E voi ci pensate spesso, alla caduta dell'Impero Romano? Tra le mie letture storiche annovero, grazie alla locale biblioteca, La Caduta dell'Impero Romano - Una storia infinita di Bertrand Lançon (pubblicato in Italia da 21Editore). Lo storico francese fa parte del filone "buonista" sulla decadenza e fine dell'Impero d'Occidente. Le invasioni barbariche sono solo migrazioni di popoli, tutti a darsi delle gran pacche sulle spalle. L'Impero non è caduto, i regni romano-barbarici riconoscevano la corte di Costantinopoli, non c'è stato un disastro nelle condizioni materiali dell'Impero e via dicendo.
Nonostante tutto, apprezzo questo libro perché presenta spesso argomenti solidi, e interpretazioni che danno da pensare. E si tratta di un testo basato su ricerche, una analisi seria, perciò il lettore, almeno dove le tesi sono argomentate nel dettaglio, può farsi la sua opinione.
Un esempio: per l'autore Alarico (saccheggiatore di Roma nel 410) era un bravo ragazzo che voleva solo inserirsi nell'apparato militare dell'impero e sistemare il proprio popolo da qualche parte; ha dovuto saccheggiare Roma perché proprio non lo ascoltavano. Ok, sto facendo un po' di sarcasmo, ma non sono molto lontano da quello che afferma Lançon. Tuttavia i fatti ci vengono presentati: danni seri agli edifici di Roma, città bruciate lungo il percorso dei Goti, gente ammazzata e stuprata (ma anche episodi in cui Alarico tutela delle persone). Se hai dei dubbi sull'interpretazione dell'autore, i fatti non te li nasconde, e puoi decidere se accettare il suo punto di vista.
Qualsiasi sia il punto di vista di Lançon, ci viene offerta una serie di spunti interessanti: l'ovest era in bancarotta, la scelta di sopprimerne la corte in fin dei conti è stata di Costantinopoli, l'amministrazione romana continuava a funzionare sotto i re barbari (a volte...), cominciava una nuova identità all'ovest, in cui l'ellenismo non era più la base (l'est guardava ancora all'ovest, l'ovest cominciava a guardare a se stesso).
Se l'impero "non è veramente caduto" nell'anno 476, si stava però consumando una transizione per cui l'occidente partiva verso una diversa direzione, e più avanti anche l'oriente (rinunciando al latino) cominciava a diventare "qualcos'altro."
Inoltre, l'autore entra nelle polemiche fra storici (quando è finita la tarda antichità e iniziato il medioevo?), magari poco interessanti per il comune lettore non addetto ai lavori, e nella prospettiva culturale di chi proietta le proprie paure sulla caduta dell'impero.
Perché è un classico, nei paesi occidentali, e lo è stato anche nel passato, il paragonare i propri guai con quelli dell'Impero Romano. Decadenza culturale, immigrazione, nemici alle porte di oggi e di ieri. Spesso però ci si rifà all'Impero Romano con paragoni impropri, e quindi lo specchio è distorto. Per questo la caduta dell'Impero è una "storia infinita," perché è stata e sarà continuamente ripresa e reinterpretata (spesso male) come sfondo per le inquietudini di tutte le epoche.
Libro molto interessante qualsiasi sia il tuo punto di vista.
Nota per i francofoni: c'è un bel video con sottotitoli (nella lingua transalpina) in cui Lançon parla del libro.
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