Questa è una storia così brutta che quasi non ci si crede. O forse no, è una "normale" storia di sopraffazione sui più deboli. Il film di Martin Scorsese ci porta in un territorio indiano dove, con la scoperta del petrolio, arrivò una ricchezza velenosa, un fiume di denaro che i nativi Osage non sapevano amministrare e di cui forse non sapevano bene cosa farsene. Killers of the Flower Moon è la storia di una serie di soprusi e uccisioni che questa tribù subì ad opera di cinici approfittatori e parassiti che volevano impadronirsi di questa ricchezza.
È indispensabile parlare della trama, che comunque penso a questo punto assai nota, per poter farsi un'idea del film e delle prestazioni attoriali. Il fatto che i nativi fossero messi, in parte, sotto tutela legale per impedire loro di spendere male i soldi, avrebbe dovuto proteggerli. Ma si sa, un amministratore di sostegno è benefico se è una persona onesta. Altri bianchi aggirano ogni ostacolo sposando le donne Osage. E a quel punto, a mano a mano che gli Osage muoiono, sono i bianchi che diventano per eredità detentori dei diritti.
Killers of the Flower Moon è una storia di cinismo spregiudicato e illimitato, una situazione senza uscita che si è prolungata per anni, perché chi doveva vigilare sugli Osage era il primo a voler approfittare di loro.
Nel film abbiamo una specie di patriarca bianco, William King Hale (Robert de Niro), che conosce bene gli Osage e parla la loro lingua, dà consigli e sembra volerli tutelare, ma invece li considera comunque destinati a scomparire e non si fa problemi ad approfittare di loro e a farli eliminare. De Niro ha reso molto bene un personaggio viscido e falso. E del resto è uno dei più grandi attori viventi.
Forse ancora più bravo è Leonardo di Caprio nella parte di Ernest Burkhart, nipote di Hale, che arriva dopo la Prima Guerra Mondiale nella riserva Osage senza arte né parte, e comincia a lavorare per lo zio. Di Caprio interpreta un uomo limitato, non proprio malvagio ma avido, e che si fa coinvolgere da Hale, di cui è succube, in una serie di crimini sempre più sporchi. Per inserirsi nella grande festa del parassitismo e dell'usurpazione sposa Mollie, una donna Osage: Burkhart in effetti ama la moglie ma allo stesso tempo ne massacra la famiglia, e avvelena lei stessa, usando delle iniezioni di insulina con un "additivo" fornitogli per ucciderla lentamente. Degno di nota il fatto che il diabete era endemico tra i nativi che avevano abbandonato il proprio stile di vita. Burkhasrt è un uomo senza spina dorsale, come vediamo nella scena della loggia massonica, in cui viene sculacciato da Hale (letteralmente) per un errore commesso. Forse solo alla fine si rende conto di quanto sia arrivato in basso.
Mollie è interpretata da Lily Gladstone, attrice nativa per metà. Un bel volto simpatico e un atteggiamento acquiescente, Mollie subisce soprusi senza opporsi abbastanza. Ma cerca anche di stimolare l'intervento delle autorità. Tra lei e il marito un gioco di sospetti e di sguardi in cui vedremo Burkhart finalmente arrendersi.
Le cose cambiano quando il governo centrale interviene, e il dominio apparentemente intoccabile di Hale cade come un castello di carte sotto le indagini condotte da Thomas Bruce White (Jesse Plemons). Alla fine la giustizia trionfa, anche se troppo tardi, dando consolazione allo spettatore che ha subito una storia così triste e cupa.
Quello che non va, per me, è la durata. In genere non amo i film troppo lunghi anche se a Scorsese si perdona più o meno tutto... ma Killers of the Flower Moon non è abbastanza coinvolgente da tenere l'attenzione incollata. C'è una serie di scene in cui il rapporto di amore e tradimento tra Burkhart e Mollie viene esplorato, e secondo me una buona parte sono superflue. Abbiamo capito, grazie! Anche i momenti in cui l'infame Hale fa il buon papà mentre trama per uccidere i nativi mi sembrano ripetitivi. Invece, come è stato notato da alcuni critici, in tre ore e passa di film i sentimenti e la psicologia degli Osage compaiono poco, restano a fare da contorno, salvo per il solo personaggio di Mollie.
Pertanto, questa pellicola non mi pare al livello di The Irishman,il precedente film di Scorsese.
Killers of the Flower Moon è al momento disponibile su Amazon Prime.
2 commenti:
Io non ne ho risentito del minutaggio, anzi la parte che mostra la diatriba giudiziaria mi è sembrata un ampliamento di quella che fu riservata a Goodfellas. Più che un film spettacolare mi è sembrato più significativo, in questo la comparsata da decostruzione diegetica del film da parte di Martin è la ciliegina sulla torta. Ovvio, una torta molto grossa, il minutaggio non è per tutti i gusti.
Non sono uno che ama i film lunghissimi però a volte non ne risento, sebbene ne fruisca più che altro a puntate, facendo uso dello streaming o del DVD. Alexander di Oliver Stone, che è un altro mattoncino da 3 ore e fu criticato per questo, a me piacque moltissimo, sebbene pensi che forse avesse più senso farne una miniserie. Qui, come ho scritto, c'è una parte centrale che mi ammazza. La marpionaggine di Hale e la stolidità cattiva di Burkhart sono state esposte bene fin dall'inizio, per cui tante scene mi sembrano superflue. Gli ammazzamenti di tanti Osage, personaggi di cui sappiamo i nomi ma che sono caratterizzati pochissimo, prendono molto spazio. Come dici tu la parte processuale risale di livello, le lealtà combattute di Burkhart, il crollo dell'impero di Hale sotto i colpi della legge e dei federali, e via dicendo.
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