giovedì 2 marzo 2023

Lancillotto e Ginevra

 Ho recuperato questo vecchio film, pur avendo dei brutti presentimenti, perché la saga arturiana è uno dei miei grandi interessi. Lancillotto e Ginevra è una coproduzione italo-francese, del 1974. Il titolo in francese è Lancelot du Lac; il regista è Robert Bresson, il maestro del minimalismo, e questo è un problema, come vedremo tra poco. La tematica è fantasy all'origine, ma ogni aspetto magico o fatato è rimosso (e pertanto non c'è il mago Merlino).

La storia quindi è una storia di uomini (e una donna): i cavalieri di re Artù hanno percorso le terre in lungo e in largo, cercando il sacro Graal e non trovandolo. Sono state commesse inutili stragi e distruzioni, e molti cavalieri sono morti, la corte del re è quasi un deserto. E non mancano i contrasti fra coloro che sono tornati: Lancillotto, cavalier servente di Ginevra, è osteggiato da altri compagni, salvo Gawain e Lionel che gli sono amici. Il principale opponente è Mordred, che sospetta Lancillotto di essere amante della regina Ginevra. E ha perfettamente ragione.

Questo clima di ostilità spinge l'onesto Lancillotto a un tentativo di riappacificazione, che però è rifiutato da Mordred. Il cavaliere, tormentato dai sensi di colpa, cerca anche di interrompere la relazione con la regina (ma non può riuscirci). Intrappolati dalle regole dell'onore e dalle logiche di potere, i protagonisti non riescono a mettere rimedio ai loro contrasti. Quindi, i fatti si dirigono inevitabilmente verso un finale tragico, più o meno in linea con le leggende, per quanto la storia di Bresson sia semplicemente una storia di contrasti personali che potrebbe svolgersi ovunque e in qualsiasi epoca.

I mezzi a disposizione del regista non sembrano scarsissimi, ma non c'è alcun tentativo di creare belle scene d'azione o di battaglia. Nella scena del torneo, a metà film, si vedono i cavalieri galoppare (spesso con assurde inquadrature che si limitano alle gambe dell'uomo e alla parte inferiore del corpo del cavallo), si sente il rumore dell'urto delle armi, e uno dei due uomini ruzzola a terra, senza che lo spettatore veda l'attimo dello scontro. Se questo sia per scelta artistica o per l'insufficienza dei mezzi a disposizione del regista, non saprei.

Il minimalismo di Bresson si rivela tragico soprattutto nella recitazione. Gli attori, non professionisti, ripetono le loro parole senza grande inflessione e rimangono inespressivi. Magari sarebbero stati capaci di fare di meglio, ma erano guidati così dal regista. Risultato, mi sono annoiato in una maniera tremenda, nonostante il film sia un po' più breve della canonica ora e mezza.

In conclusione, questo Lancillotto e Ginevra strappa per adesso il primato di film più brutto dedicato al ciclo arturiano, nonostante abbia ottime recensioni da parte dei critici (vedi il sito Rotten Tomatoes, per esempio). O forse sono io che non l'ho capito?


8 commenti:

M.T. ha detto...

Anche se non è un film, una delle rappresentazioni migliori di Lancillotto e del suo drammatico rapporto con Ginevra e Artù l'ha data Kay in l'Arazzo di Fionavar.

Bruno ha detto...


Dunque... Il Primo Cavaliere nonostante la presenza di Richard Gere e Sean Connery non mi ha lasciato grandi ricordi. Il miglior film sulle leggende arturiane a mio parere resta Excalibur, che non è comunque incentrato particolarmente sulla storia di Lancillotto e Ginevra.

Se proprio devo essere sincero, credo che un film fantasy che riprenda quel tipo di ambientazione in maniera soddisfacente dev'essere ancora fatto (e dubito che sarà mai fatto).

M.T. ha detto...

Concordo: Excalibur al momento è il migliore film del filone arturiano. Ed è giusto che non fosse incentrato su Lancillotto e Ginevra, visto che il mito era molto più ampio e la storia tra i due era solo qualcosa di molto più grande, come mostrato da Malory: se si volesse fare al cinema qualcosa di similare a quanto scritto, penso che un solo film non basterebbe e allora il formato più adatto dovrebbe essere quello di una serie televisiva (cosa già fatta in passato, vedasi Merlin, ma con risultati non eccellenti, visto che la storia era adattata a un pubblico giovane).

Bruno ha detto...


Merlin ho provato a vederlo ma non ce l'ho fatta. Un appunto sulla leggenda: Le storie raccolte da Mallory sono estremamente varie, succede tutto e il contrario di tutto, non si tratta di letture adatte al palato del lettore moderno (lo stesso dicasi, a mio parere, per i racconti dell'eroe celtico irlandese Cu Chulainn). Nel loro insieme tuttavia le leggende arturiane formano comunque un'ambientazione fatata, misteriosa, con elementi che si prestano molto alla narrazione fantasy (la Dama del Lago, Merlino, Morgana, la spada ecc...). Che non si sia riusciti a fare, salvo una eccezione o due, qualche film o della televisione decente su queste basi mi meraviglia. Eppure...

