Le avventure di Geralt di Rivia e della principessa Ciri continuano in questo secondo libro della serie iniziata con Il Sangue degli Elfi. Se il lettore poteva illudersi che il destino della ragazzina potesse essere tutelato dai potenti personaggi che vorrebbero tutelarla, si sbaglia. Ovviamente non va niente così liscio, ne Il Tempo della Guerra: sebbene l'eroico Geralt si sforzi di fare del suo meglio e riesca a sventare i piani dei sicari, ci sono molte altre minacce. Senza anticipare nulla di preciso posso solo dire che una nuova ondata di caos e distruzione renderà ancora più disperata la situazione dei "buoni" e anche fra i ranghi di coloro che dovevano essere nemici dei "cattivi" Nilfgaardiani dilaga l'incertezza e il tradimento.
Sapkowski, in verità, qui mi piace per come scrive assai più che per quello che scrive. Come avevo già avuto occasione di far notare, la trama di questa serie è piuttosto prevedibile, almeno nelle sue linee principali, e si nutre di elementi molto collaudati. In questo libro abbiamo alcuni colpi di scena, in effetti, ma non sempre è detto che la novità sia positiva. Geralt in questo libro praticamente ad un certo punto passa in secondo piano, le sue azioni non hanno effetto come se fosse un personaggio secondario e l'attenzione si sposta da lui, e non c'è lo stesso mordente.
Resta lo stile narrativo dell'autore, il suo raccontare le vicende dal punto di vista di gente povera o insignificante intervallato alle gesta dei grandi protagonisti, l'umorismo (a volte crasso, a volte sottile) delle situazioni che crea, la vivacità dei dialoghi, le scene d'azione che mi piacciono anche quando sono esagerate. Geralt di Rivia è un personaggio strano, lo si conosce già un po' ma rimane interessante. Non è certo come Elric di Melniboné a cui superficialmente somiglia (c'è chi ha gridato all'imitazione troppo evidente), anzi a modo suo è un personaggio molto umile nonostante le sue qualità, e le sue diversità non lo mettono su un piedistallo, anche se i deboli che aiuta possono a volte sviluppare una venerazione per lui. Ci sono personaggi più forti e influenti di lui, c'è la donna che ama e che lo tiene in scacco, ci sono mille circostanze a cui deve adeguarsi come chiunque; e ci sono anche le battaglie che perde.
Per quanto riguarda Ciri, la Leoncina di Cintra, avevo scritto che il suo personaggio mi era simpatico, qui ha perso parecchi punti, purtroppo. Giudizio finale: questo secondo libro della serie non è il massimo, ma per chi come me non ama certi scrittori che vanno per la maggiore (e per chi trova che il fantasy di oggi sia un deserto dove si produce tantissimo ma solo per un pubblico giovanile che si accontenta) nel bene o nel male Sapkowski non ce lo si può far scappare a cuor leggero.
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