mercoledì 22 gennaio 2014

Colonia



Devo aver già in passato espresso accorati lamenti per il fatto che i giochi da tavolo "tedeschi" insistono sempre sugli stessi temi. I giocatori gestiscono lavoratori, denaro, materie prime, materie trasformate, e anziché competere gareggiano in partite parallele dove l'unico vero conflitto è quello, al limite, di soffiarsi a vicenda le opportunità. Siamo sicuri che sia sempre così? A dire la verità qualche variante sul tema esiste ma certi elementi si ripetono in maniera eccessiva, almeno per me. (Altri giocatori ovviamente adorano questo tipo di giochi e avendone magari già provati una ventina non esitano a cacciare fuori 50 o 60 euro per comprarne uno di più. Beati loro!). Colonia della Queen Games a dire la verità non è l'ultimo grido ma un gioco uscito già da qualche anno. La gestione qui si distribuisce in varie attività che si svolgono nel giro di una astratta settimana, i lavoratori da gestire sono parecchi ma devono bastare per dar copertura a tutte le attività quindi c'è da stare molto attenti.

I meccanismi sono organizzati bene: come prima attività, ci si gioca l’iniziativa con delle carte monouso (pertanto si deve fare ben attenzione, in alcuni turni si potrà tentare di vivere da leoni e prendere le posizioni più interessanti, ma non si potrà farlo sempre perché tutte le carte si dovranno giocare, anche le peggiori). Dopo l'iniziativa si procede volta per volta alle varie attività, sempre con un indubbio vantaggio per chi gioca per primo. C’è un certo numero di lavoratori da piazzare per fare ogni cosa: andare ad acquistare le materie prime, trasformare questi materiali in prodotti finiti, prendere posto sulle navi per esportarli.

Il tutto è soggetto a varie complicazioni. Le navi sono dirette a quattro diverse destinazioni e i pagamenti che si riescono a ottenere (azzeccando le “combo” di mercanzie che sono da sistemare nelle stive) vengono effettuati in quattro diverse valute. Per essere precisi, quella di Novgorod, London, Brugge (Bruges) e Bergen. Non basta. La vittoria non si ottiene con il denaro ma con dei punti da procacciarsi comprando, con il denaro, delle reliquie sacre. Ognuna delle quattro città mette sul mercato le proprie reliquie e accetta solo il proprio denaro! E non è finita: le reliquie si scartano e sostituiscono ogni turno perciò bisogna pescare le opportunità quando si presentano. C'è la possibilità di prenotarle (far si che rimangano sulla mappa, acquistabili) ma si "immobilizzano" i lavoratori per farlo.

Pertanto qui non si tratta solo di gestire adeguatamente i propri lavoratori e le materie prime. Bisogna anche essere bravi a caricare nella maniera più  conveniente il prodotto finito nella nave “giusta,” per avere il denaro adatto ad acquistare la reliquia “giusta,” cioè del tipo corretto per il denaro che si ha.
Come ulteriore aggiunta ci sono delle leggi da votare: esse introducono dei piccoli cambiamenti alla routine e vanno votate pro o contro. Come avrete capito, Colonia è un gioco in cui bisogna stare molto attenti e azzeccare le oportunità di fare punti al momento giusto, con una buona dose di preveggenza e di flessibilità. Anche cercare di fare "il colpo gobbo" di prendere certe combinazioni di reliquie che danno moltissimi punti è una tentazione, ma ho imparato sul campo che forse è meglio tenere d'occhio obiettivi raggiungibili e non investire troppi sforzi in chimere.
Giudizio finale su Colonia: come boardgame lo ritengo interessante, anche se un po' faticoso.


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