
Innanzitutto, il sistema statunitense delle elezioni a me fa discretamente schifo, non c'è modo che possa vincere uno che non sia un miliardario (o milionario... ovviamente in dollari) e non sia sostenuto dal potere economico: una persona comune può essere certa che con questo sistema nessun candidato farà mai i suoi interessi, le lobby verranno molto prima. Del resto la "democrazia" è così ormai dappertutto. In queste elezioni, il partito democratico USA s'è però cercato la sconfitta, s'è affidato a una candidata poco comunicativa, una burocrate delle alte sfere, con frequentazioni altolocate e un "sano" disprezzo per la gente comune. Non si sono resi conto, i democratici, che la politica liberal-progressista e globalista non può più essere venduta così com'è alla gente di un paese occidentale, perché sono troppi ormai che hanno capito quello che si sarebbe potuto capire già qualche decennio fa: che questa politica è un disastro per la grande maggioranza delle persone che abitano in quei paesi, e avvantaggia soltanto un piccolo ceto già abbondantemente benestante, più eventualmente persone che risiedono in altre nazioni (quelle dove la "tua" azienda ha deciso di spostarsi, lasciandoti disoccupato). Gli appelli all'essere generosi e progressisti funzionavano quando in occidente c'era un'abbondante classe media grassa e soddisfatta. Ora che tante persone si leccano le ferite di lunghi anni di decadenza e vedono in prospettiva futura solo peggioramenti, abbiamo gli improvvisi slanci protezionisti, populisti e identitari, che si sono già manifestati in diversi eventi elettorali europei.
D'altra parte chi cavalca questa insoddisfazione non sono certo delle cime, per quanto in Italia abbiamo avuto un personaggio molto acuto (il defunto Casaleggio) a tirare le fila di un movimento magari sciamannato ma che ha goduto di grande successo. Di populismo si parla anche troppo, ma è evidente che oggi come oggi basta gridare che questa situazione ha rotto le palle per raccogliere consensi. Poi, tra qualche anno, vedremo se certi personaggi saranno stati capaci di governare, e vale anche per Donald Trump (che col suo passato non è certo il tipo che vedresti come paladino dei ceti impoveriti). Ma entriamo, in pillole, in qualche altro argomento. Innazitutto, di candidati impresentabili non ce n'era uno, ce n'erano due.
Povera Hillary, ha perso perché è una femminuccia e tutti erano contro di lei. Se pensate così, dovete svegliarvi. Hillary Clinton aveva un apparato formidabile dalla sua parte. Organi di partito che avrebbero dovuto essere neutrali ma che (rivelazioni di "wikileaks") hanno avvantaggiato lei su Sanders. Una parata di personaggi (consapevoli della sua debolezza come candidato) che si sono spesi per lei, da Barack Obama e Michelle al marito Bill, a vari rocchettari, alle cantanti che vanno per la maggiore (ok, domandatevi pure Madonna, che prometteva sesso orale a chi vota democratico, o Beyoncé, Lady Gaga e Jennifer Lopez, sempre sul palco con il sedere per aria, che messaggio e che valori "trasmettano alle nostre ragazze"). Vi consiglio (se sapete l'inglese) di leggere un articolo del Guardian molto eloquente. Se c'era la minaccia di un trionfo del male assoluto (Trump) i democratici avebbero dovuto scegliere di opporgli un candidato decente e non Hillary Clinton giusto perché, per logiche interne di partito, adesso era il suo turno. Invece l'hanno candidata e poi hanno fatto di tutto per tenerla in piedi pur sapendo che era una scelta debole... vedi Barack Obama, che non la volle come vicepresidente, non le lasciò grandi spazi durante i suoi mandati, però fino a un paio di giorni fa andava in giro nei comizi a raccontare che "adesso" era la scelta giusta. Sulle questioni relative alla famosa fondazione Clinton non entro neanche nel merito, tenetene però conto, era una faccenda velenosa e già di per sé sufficiente a sconsigliare Hillary come candidato. Peraltro in molte categorie di votanti pare che anche le donne abbiano allegramente fatto a meno di votarla. Non so se votare Trump fosse meglio, credo di no, ma votare un candidato impresentabile solo perché ha la vagina mi pare del resto una stupidaggine. Donne leader di paesi importanti ce ne sono già state, non c'era assolutamente bisogno di fare di questo pessimo personaggio un simbolo.
Ora che la Clinton si è bruciata, spero che si goda i suoi miliardi in pace senza fare più politica ad alto livello.
Adesso che ha vinto Trump arriveranno la guerra, le cavallette e la siccità. Non credo, penso che il record rimarrà Bush figlio. Per quanto riguarda i conflitti, in teoria Trump potrebbe anzi disinnescare certe situazioni. Dico solo in teoria, e poi vedremo perché. Qualsiasi ipotesi su una specie di tirannia in arrivo non è degna nemmeno di essere commentata, sono sciocchezze dette già ai tempi di Bush figlio e della guerra in Iraq.
