mercoledì 13 dicembre 2023

The Creator

 Sono sempre meno soddisfatto di come il problema dell'intelligenza artificiale viene affrontato sullo schermo e nei libri; certo, non posso prendere visione di tutto quello che esce, ma quello che vedo generalmente mi piace assai poco. Da Matrix in poi, abbiamo mondi totalmente illusori, universi da videogame in cui l'eroe deve muoversi come in un gioco, robot senzienti, realtà allucinanti gestite dalla mente malata delle macchine e via dicendo... mentre nel mondo reale succede altro. L'intelligenza artificiale (che poi ancora intelligente non è), e l'automazione, e la rete usata come grimaldello che scardina le frontiere, la globalizzazione... queste forze ci stanno creando un mondo con sempre meno libertà e opportunità, dandoci in cambio dei vantaggi spesso finti, o scarsi, e... ben raramente qualcuno ci porta una interpretazione di questa realtà in un'opera che sia di monito riguardo ai problemi veri e attuali. Pertanto non mi sono approcciato a The Creator con molto ottimismo.

Il film prende le mosse dalle paranoie riguardo la IA, ci aggiunge elementi strappati a forza da vari altri film di fantascienza e una storia piuttosto strappalacrime. Non manca un colpo di scena, o inversione di senso della trama, almeno per quelli come me che sono stati abbastanza sciocchi da farsi prendere di sorpresa.

Ma passiamo a un minimo di trama (e a un sacco di anticipazioni): fra una trentina di anni circa, gli USA sono in guerra con una potenza, New Asia, che comprende il Sud-Est asiatico, le Filippine e il Giappone. New Asia è alleata della IA (o AI, se lo preferite in inglese); la gente convive tranquillamente con i robot. Gli USA (o in realtà il mondo occidentale) contrastano la IA come se fosse una questione di vita o di morte. In effetti la IA ha raso al suolo con una bomba atomica Los Angeles, quindi direi che qualche motivo di inquietudine esista.

Gli USA hanno NOMAD, una specie di nave spaziale che lancia attacchi tremendi dallo spazio e contro cui non esiste contromisura. New Asia ha Nirmata (che vuol dire "il creatore" e quindi giustifica il titolo del film), una specie di genio della robotica che potrebbe spostare l'equilibrio tecnologico del conflitto a scapito degli USA, e va quindi eliminata. Un agente USA, Joshua Taylor, è infiltrato tra gli asiatici e ha una relazione con una donna, Maya, che si pensa sia figlia di Nirmata. La missione di Taylor va in malora, Maya (si pensa) viene uccisa da NOMAD, e il nostro eroe finisce nelle squadre che ripuliscono il disastro a Los Angeles. Ma viene ripescato perché c'è una nuova speranza di riprovare a colpire New Asia. Solo che, fra battaglie militari e drammi personali e familiari, Taylor si rende conto che... come al solito, i cattivi sono gli USA.

Rifilandoci una morale "progressista" tagliata con l'accetta, i bianchi sono i cattivi (nell'esercito USA non ho visto nessuno di colore salvo Taylor, magari mi sbaglio, ma nel caso sbaglio di poco). Il demiurgo che salverà la situazione e farà vincere i buoni (e distruggerà NOMAD) è un nero (Taylor, appunto) e quelli che avevano capito che si può vivere in armonia con la IA sono gli asiatici. E l'attacco a Los Angeles, si scopre, non era colpa della IA.

Certe cose non mi vanno del tutto giù... la facile morale del film, "morte nera" degli USA che distrugge a piacimento i nemici, il progetto infallibile per eliminarla, tutto fatto di personaggi eccezionali e armi straordinarie. Ma è il classico scenario di questo tipo di fantascienza.

Devo dire comunque che il film è derivativo per molti elementi, ma nel complesso, a mio parere, ha una sua originalità e una storia, diciamo, che offre un minimo di sviluppo e complessità, fa qualcosa di nuovo con il frullato che ci mostra, ci dà personaggi con pathos. Non mancano scene che mi hanno richiamato parecchio Apocalypse Now, quando attaccano i soldati USA dal cielo, citazioni da vari altri film (potrete probabilmente individuarle con facilità), bandiere rosse alla fine che sono un richiamo abbastanza aperto alla guerra del Vietnam, e vari altri elementi che, se non altro, svegliano un po' di curiosità. In un'epoca in cui le produzioni costose sono quasi sempre remake o basate comunque su storie ben conosciute, questo film (abbastanza costoso) ha mostrato qualche iniziativa.

La regia di The Creator è del britannico Gareth Edwards, che ha diretto Rogue One: A Star Wars Story, ed è anche coautore della sceneggiatura assieme a Chris Weitz, statunitense, su cui grava la tremenda responsabilità di aver diretto un film della serie di Twilight.

Taylor è interpretato da John David Washington (TENET), che ci offre una buona prova. Tra i comandanti USA che guidano offensive, attacchi e massacri con gran gusto abbiamo il colonnello Howell (interprete Allison Janney, vista in tanti film tra cui American Beauty). Dall'altra parte abbiamo il saggio Harun, un simulante (robot) e comandante asiatico interpretato da Ken Watanabe (visto in film come L'Ultimo Samurai, Batman Begins, Inception, e una tonnellata di altra roba).

Non starò a cantare le lodi di The Creator, ma si fa vedere.


2 commenti:

Davide CervelloBacato ha detto...

Concordo. Si fa vedere ma se lo si affronta con poche aspettative. Di questo film ho apprezzato molto l'impatto visivo, ma a livello di trama non ci siamo proprio.
Parlando di AI invece, mi pare che finora l'unica opera che l'abbia affrontata in modi interessanti sia Black Mirror.

Bruno ha detto...

Black Mirror nei migliori episodi è una serie mitica, ricordo l'episodio "nosedive" in cui le persone si "danno un voto" dopo ogni interazione e questo è importantissimo per poter tirare avanti... qualche tempo dopo il corriere che mi portava non so cosa (il pranzo) mi si raccomandava: la prego mi dia 5 stelle. Profetico.

Quanto alle trame dei film... non ne azzeccano quasi mai una (per me nemmeno Matrix). Se la cava alla grande però Blade Runner.