martedì 6 settembre 2011

Nirvana

Questo è uno dei film dove mi trovo ad esprimere un gradimento diametralmente opposto a quello della maggior parte delle opinioni che sento o leggo in giro. Di solito questa sensazione ce l'ho verso certe vaccate da popcorn o realizzazioni che io trovo semplicistiche o sceme mentre sono amate da tutti, ma nel caso di Nirvana si tratta di un film che molti hanno criticato, che non ha avuto successo commerciale, e su cui gli appassionati di fantascienza sono divisi, ma che io amo molto pur sapendo poco o niente del regista (Salvatores). Degli altri suoi film ho visto solo un pezzo di Mediterraneo, senza apprezzarlo particolarmente.
Cominciamo a dire che una delle premesse su cui si basa il film purtroppo è incredibilmente debole, cosa che i registi frequentemente si auto-perdonano senza però domandarsi se il pubblico sia altrettanto disposto a perdonar loro. Sto parlando del personaggio del videogame (interpretato da un grandissimo Abatantuomo) ideato dal protagonista Jimi Dini (Christopher Lambert). Prende vita per via di un virus e gliene succedono di tutti i colori. Mentre è su dischetto. Ok, vabbè. Facciamo finta che sia installato su un server e che Salvatores si sia sforzato di più (anziché prenderci in giro), se no basterebbe questa per non vedere il film.

[Da qui in avanti si va pesantemente ad anticipare la trama] Jimi e Solo (il protagonista del videogame) si trovano in una situazione per certi aspetti speculare. Solo è intrappolato in una realtà che ha capito essere fasulla, esplora continuamente nuovi modi di morire, rinasce ogni volta ripartendo dal "primo livello" senza riuscire a fare almeno comprendere a Maria, la prostituta che incontra all'inizio della sua "ambientazione" (Amanda Sandrelli, dotata di vestitino che cambia colore continuamente) che quella in cui si trovano è una realtà virtuale. Jimi procede nel suo lavoro senza convinzione: è terribilmente depresso da quando l'amata Lisa (Emanuelle Seigner) lo ha lasciato. Quando Solo lo contatta e lo prega di cancellarlo dal gioco, Jimi vorrebbe accontentare questo essere che nemmeno esiste realmente, ma per riuscirvi deve penetrare la banca dati della potentissima corporazione che produce il programma, la Okosama Star. Nella volontà di comprendere l'abbandono di Lisa e venire a patti con la sua scomparsa, accetta la pericolosissima avventura, anche perché la ragazza era sparita proprio nella stessa zona dove lui può trovare gli hacker in grado di aiutarlo.

Il destino comune di Solo e Jimi è quindi il Nirvana del titolo: pace ma anche annientamento, nel contesto buddista, perché per Jimi si tratta di un viaggio che conclude il senso del suo vivere. Arriverà a contatto con due personaggi ai confini della legge: Joystick (Sergio Rubini), spassoso hacker capellone dalla parlata meridionale e dagli occhi sostituiti con telecamere (se li è venduti), e Naima (Stefania Rocca) potentissima nell'uso di qualsiasi strumento tecnologico e dotata delle entrature giuste, e di un collegamento sulla fronte (una specie di... presa micro USB).

La ricerca del modo per attaccare la potente corporazione procede fra scene di caos, paesaggi urbani orientaleggianti o misteriosi, sparatorie. Il tutto inframmezzato dai ricordi ossessivi di Lisa nella mente di Jimi, e dalle ripetute morti di Solo imprigionato nel videogame. La "cavalcata nella rete," stile cyberpunk alla Gibson, può essere cliché, e criticabile da un punto di vista tecnologico: oggi la rete è una cosa vera e ha lasciato il cyberpunk indietro di anni luce. Tuttavia è estremamente suggestiva.

Il tema del Nirvana porta Jimi, fondamentalmente, a lasciarsi ammazzare dalle guardie alla fine del film, dopo che Solo è cancellato e Naima e Joystick hanno fatto fuori i soldi sporchi della Okosama Star. Si lascia andare perché ha distrutto la sua vita e la sua carriera con l'atto di ribellione ma è in pace con sé stesso, ha capito le sofferenze e le insoddisfazioni di Lisa, ha saputo che lei dopo la fuga ha incontrato il proprio Nirvana ed è morta. Un tema profondo e potente, difficile farlo entrare in mezzo a tutte le trame parallele del film (anche se riverbera dappertutto); obiettivamente Nirvana non è del tutto efficace nel raggiungere l'ambizioso obiettivo, anzi è stato anche accusato di pretenziosità. Resta comunque molto coinvolgente.

Vero che in questo film non tutto fila liscio, compresa la presenza di troppi elementi presi di peso da altri film simili e qualche ruolo minore recitato male, ma il discorso filosofico è suggestivo pure in mezzo a molti elementi autoironici, ed è quello che rende Nirvana originale. A mio parere questo film, tra quelli del genere, se la vede alla pari con Strange Days, ed è superiore a diversi altri come Johnny Mnemonic, Paycheck o anche Matrix, che secondo me ha tratto qualche ispirazione proprio da qui.
Purtroppo Nirvana, unico film italiano di fantascienza di buon livello da... forse da sempre? è piaciuto abbastanza al pubblico di casa nostra ma non ha sfondato altrove.

4 commenti:

Simone ha detto...

Secondo me è un buon film, anche se prende un po' da tante storie simili senza mettere molto di "suo". Sicuramente migliore di tanti film di fantascienza ad altissimo budget ma invedibili, peccato che poi in Italia sia finito ogni spunto analogo.

Simone

Bruno ha detto...

Sì, questo mi da molto fastidio. Un esempio di fantascienza moderno, ma nato e morto lì, e il cinema italiano si è rimesso a fare le solite vaccate, cui non è estraneo lo stesso Salvatores (intendo dire come tematiche scontate, che i film non li ho visti).

Gianluca Santini ha detto...

Bella recensione, per un film altrettanto bello (almeno per il mio gusto!).
Ti dirò, io lo spunto iniziale l'ho perdonato quasi subito. Anzi, non l'ho proprio visto come una forzatura. Il film è stato fin da subito così di impatto (visivo, ma anche narrativo) al punto da far passare in secondo piano eventuali puntualizzazioni tecnologiche. :)

Ciao,
Gianluca

Bruno ha detto...

Grazie per il bel commento, Gianluca. Anche io ho amato il film e davvero quel particolare che stona lo noto malvolentieri, ma è troppo grosso per non farsi notare... Del resto il film va comunque valutato nel suo insieme.