venerdì 24 ottobre 2014

Ribellioni e rivoluzioni, storia alternativa e storia vera

Argomento di un articolo che ho trovato interesante: Le lezioni che ci insegnano le vere rivoluzioni, e che nelle narrazioni distopiche non vengono mai mostrate.
Forse non dice nulla di eccezionale (per chi ha letto un po' di libri di storia) ma lo trovo interessante perché mette a nudo le banalizzazioni e le semplificazioni che vediamo sempre al cinema, che leggiamo quasi sempre nei libri, quando si parla di cambiamenti sociali , rivoluzioni, distopie o ribellioni.
Questo il link (un link per anglofoni):
http://io9.com/10-lessons-from-real-life-revolutions-that-fictional-dy-1634087647

Ci sono molti richiami a un saggio e razionale realismo su come "veramente funziona" una rivoluzione che riesce a vincere. Questi mi trovano concorde, perché generalmente veri, ma forse esistono anche delle eccezioni. Facciamo un esempio.
Le problematiche nelle distopie del giorno d'oggi, leggiamo nell'articolo (punto 4), sono molto più profonde e attuali perché è quello di cui vogliono parlare al giorno d'oggi gli autori, che trovano forse semplicistico parlare di banali rivolte "per il pane..." che però sono storicamente più reali.
Questo è vero, purtroppo, ci si ribella solo quando si arriva a quel punto lì, nella maggioranza dei casi. Ma non è sempre così, niente affatto. Il '68 forse non è stata una vera ribellione o rivoluzione, forse andrebbe derubricato come fenomeno di costume, però è sorto per motivi che sono l'esatto contrario: gente che aveva abbastanza da mangiare e si rendeva conto di altre cose che non aveva.

Non dimentichiamoci una cosa che l'articolo si limita ad accennare nel finale, però: le rivoluzioni sono sempre sconfitte. Non ottengono mai quello per cui si dice inizialmente di lottare, non realizzano mai gli ideali di chi lotta e si fa ammazzare. Quando vincono i rivoluzionari c'è il caos, interviene poi qualche uomo forte o potere che era rimasto dietro le quinte, e succede "qualcos'altro" rispetto a quelli che erano gli ideali iniziali.

Eppure quel "qualcos'altro" sebbene possa essere una delusione, potrebbe per alcuni aspetti mantenere comunque una carica rivoluzionaria. Ad esempio: Napoleone aveva ucciso lo spirito liberale della rivoluzione francese diventando un imperatore: ma era un imperatore che non proveniva dalla nobiltà e che era approvato dal popolo. E le sue truppe portavano con sé almeno una parte degli iniziali ideali rivoluzionari. Per questo motivo, oltre che per la sua abilità militare, Napoleone faceva molta paura ai sovrani suoi colleghi, che non gli hanno mai concesso tranquillità fino a che non l'hanno eliminato.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh, il terzo volume di Hunger Games (quello dove, dopo aver mostrato il regime distopico e lo scontento della gente, mostra la guerra) mi è piaciuto enormemente proprio perché è molto realistico e veritiero.
Non c'è un buono né un cattivo, i leader ribelli non combattono per la libertà ma per ottenere il potere loro stessi, niente cambia col cambio di governante a parte i soggetti dei giochi, l'eroina della rivoluzione eletta a suo simbolo diviene sempre più un problema per i capi rivoluzionari man mano che passa il tempo e si prospetta una loro vittoria, la gente si ribella perché tenuta in condizioni di poverta, schiavismo e terrore...

Bruno ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Bruno ha detto...

Avendo visto il primo film mi ero corazzato subito con un grosso strato di prevenzione verso questa serie. Forse ho esagerato? Può darsi che i libri non siano così indecenti anche se non so SE e QUANDO avrò tempo per leggerli e farmi una diversa opinione su tutta la faccenda (ma grazie per la segnalazione!).

L'eroina che diventa scomoda quando la rivoluzione è vinta è in effetti un buon esempio di quello che succede. Quando il vincitore deve mettersi in giacca e cravatta (o comunque diventare garante di qualche ordine costituito) e gli diventano scomodi i compagni di viaggio con cui ha fatto la rivoluzione. I membri delle SA di Hitler ne sanno qualcosa.

Anonimo ha detto...

Si, quando ne avrai il tempo ti consiglio la lettura della trilogia.

In realtà il secondo è -come spesso capita- l'anello debole della catena, ma il primo e sopratutto il terzo sono belli.
E considera che pure io mi ero tenuto alla larga temendo la commercialata tanto per richiamare gli adolescenti orfani di saghe di culto, poi invece convinto da un'amica ho dato una possibilità al primo libro e in meno che non si dica mi sono ritrovato a leggere la trilogia completa.

Bruno ha detto...

... me lo segno ;)