Per quanto riguarda le ripercussioni economiche, non credo che saranno enormi (per l'Europa e gli USA, per altri paesi magari sì): se uno stato piccolo come la Gran Bretagna sceglie di uscire dall'Unione Europea è un conto (ancora tutto da verificare), gli Stati Uniti sono abbastanza forti da plasmare almeno parte della realtà circostante secondo le loro esigenze.Per quanto riguarda invece i conflitti, Con Obama e la Clinton abbiamo avuto una serie di politiche molto aggressive e sanguinose(**) nel recente passato e la promessa che sarebbero continuate in futuro; non ho mai creduto a una possibile guerra con la Russia di Putin ma la possibilità di qualche incidente molto serio c'era (e c'è).
Trump sarebbe, a parole, relativamente isolazionista. Però è anche votato alla difesa di Israele (verso cui Obama era piuttosto freddo), anche di fronte alla possibile, futura, minaccia nucleare iraniana. Insomma anche lui rimarrà impelagato nel Medio Oriente ed è difficile che si possa ritirare da Iraq e Afghanistan. La differenza più probabile con la precedente amministrazione sarà la ricerca di un modus vivendi accettabile con i Russi.
Se Trump sceglierà di ignorare l'espansionismo cinese limitandosi a una guerra di dazi commerciali, l'estremo oriente potrebbe diventare un luogo molto agitato. Giappone, Corea del Sud e altri stati vivono nella protezione USA, oggi, non so cosa potrebbero fare se questa si indebolisse.
Su un altro fronte, quello climatico, temo che con Donald Trump, che è un "negazionista del clima," gli sforzi per la tutela dell'ambiente subiranno uno stallo. Magari no, visto che il personaggio cambia idea con una certa disinvoltura...
La riforma sanitaria di Obama è però, quasi certamente, destinata ad essere modificata o impallinata, e il risultato del cambiamento potrebbe essere negativo verso una riforma che è una delle poche cose buone che Barack Obama lascia agli USA. Far fuori la Obamacare e sostituirla con qualcosa di soddisfacente però è un'altra sfida per Trump.
Ha vinto la grettezza, l'ignoranza e l'egoismo. Lo sento spesso dire, a volte da radical chic più o meno fusi di testa, a volte da persone intelligenti. Io credo che alla gente la propria situazione economica interessi, e che possa dedicarsi ad altre e più elevate questioni soltanto se se la passa abbastanza bene. Pertanto quando uno si vede sempre più in difficoltà è inutile chiedergli la solidarietà verso l'immigrato o fargli discorsi globalisti (dove lui è sempre quello che deve perderci in nome di qualche elevato ideale). E a meno che sia parte delle categorie direttamente interessate è difficile che un tizio in difficoltà economiche si interessi ai matrimoni gay, o si chieda in quale servizio igienico un transgender debba andare perché non vengano lesi i suoi diritti.
Chi è nei guai con quattrini, mutuo e lavoro chiederà alla politica primariamente di risolvergli quei problemi. Tutto il resto viene dopo, o forse non viene affatto. Se abitate in un tugurio e siete disoccupati, ma pensate sempre ai più elevati ideali progressisti, forse avete qualche difficoltà a definire le vostre priorità (ma ok, sono affari vostri). Se invece siete di quei progressisti con il didietro ben parato, è inutile che definiate trogloditi e cretini quelli che non apprezzano i vostri ideali celestiali: non vi staranno a sentire, e vi disprezzeranno così come voi disprezzate loro.
D'altra parte, quelli che pensano che con la vittoria di Trump contro "le elite" si torneranno a produrre tante automobili a Detroit o ci saranno nuovi posti di lavoro nelle miniere potrebbero essere assai delusi. Nel mondo sono avvenuti molti cambiamenti, a torto o a ragione, e nessuno ha la bacchetta magica per riportarci negli anni '60.
Corollario: la democrazia. Con la Brexit e con il voto per Trump si sono sentiti parecchi "democratici" gettare la maschera e usare le statistiche per sfogare il loro livore cercando categorie sgradevoli (e non meritevoli del diritto di voto) in cui infilare quelli che la pensano diversamente. I vecchi hanno votato la Brexit decidendo su una cosa che poi non li riguarda perché tanto devono crepare, i campagnoli cretini e analfabeti hanno votato per Trump e non si capisce perché li si lasci votare... eccetera. Da parte di quelli che si definiscono democratici ed egualitari ho sono sentito dei discorsi che, se fossero stati rivolti verso gente dalla pelle scura o verso i nomadi, loro stessi definirebbero degni della galera immediata. Non sono un tifoso della democrazia che, per me, è un sistema politico come un altro e contraddittorio nel suo stesso nome (il popolo anche se vota NON governa, e non governerà mai, governa sempre una cerchia ristretta di privilegiati), ma l'imbarbarimento del discorso politico non ci porterà niente di buono. Vale anche per Trump e per la sua dichiarazione a priori che, se avesse perso, sarebbe stata colpa dei brogli elettorali: un vero e proprio atto di auto-santificazione a leader assoluto e unto dal signore, altra cosa che in Italia dovremmo conoscere già fin troppo bene. Qui da noi credere negli uomini del destino ha portato a un lungo periodo di dannosa stasi economica e sociale, mentre ci ripetevamo che i ristoranti in fondo erano sempre pieni.
