La mostra dedicata a Guido Crepax nel centro di
Milano si è chiusa a metà settembre, e per pigrizia non ne ho parlato
fino ad adesso, e ormai è troppo tardi per invitarvi a visitarla. Peccato. Si è
trattato di un percorso
molto interessante, non fatto unicamente di
fumetto ma anche di design, moda, fotografia, giochi, curiosità varie:
un’iniziativa abbastanza snella che si percorreva rapidamente ma che sapeva cogliere i punti d'interesse nel percorso di questo autore, sui generis, del fumetto
italiano.
Guido Crepax è vissuto in
un periodo di cambiamenti (anni ’60) e nel cuore della “rivoluzione”
sessantottina, ma allo stesso tempo nel cuore della Milano industriale e
del design, e il suo lavoro ricalca la partecipazione alle attività di
una città (ricca e borghese) che allo stesso tempo in cui lavorava e
produceva opulenza creava anche cultura, progresso e cambiamento. Bei tempi, in questo senso. Le prime creazioni di Guido Crepax infatti sono copertine di dischi (l'epoca del vinile) e di libri, o
immagini pubblicitarie.
La massima parte dei fumetti di Crepax sono fatti
di suggestioni, sequenze collegate da un vago filo conduttore, tecniche
che ricopiano altri media (cinema, fotografia); contengono un erotismo
esplicito e tuttavia non volgare, situazioni oniriche ma anche frammenti
di episodi reali. Non facilissimo da capire, mi viene da chiedermi se,
senza la spinta dell’erotismo e del nudo, avrebbe avuto lo stesso
successo. Influente ai tempi, molto dimenticato oggi, direi.
D’altra
parte Guido Crepax sapeva creare delle suggestioni capaci di ripagare
l’attenzione del lettore, anche di quello che gli si
accostasse oggi. La sua opera però è difficile da staccare dalla carta
stampata e dal suo tratto così particolare per trasporla in un altro medium. Anni fa venne trasmessa una
serie televisiva (Valentina) ispirata al suo principale personaggio
(nato da una ossessione che Crepax nutriva per l’attrice Louise Brooks),
ma il risultato finale fu a dir poco osceno e comunque non somigliante
in niente all’originale.
La mostra presentava molte creazioni personali di Guido Crepax, destinate
al suo proprio uso e consumo o a progetti collaterali. Ho potuto vedere due delle mie passioni in
questi lavori: innanzitutto, i primissimi ingenui fumetti che disegnava
da bambino mi hanno fatto tornare in mente le piccole cose che avevo
cominciato a creare fin dall’età di sei anni, e cui purtroppo non ho
dato un seguito “adulto.” E poi i giochi, le figurine di cavalieri e
soldati, le mappe, le simulazioni militari che erano allo stesso tempo
piccole opere d’arte. Crepax è stato autore o coautore di diversi
boardgame e giochi da tavolo.
Insomma un creativo capace e di larghe vedute, di quelli che restano interessanti indipendentemente dalla moda.
Insomma, se torna o arriva dalle vostre parti una mostra dedicata a Crepax, dateci un'occhiata.
Nonostante non è che il web pulluli di articoli riguardo a Crepax e alle sue opere, per lo meno scritti di recente, eccone uno piuttosto interessante...
4 commenti:
Alla mostra su Dracula in Triennale c'erano anche alcune tavole della reinterpretazione di Crepax, davvero molto belle. Da qualche parte devo aver preso anche un volumetto di Valentina, ma non l'ho ancora letto. "La trilogia di Baba Yaga", se non ricordo male.
Urka. Baba Yaga è la storia di Crepax da cui hanno anche tratto un film, erotico-horror-onirico-stravagante. Lo vidi, non posso dire che fosse sto gran che, però ammetto roba molto bizzarra.
Crepax era un artista unico!
Crepax unico? sono abbastanza d'accordo. Avrà avuto le sue impressioni, le sue ispirazioni come chiunque altro, tuttavia non mi sembra davvero uno che s'intruppa in qualche scuola o che segue pedissequamente una tendenza, piuttosto le tendenze le ha create lui. La parola originalità va sempre usata con una certa prudenza ma nel suo caso direi che la possiamo spendere.
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