sabato 5 giugno 2010

La Quinta Testa di Cerbero

Era lì, un po' sciupato, in vendita per quattro soldi su una bancarella, un libro vecchio ormai di venticinque anni circa (nell'edizione italiana, perché la prima edizione in lingua inglese sarebbe addirittura del 1972). Sto parlando de La Quinta Testa di Cerbero, di Gene Wolfe (Editrice Nord).
La cosa incredibile è che per tre o quattro euro si può comprare un piccolo capolavoro del fantastico mentre certe robette leggerine leggerine che oggi fanno furore  vengono talvolta addirittura sdoppiate dalla casa editrice (da un testo in inglese ne vengono ricavati due in edizione cartonata italiana) in modo da far sborsare al lettore cifre veramente interessanti per un solo libro magari banale e brutto. Finisco questa osservazione noiosa e fuori programma limitandomi a dire che i lettori devono sapersi assumere la responsabilità per le scelte che fanno.

Del resto questo è un libro complesso, magari non adatto a tutti. Va letto con attenzione, con la prontezza di cogliere gli indizi che si trovano qua e là (apparentemente privi di importanza, magari) e capire come stanno veramente le cose al di là delle parole della voce narrante. E' un "vizio" di questo scrittore: Gene Wolfe è un narratore dall'inventiva inesauribile, un maestro dell'immaginario e senza dubbio una delle voci più interessanti della fantascienza (e del fantasy) contemporaneo. L'ultimo grande nome ancora in circolazione, forse (ma è malato...).
Questo, praticamente, fu il suo primo grande successo, un libro che si spezza in tre racconti, diversi punti di vista che ci portano su un sistema di due pianeti gemelli (Sainte Anne e Sainte Croix) colonizzato dai Francesi, poi sconfitti in una guerra che non viene descritta nel dettaglio, ma un tempo abitato da misteriosi aborigeni. Un'ambientazione che, senza nasconderlo troppo, richiama certe situazioni del nordamerica (New Orleans, Luisiana, Quebec) dove la presenza francese oggi indebolita o minoritaria ha lasciato delle tracce che sbiadiscono lentamente.
Ma nel mondo di Wolfe c'è altro. Una misteriosa razza di esseri simili agli umani, che avrebbe addirittura preso il posto dei primi coloni, eliminandoli e poi acquisendone l'aspetto e la mentalità grazie a una incredibile capacità di mimesi e metamorfosi. Una società dura e insensibile, dove è in voga la schiavitù e si pratica con grande leggerezza la chirurgia plastica, la clonazione e l'ingegneria genetica. Dove molte persone sono ridotte a lavori infimi o alla prostituzione. Dove gli indigeni, ridotti a leggenda, si nascondono per timore degli umani che sanno solo incontrarli dietro la canna di un fucile.

Le storie narrate sono tre, e si intrecciano. Abbiamo il figlio di un ricco proprietario di bordello, apparentemente rispettabile (quanto può essere rispettabile una simile professione) che scopre le mire torbide del padre nei suoi confronti; una storia posta nel passato, all'epoca dell'arrivo dell'uomo, dove vediamo finalmente questi famosi aborigeni, e infine l'investigazione di un antropologo che li va a cercare: ma la sua esperienza la conosciamo dai verbali degli interrogatori, poiché si trova in prigione, destinato forse a non essere mai scarcerato. E forse l'antropologo non è chi dice di essere.
Tematiche predominanti in questi racconti sono l'identità, sia personale che dei popoli (travolti dall'espansione coloniale dei più forti); la società (qui vista come oppressiva, in maniera sia esplicita ed evidente che subdola e condizionante) e la libertà personale. Bella l'ambientazione, usi e costumi, vizi e virtù sociali espressi con una mano sapiente che crea un affresco fatto di tanti dettagli la cui importanza il lettore magari non coglie sul momento.
E tutto questo in sole 206 pagine.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

"Finisco questa osservazione noiosa e fuori programma limitandomi a dire che i lettori devono sapersi assumere la responsabilità per le scelte che fanno."

Finalmente fai autocritica, è un modo per dire che abbandoni gli scrittori italiani ? ^_^

Su Gene Wolfe ho i 4 del ciclo del torturatore da anni ma sono restio a iniziarlo a leggere perchè mi avevi detto che il finale non era un granchè.
Questo lo terro' presente.
Ciao Illoca

alladr ha detto...

hmmm, molto interessante. terrò gli occhi aperti, in edicola.

Bruno ha detto...

@ Davide (Illoca) avevo già tratto delle conclusioni qualche mese fa, riconoscendo che tra gli autori italiani che ho letto non c'è nessuno veramente 'grande' o con la promessa di diventarlo a breve. Colpa anche, secondo me, di certe politiche delle case editrici. Che se devono pubblicare qualcosina di fantasy per adulti, ad esempio, importano dai paesi anglosassoni un autore già blasonato e non danno la possibilità agli italiani di mettersi in luce salvo rari casi (e qualcuno molto discutibile).

Però dagli italiani spesso vengono fuori tanti stimoli, promesse mezze mantenute e mezze mancate, idee insolite. Proprio per il loro essere "outsiders," direi.

Quindi: già detto di essere non proprio entusiasta degli italiani ma... penso che non smetterò di leggerli :)

@ alladr: questo libro in edicola non lo troverai di certo a meno che la tua edicola non abbia uno spazio per l'usato. Ma lo troverai a pochi euro qui per esempio:
http://www.fantabancarella.com/librisfnord.html

Bruno ha detto...

Dimenticavo. I quattro libri del ciclo del Torturatore sono bellissimi, è scarso il quinto. Ma si tratta di libri complessi dove il giudizio è per forza molto personale, Wolfe non è un autore accessibilissimo.

busto ha detto...

Letto il ciclo del torturatore...fino ad Urth del nuovo sole (mi pare si chiami così l'ultimo) che in effetti è spiazzante...cmq Wolfe usa lo strumento del narratore inaffidabile che non sempre è facile da seguire!!
Però ha stoffa da vendere.

busto ha detto...
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Bruno ha detto...

... per Gene Wolfe il narratore (nella realtà!) è quasi sempre inaffidabile anche quando cerca di fare del suo meglio per dire le cose come stanno...