Di solito i film che aspetto con ansia li vado a vedere il prima possibile e ne parlo quindi al primo giorno di programmazione o giù di lì. Ho aspettato con Gravity (per gli amici anche Gravity 3D) per motivi di impegni ma anche per un altro motivo. Mi avevno un po' trattenuto le recensioni che ne parlavano di un film estremamente irrealistico, e che facevano un po' a pugni con la simulazione apparentemente valida del trailer, dove la povera Sandra Bullock se ne vola via agganciata a un rottamone che ruota vorticosamente.
Poi sono andato a vederlo lo stesso e mi sono reso conto che sì, avvengono cose non realistiche, ma questo non toglie nulla dall'intensità, dall'emozione e dallo spettacolo.
Nella trafila di mosse e tentativi che i personaggi fanno per salvarsi la pelle ci sono molte cose che non potrebbero avvenire nella realtà e che, come al solito, vengono introdotte con delle forzature per mostrare una serie di fatti rocamboleschi. Ma ci viene mostrato un mondo in cui sembra veramente che ci sia il vuoto, che gli oggetti si muovano senza l'attrito dell'aria che li frena, che non ci sia l'aria al di fuori di quei precari gusci, tute e moduli spaziali che gli astronauti sfruttano per sopravvivere.
Il regista è Alfonso Cuaròn, messicano (che ha all'attivo un Harry Potter e Y tu Mamà También); gli attori protagonisti George Clooney e Sandra Bullock, entrambi sperimentati, entrambi scelti dopo che altre ipotesi si erano dimostrate irrealizzabili ma, a mio parere, adatti al ruolo e ben amalgamati. Mediocre il doppiaggio di lei.
Clooney è ben riuscito nella parte del vecchio lupo dello spazio, che ha cento storie e leggende da raccontare, ma sa essere serissimo quando occorre (e sa incoraggiare gli altri), la Bullock è apprezzabile nella parte della scienziata (con qualche dramma personale alle spalle) che sa trovare il coraggio di tentare imprese quasi impossibili con l'ovvio incentivo di... salvare la pelle.
Cuaròn ce li racconta con inquadrature profonde e sconfinate, dove si può apprezzare il vuoto e finalmente il 3D serve a qualcosa, e con primi piani claustrofobici sui volti del panico, della morte, della mancanza d'aria e del terrore.
In parole povere, una memorabile avventura contro il più implacabile degli ambienti, raccontata con un tono di spietato realismo; e anche se ci sono diversi punti dove in verità questo realismo non vien rispettato, l'emozione e la tensione restano.
La tecnologia fa parte del dramma, per così dire, ma gli attori sono bravi nei propri ruoli. Mi sarebbe piaciuto conoscere un pochino [spoiler!] gli altri membri della spedizione nel poco che gli resta da vivere all'inizio del film, ma forse sarebbe stato sbagliato. La potenza del film sta anche nella solitudine.
Giudzio finale: grandissimo spettacolo.
Un link in inglese sull'uso del 3D in questo film
Nessun commento:
Posta un commento