Questa raccolta, Iperborea e Oltre, dedicata da Mondadori al grande scrittore fantasy Clark Ashton Smith prosegue la precedente collezione e aggiunge altri mondi immaginati da questo artista.
A dire il vero mi viene spesso da pensare che a C.A.S. non importasse eccessivamente delle ambientazioni, purché fosse libero di metterci quello che gli pareva. Di conseguenza alcune delle storie di avventura meglio riuscite sono situate in Zothique, mondo morente da mille e una notte, e le fantasie allucinatorie trovano invece posto in mondi più remoti.
Non manca la fantascienza in questa raccolta, con Marte come una delle ambientazioni sviluppate, e a quella farò un accenno più avanti. Iperborea ospita alcuni racconti dove il fantasy s'incrocia con l'horror, e vi sono alcuni racconti dove, in una amichevole emulazione con l'amico H.P. Lovecraft, C.A.S. presenta una sua divinità da inserire nel prolifico e orrendo pantheon del solitario di Providence.
Si tratta di Tsathoggua, un dio dalle fattezze di rospo il cui tempio è meta di malandrini che sperano di ricavarne delle ricchezze. Tsathoggua è brutto e sgraziato, e non sembra nemmeno particolarmente intelligente. Ma i mostri che gli fanno da guardiani sono semplicemente micidiali, e molto affamati.
In Iperborea l'autore colloca anche una città perduta, Commoriom, abbandonata dai suoi abitanti per via della profezia della misteriosa Sibilla Bianca, o forse per altri motivi (anche più inquietanti della profezia).
Riguardo alla fantascienza di C.A.S. posso dire che non mi pare il meglio della sua opera. Con tutto il rispetto per uno scrittore che amo, mi pare piuttosto datata. Certo è inevitabile, visto che si tratta di racconti di 90 anni fa. La parola d'ordine è: contestualizzare.
Vi sono poi dei racconti fantastici totalmente allucinatori, in cui un protagonista trascende per mezzo di un oggetto magico, andando a vivere in altre epoche o scambiando la propria personalità con qualche altro personaggio... che dire? immagino che la prosa barocca e molto dettagliata dell'autore sia infallibilmente motivo di delizia per la pattuglia dei suoi fedelissimi, e a volte la sua sfrenata fantasia mi coinvolge parecchio. Ma altre volte questa formula mi risulta un poco indigesta. Di norma tuttavia preferisco i racconti in cui l'abilità di C.A.S. con il linguaggio si trovi al servizio di una storia avvincente, e preferisco quindi di gran lunga il fantasy di Zothique o certe avventure situate in Averoigne (vedi volume precedente) o Iperborea.
In chiusura, dedico due parole a un racconto piuttosto breve, Una Notte a Malnéant, un racconto del fantastico senza mostri o evidente magia. Una storia di rimpianto, senso di colpa e tentativo vano di seppellire nell'oblio un evento del passato, che si ripropone al protagonista ancora attuale e presente. Diverso, e a mio parere superiore a molta della produzione dell'autore, questo racconto ti lascia con una sensazione di inquietudine alla Dino Buzzati.
Consiglio questo libro senz'altro (assieme al precedente della stessa collana) con l'ovvia avvertenza che Clark Ashton Smith può essere, diciamo, di difficile fruibilità. Consiglierei a un ragazzo di leggere questo autore? Ma certo! cominciando però a piccole dosi...
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