M.T. ha detto...

Anch'io con Merlino ho fatto la stessa cosa: qualche puntata poi ho smesso. E dire che ha avuto successo...
Malory fece una rielaborazione dei testi che conosceva e ha fatto un lavoro che porta al romanzo moderno; non so anch'io in quanti oggi lo potrebbero apprezzare, ma a mio avviso rimane valido (di più di certe altre rielaborazioni fatte, come quella di Il romanzo di Excalibur di Bernard Cornwell, scritto bene, certo, ma non ho apprezzato come ha trattato certi personaggi e si sente che è stata tolta l'ambientazione fatata e misteriosa). Penso che il problema con certe storie è che per farle piacere al pubblico si cerca di renderle moderne, facendo così perdere quello che hanno da dare.

Bruno ha detto...

Malory per me è una lettura tutto sommato sconclusionata e pesante. A suo merito ha raccolto e rielaborato i miti precedenti, che non ho letto, e probabilmente sono anche meno scorrevoli.
Il problema del fantasy sullo schermo probabilmente è proprio il fatto del cercare di renderlo moderno... Da una parte è necessario fare una trattazione meglio arrangiata, con personaggi che abbiano personalità e scopi da raggiungere, e un filo conduttore. Dall'altra creando una storia "troppo" reale e attuale si perde la meraviglia della favola o della leggenda.
Per fare un paragone, uno dei pochi film arturiani che trovo interessanti è Sir Gawain e il Cavaliere Verde (prima ho dimenticato di menzionarlo), dove viene mantenuto il mistero e l'enigma, pur avendo alla fine la storia un senso.

salvor hardin :-) ha detto...

ciao volevo intervenire su bresson, come tu accennavi di tuo nelle tue osservazioni occorre riferirsi all'autore. non è un film fatto per essere epico all'americana. totalmente il contrario l'inverso l'opposto il contraddittorio assoluto. come tu stesso evidenzi gli attori non sono professionisti non c'è la magia, non ci sono effetti speciali, ma la ruvidità della pietra di cui ono fatti i luoghi, c'è la messa di pasqua, secondo il comandamrnto comandato, no di una qualsiasi domenica... le inquadrature sono particelle, dettagli, uno storyboard assieme visivo e sonoro di cosa attrarrebbe i sensi nella ricostruzione della mente per amplificare la scena se nella realtà fossimo (stati) lì. quindi non siamo alle prese con un quadro di teomondo scrofalo.. .-) considera. a me un film come l'ultimo samurai sì ok sto al gioco, lo accetto ma è un peso sullo stomaco, mentre la gente normale lo considera epico col senso dell'onore e altre menate spiattellate brutte brutte da consigli per gli acquisti... non è esattamente un film di samurai alla kurosawa, no ? Bresson è un autore particolare, pittorico, intellettuale e perchè no fastidioso. esattamente come scritto nei libri a lui dedicati. generalmente si utilizza il film the pickpocket per analizzare come lavorava. perciò diciamo che o lo sai prima o appunto lo studi dopo, di come è :-)
e comunque appartiene a un momento storico in cui esiste l'autore e non la produzione... ci vuole voglia di voler metabolizzare quei film, come fosse di wim wenders o herzog, o di petri o ferreri o agosti, autori per i quali davanti uno zeffirelli così analogico e moralmente annunciato non si può che storcere le budella.
bello il primo cavaliere ma non è possibile utilizzarlo come paragone in questo caso
ciao!

Bruno ha detto...

Benvenuto, Salvor Hardin... il paragone con Il Primo Cavaliere o altri film sul ciclo arturiano lo faccio perché cerco di trovare un film BELLO che cerchi di entrare nell'atmosfera di quelle leggende (e non c'è molto di buono in circolazione). Sto cercando di vedere quel che c'è in giro sperando nella bella sorpresa che finora non arriva.

Per quanto riguarda i modi di fare cinema, il mio parere (soggettivo quanto si voglia) si basa sul mio apprezzamento, non essendo io generalmente pratico di manuali del cinema o delle raffinate analisi dei critici. Se mi annoio di fronte all'esibizione di ricchi effetti speciali senza anima e senza trama, come il 95% dei film di supereroi, ugualmente, di fronte a un film bruttarello, e magari volutamente tale, o troppo enigmatico ecc. storco il naso salvo rare eccezioni. A volte non è così, ho visto qualcosa di buono in pellicole che altri vorrebbero al rogo. Ma, sarà un limite mio, qui ho visto solo un brutto film.