Questa pellicola del 2022 è stata realizzata in Italia per la regia di Pupi Avati. Si tratta di una delle rare rappresentazioni sullo schermo di Dante Alighieri, un uomo che per l'importanza artistica e la vita travagliata forse meriterebbe un migliore trattamento. Anche se, a pensarci bene, spero comunque che non sia mai oggetto di qualche "biopic" statunitense, perché non credo che renderebbe giustizia al personaggio.
Dante è ambientato in realtà diversi anni dopo la morte del sommo poeta, e ha come voce narrante Giovanni Boccaccio. Il quale nella trama viene incaricato dalla città di Firenze alla consegna di una somma di denaro a favore della figlia Beatrice, l'unica figlia superstite, che vive in un convento. L'oro le viene assegnato dalla città a titolo di risarcimento per i patimenti del padre, a cui non era mai stato concesso di rientrare in città dopo che ne era stato esiliato.
Pertanto Dante lo vedremo in flashback e lo sentiremo raccontato da altri, durante il viaggio che Boccaccio compie per raggiungere il convento di Ravenna dove si trova la donna. Si ripercorre la storia di Dante, l'infanzia, l'amore per Beatrice, l'esperienza di guerra, il matrimonio, le malaugurate scelte politiche, i contrasti fra Guelfi e Ghibellini, e infine l'esilio. Inoltre, ci narra della speranza di Dante di completare la sua grande opera (la Divina Commedia) e poter tornare finalmente in patria. Una speranza che si realizzò solo in parte: la Divina Commedia la completò, ma a Firenze non poté tornare.
Di solito io apprezzo i film in costume, quindi alcune cose di questa pellicola mi vanno a genio. Tra queste l'uso di panni molto grezzi e semplici per vestire i personaggi. Anche se, a dire il vero, nel Medioevo chi poteva sfoggiava spesso colori sgargianti. Un'altra osservazione che mi sento di fare sui film ambientati in epoche remote nel nostro paese riguarda gli edifici. In Italia certamente non mancano le "location" in cui girare le scene per quel tipo di film. Purtroppo, però, queste non sono mai contestualizzate all'epoca. Mi spiego: in un dato momento del medioevo qualche edificio (e vale anche per gli oggetti) sarà pur stato nuovo, appena fatto. In questo film, e in molti altri simili, tutto è vecchio, magari vecchissimo, scrostato e cadente, il che mi fa tanto pensare non tanto all'epoca che si vuol rappresentare, ma a un film girato l'altro ieri usando palazzi antichi (come in effetti è).
Non vorrei, inoltre, commettere atto di lesa maestà nei confronti del regista, ma a tratti Dante è disperatamente noioso. Va riconosciuto comunque anche qualche guizzo positivo, altrimenti non sarei arrivato in fondo. Peccato però che la battaglia di Campaldino sia completamente assente nella narrazione, che salta dai timori del giorno prima al discorso del comandante dopo la vittoria.
Per quanto riguarda gli interpreti, Sergio Castellitto recita nei panni di Boccaccio mentre il ruolo di Dante va a Alessandro Sperduti e Giulio Pizzirani (che ricordo da La Casa dalle Finestre che Ridono). Leopoldo Mastelloni (Inferno), attore che fece parecchio scalpore negli anni '80 per una bestemmia in diretta TV, interpreta la (breve) parte di Bonifacio VIII, il Papa che si accanì contro Dante e i Ghibellini di Firenze.
Il film è disponibile su Netflix.
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