domenica 5 gennaio 2014

Offshore

La seconda edizione di Offshore, autore Germano Greco, fa parte del ciclo dedicato alla "pandemia gialla," ormai trasformatasi da evento di un cupo futuro immaginario a ucronia, visto che nel 2014 ormai dovremmo essere nel bel mezzo della catastrofe. Offshore non è una lunga lettura, più un racconto assai scorrevole che un romanzo, la narrazione è fluida e lo si legge velocemente.
La pandemia, che è dovuta a un prione, si manifesta a seguito di eventi bellici che sconvolgono il mondo a partire da una guerra fra le due Coree (e in effetti presumibilmente è un'arma biologica messa a punto dai nordcoreani). Diverse persone in varie parti del mondo cercano di mantenersi in contatto utilizzando i pochi server di rete ancora funzionanti, cercando di mantenere vivo un contatto umano. Ma queste voci ormai stanno scomparendo.


In Offshore tutto ha una importanza relativa ormai perché la storia parte a disastro ormai compiuto. Siamo all'alba di un futuro così miserabile che tanto vale crepare, se non fosse per l'istinto di sopravvivenza. L'ambiente esterno è micidiale, se c'è stata una possibilità di muoversi adesso è perduta: oltre agli infetti ci sono anche le radiazioni, conseguenza della guerra fra India e Pakistan. Il protagonista Geremia si trova in un luogo relativamente protetto, una wind farm ovvero una serie di piattaforme oceaniche situate tra India e Ceylon, dotate di pale che sfruttano l'energia eolica. Ha la corrente, ha perfino una scorta di cibo, ma si tratta sempre della stessa roba e quindi la sua alimentazione è carente. Ha una donna con sé, ridotta a uno stato di larva subumana e incapace di parlare, e su lei compie con indifferenza i più selvaggi abusi (la piattaforma ha ospitato altre persone, ma non voglio anticipare troppo).

Contrariamente a Girlfriend from Hell del medesimo autore, dove il protagonista era un tipo spensierato e positivo che imparava (per forza!) a fare i conti con una realtà durissima, qui seguiamo la testimonianza elettronica sotto forma di blog scritta da un uomo profondamente disturbato, che ha visto ogni orrore e ogni schifo, e che si prepara a battersi fino alla fine con le armi non potendo immaginare di trovare un rifugio migliore di quello in cui si trova. Nel suo orizzonte c'è la prospettiva di tentare qualche incursione sulla terraferma, c'è la speranza di creare un piccolo orto per nutrirsi in maniera accettabile, ma ci sono anche delle minacce che incombono. Nessun futuro concreto.

Scene impressionanti e forti abbondano, tra atrocità commesse dal protagonista o da altri; ognuno giudicherà per sé se i toni estremi sono eccessivi per il suo gusto o se la ripetizione di situazioni mostruose può assuefare; la parte che ho maggiormente gradito è l'esplorazione delle paure reali o delle paranoie che il protagonista nutre riguardo alla propria sicurezza. Trovo invece reso molto bene il senso di follia che va al di là della disperazione. Offshore è una narrazione che comunque non fa sconti, una specie di Cuore di Tenebra nell'Oceano Indiano, con il lettore, anziché il protagonista (qui impazzito), a fare i conti con quello che succede e quello che non può evitare di sapere.


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