Una storia di fantascienza rancida e sporca, livida come la carne martoriata di botte, questa che ci propone Francesco Verso per la Delos Books. Livido è la storia di Peter, un trashformer, ovvero uno di quelli che spremono il valore ancora recuperabile dai rifiuti, cercando quello che i più fortunati sprecano per riciclarlo in un mondo più povero, un mondo di casermoni e squallore, in una società irrimediabilmente stratificata.
Un paesaggio di rifiuti circonda gli insediamenti umani, rifiuti che per alcuni sono una miniera ma che spargono anche malattie e veleno, rifiuti che si tramutano alla fine in irrimediabile marciume, la "palta" con cui i protagonisti lottano per strapparle qualche oggetto che abbia un residuo di valore. Un mestieraccio che in effetti è anche un business in grande stile, perché oltre ai disperati che lavorano in proprio ci sono quelli inquadrati da una grande multinazionale.
Fin da piccolo Peter è stato succube di Charlie, il fratello più in gamba, che alterna sadicamente momenti in cui si fa sostegno della famiglia a subdoli stratagemmi per schiacciare e umiliare il fratello più debole, rimasto mutilato già da ragazzino nella lotta per strappare oggetti alle maccchine riciclatrici.
Peter è timido e deve fare i conti con gli arti biomeccanici e con una malattia apparentemente inguaribile che gli provoca molti momenti imbarazzanti a causa di improvvisi attacchi di diarrea. Eppure ha un amore, Alba, una nexumana, ovvero una persona che ha potuto permettersi di caricare la propria identità in un corpo sintetico salvandosi dalla decadenza della carne. Alba, bellissima, che a malapena si accorge di lui ma che gli dimostra simpatia.
Le tematiche della fantascienza di oggi sono così interpretate dal punto di vista di uno dei perdenti della storia futura. Trionfa la miseria, sia pure in un mondo che offre delizie tecnologiche a tutti (magari di terza mano). Assistenza medica solo per chi può pagarsela, transumanesimo per chi se lo può permettere, accesso a un mondo non inquinato ormai praticamente impossibile, la sola speranza risiede in uno spazio che qualcuno comincia a colonizzare, ma tutto questo è irraggiungibile per gli ultimi.
Il filtro di tutto questo scenario è l'amore impossibile di Peter. Quando Alba viene uccisa e fatta a pezzi da un gruppo di teppisti capitanati dal fratello, il ragazzo entra in possesso della sua testa. Il suo amore impossibile così diventa ossessione e malattia, e l'unico motore della vita di Peter sarà l'aspirazione di rimettere Alba insieme, un giorno. Pur senza sapere se il suo amore verrà ricambiato, pur senza sapere se sarà possibile che ritorni in vita. Peter vive frustrazioni e insuccessi, vede il suo obiettivo avvicinarsi e poi nuovamente andare perduto come un miraggio, e allo stesso tempo sviluppa un confronto fatto di rivalsa e odio implacabile verso il fratello, un odio assoluto e condiviso da entrambi, per quanto dissimulato da Charlie con furbizia infida. La madre muore nello sfondo della rivalità tra i due.
La lotta di Peter per mantenere vivo il suo amore impossibile prosegue negli anni, mentre diventa adulto ed è costretto a farsi una vita. In fondo questo struggimento è la sola cosa che lo salvi dal mondo della miseria, della mercificazione di tutto, dall'impossibilità di alterare il proprio destino, dall'ossessione di spremere il valore residuo dai rifiuti della civiltà.
Salvo qualche dettaglio trovo molto ben riuscito questo libro; tocco di
classe, l'autore ha indicato quali sono gli autori e i libri che lo hanno ispirato
e le fonti delle citazioni che riporta. Giudizio finale: da leggere. E' un buon libro di fantascienza italiano, e mica capita tutti i giorni.
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