giovedì 4 luglio 2013

La Maschera di Pazuzu

La Maschera di Pazuzu di Vito Introna viaggia tra l’horror, il fantastico e una storia italiana che per quanto futuribile si muove nel solco del malaffare e della crisi economica.
Il protagonista è Silio, un sindacalista sui cinquant'anni, ormai isolato in un'azienda dove un paio di sindacati "collusi" con la torbida gestione padronale hanno saputo catturare il consenso meglio delle sigle tradizionali.
Solo e accerchiato da diffidenza e ostilità, assiste al quotidiano competere per il potere di dirigenti corrotti e profittatori o di impiegate di facili costumi che costruiscono incredibili carriere sul meretricio. Attento a non dare pretesti per licenziarlo Silio usa il sarcasmo per difendersi ma talvolta ricambia a tono le contumelie di tanti che, a vario titolo, sono suoi nemici.
La sua vita personale non è molto migliore, in quanto è divorziato e stenta a mantenere il rapporto con due figli che lo disprezzano. Tra alimenti da pagare e mutuo è anche in pessime acque, economicamente parlando. L'unica amicizia che gli rimane è quella di un "compagno di merende" che lo trascina in avventure più o meno squallide con una varietà di donne, immancabilmente straniere in Italia per lavoro, che "ci stanno," tra bevute eccessive e mangiate pantagrueliche nelle varie trattorie.



In questa cornice realistica, anzi un tantino greve e tragicomica, s'inserisce l'elemento fantastico incarnato da una strana maschera che finisce per caso nelle mani di Silio. Questo aggeggio non vuole saperne di esser eliminato, distrutto, regalato o buttato via. Torna sempre da Silio e gli ispira degli stranissimi sogni dove il nostro povero sindacalista è costretto a ripercorrere le gesta mitiche di antichissimi popoli. Alcuni personaggi pittoreschi (zingari o comunque stranieri) sembrano sapere qualcosa dell'artefatto (e lo temono!) ma Silio inizialmente non riesce ad apprendere nulla di utile. La maschera è dotata di poteri assai malevoli, però li adopera a favore del protagonista, come per proteggerlo dai suoi numerosi nemici (cui si è aggiunto il nuovo compagno della ex moglie). Finalmente Silio conoscerà qualcuno in grado di fargli capire di più su quanto gli sta succedendo, e nel frattempo le turpi vicende aziendali si svilupperanno sempre più drammaticamente.


[Attenzione saltate questo paragrafo se non volete anticipazioni sulla trama] I cattivi nell'azienda finiranno giustamente male e Silio saprà la verità dietro Pazuzu e la sua maschera. Insomma, gran finale. La storia però decolla più o meno a metà del libro: la prima parte ha dei momenti indigesti, quando alla fine la trama decolla si scoprono parecchie cose e la lettura diventa più piacevole. Quello che m'ha convinto meno è l'uso dell'espediente narrativo dei sogni ispirati dalla maschera per un racconto dei miti che stanno alla base della vicenda, racconto che oltre ad essere spezzettato è lungo, fin troppo dettagliato rispetto a quello che sarebbe stato necessario per fare da base alla storia, come se l'autore abbia voluto dar loro grande importanza ma senza mescolarli organicamente nella narrazione. Quanto alla famiglia del protagonista: è dipinta bene la moglie ormai odiosa e opportunista, tristemente devo dire che è molto reale anche il nuovo compagno di lei, un cafone arricchito ignorante, aggressivo e manesco. Mi lascia perplesso, nonostante tutte le motivazioni, lo scarso coinvolgimento di Silio rispetto alla morte del figlio. Peraltro, l'autore voleva un personaggio sardonico e cinico, e tale l'ha fatto.

A tratti immerso nella mitologia, a tratti umoristico, a tratti anche tristemente realistico, La Maschera di Pazuzu è un libro che merita una lettura e una riflessione, nonostante qualche prolissità. Lo trovate su Amazon (in formato digitale e basta, per quanto ne so io).

2 commenti:

Unknown ha detto...

ti ringrazio Bruno per l'accuratissima recensione. Mi spiace che il romanzo non ti abbia soddisfatto del tutto, in ogni caso è sempre piacevole leggere commenti così obiettivi.

Grazie ancora.

Vito

Bruno ha detto...

@ Vito Introna: io cerco di essere obiettivo, comunque ci sono anche parti che giudico ben riuscite e in generale devo dire che il libro... mi è rimasto impresso.