Corollario del Corollario: a meno che non si faccia un esame di coscienza, la sinistra come categoria politica è destinata a morire o a perdere qualsiasi significato.
Nota (*): termine tedesco che significa gioire delle disgrazie altrui.
Nota (**): il fatto che Obama abbia mandato i militari in campo in poche occasioni non toglie che le sue scelte abbiano provocato la morte di un sacco di gente, ed enormi sofferenze tra Nordafrica, Medio Oriente ed Europa.
6 commenti:
Non cambierà proprio niente. Trump non è quell'idiota che i radical chic nostrani vogliono farci credere, la Clinton è una bugiarda ultra liberista e guerrafondaia, gli americani non sono tutti ignoranti e soprattutto a prendere le decisioni chiave non sarà Trump come non lo fu Obama.
Non cambierà proprio niente. Trump non è quell'idiota che i radical chic nostrani vogliono farci credere, la Clinton è una bugiarda ultra liberista e guerrafondaia, gli americani non sono tutti ignoranti e soprattutto a prendere le decisioni chiave non sarà Trump come non lo fu Obama.
Analisi che condivido quasi nella sua totalità. Trump per ora è un enigma, nel senso che potrebbe prendere molte direzioni diverse, alcune magari anche opposte tra loro, se è vero il ritratto che ne ha fatto il corrispondente del Figaro per gli Usa, Laure de Mandeville:
“C’è il personaggio pubblico, fiammeggiante, egoista, eccessivo, che non vuol mai ammettere le sue debolezze perché deve “vendere la sua mercanzia” e perpetuare il suo mito – e un personaggio privato molto più sfumato, più moderato e pragmatico, che sa ascoltare gli altri e non sceglie sempre l’opinione più estrema”.
"...studiava con profitto ma insieme era un leader e un ribelle, che lanciava le gomme agli insegnanti e tirava i capelli alle ragazzine”.
“...fa’ delle sua conoscenza del sistema corrotto una forza, dicendo che lui conosce così bene i modi con cui le lobbies comprano i politici, che è il solo a poter rimediare alla cosa”.
"...è a sinistra sulla questione del libero scambio, sulla protezione sociale dei poveri, che vuole rinforzare, sulle questioni della società in cui riflette il lato “liberal” dei newyorkesi – è un post-reaganiano. Ma chiaramente a destra sulla immigrazione illegale, sulle frontiere, sul fisco".
Insomma, ce ne è di che accontentare e scontentare tutti.
@ claudio: non cambierà niente? Io non penso che le affermazioni più esaltate di Trump (tipo costruire la muraglia anti-messicani) siano mai state prese sul serio dal suo entourage e forse nemmeno dai presunti deficienti che lo hanno votato, però con quello che sta avvenendo anche in Europa, ho l'impressione che ci sia un mutamento di umore non passeggero. L'uomo occidentale, bianco o no che sia, non si sente più il privilegiato in dovere di dare una mano, o pieno di sensi di colpa per il fatto di avere la casa e la macchina e i soldi per mandare i figli a scuola. Forse è così perché l'occidentale quei vantaggi li ha persi o li sta perdendo, e si trova a fargli la predica dei privilegiati che di vantaggi ne accumulano sempre di più.
@ Ivano Landi: Trump non è il suo personaggio, certo. Però ora che è al potere sta riempiendo la sua squadra con gli stessi specialisti della politica di Washington, la "palude" che aveva promesso di "prosciugare."
Staremo a vedere se contro il lobbismo farà davvero qualcosa.
Sarebbe un lascito molto positivo da una presidenza USA da cui non mi aspetto molti benefici. (Non che con la Clinton me ne aspettassi...).
Buona analisi. Come te, avrei preferito Sanders; tuttavia, la Clinton era il male minore rispetto a Trump: ha perso non perché donna ma perché ha giocato male le sue carte e perché (non solo in America) c'è un movimento che predilige figure alla Trump, figure ritenute forti, ma che in realtà non sono capaci di costruire. Quello che temo, è che Trump sia un Greg Stillson; spero di sbagliarmi.
Trump è un outsider ma pur sempre un miliardario newyorkese, con le cricche di Washington si troverà benissimo, se vorrà.
Quello che spero è che limiti davvero il lobbismo con qualche legge ad hoc. Adesso praticamente il denaro governa gli USA, e quindi governa il mondo.
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