lunedì 18 ottobre 2021

Squid Game

 Tra i film e le serie TV che si sono occupate dei crescenti problemi sociali dei nostri tempi, ho avuto modo di vedere Il Buco e Hunger Games, entrambi a mio parere piuttosto mediocri, e il molto migliore In Time (*). Squid Game, serie TV coreana, ci ripropone in maniera avveniristica e provocatrice le tematiche anticapitaliste, narrando di un gioco mortale che viene proposto agli indebitati e ai poveracci. In poche parole, o ci lasci la pelle o vinci una considerevole quantità di denaro.

L'offerta sembra avere un che di osceno? Lo ha, in effetti. Così come oscena è la pretesa degli organizzatori di essere corretti, di creare una competizione che va combattuta secondo le regole per dare una sia pur piccola possibilità ai giocatori... queste persone fregate dalla vita.

Il protagonista di Squid Game è Seong Gi-hun, interpretato da Lee Jung-jae. Questo attore vicino ai 50 ha interpretato parecchi film in patria (tra cui uno intitolato stranamente Il Mare, in italiano) ma mi è assolutamente sconosciuto. Lee interpreta molto bene il personaggio del fannullone simpatico, del perdigiorno fuori tempo massimo, nonché fallito cronico; ti sembra un amico che non vorresti vedere così messo male. Oltre a lui nello Squid Game verranno coinvolti tanti altri, tra cui un anziano che sembra totalmente fuori posto in un gioco simile, un amico di Gi-hun che nel quartiere si supponeva aver fatto successo all'estero... ma non era vero, una taciturna ragazza venuta dalla Corea del Nord, un immigrato pakistano e via dicendo. I giochi sono imprevedibili, a volte ognuno gioca per se stesso, a volte si formano delle squadre che lottano fra loro, a volte coppie. Si può essere costretti a fare del male a persone con cui si è stretta amicizia. C'è un po' di Battle Royale in questa serie.

Tutte queste storie si incrociano in un misterioso luogo, avveniristico e stranissimo, una specie di parco giochi letale amministrato da strani soldati con divise rosse e maschere (anche i giocatori indossano una divisa, verde, con un numero). A sottolineare i problemi sociali dei nostri poveri protagonisti, il gioco offre anche la possibilità di indire delle votazioni per farlo terminare. Alla prospettiva di essere massacrati i giocatori in effetti si ribellano, ma ci sono anche quelli che vogliono andare avanti. Qualsiasi cosa per avere un'alternativa alla vita d'inferno che conducono. Lo stesso protagonista Gi-hun è inseguito dai debitori e si è impegnato a consegnare o i soldi o i propri organi, non ha una vera alternativa allo Squid Game. Piccola anticipazione di trama: i giocatori in effetti votano a maggioranza per andarsene e se ne vanno, ma la grande maggioranza torna indietro dopo alcuni giorni di "vita reale."

Curiosità: il numero di telefono da chiamare per partecipare al gioco è risultato essere (grossa svista della produzione) il vero numero di una persona che è stata subissata di chiamate. Inoltre pare vi siano stati tra i ragazzini episodi di bullismo ispirati ai giochi violenti di Squid Game, cosa che ha scandalizzato alcuni, mentre altri dicono che, poiché la serie non è per i più piccoli, l'errore è dei genitori perché non avrebbero dovuto fargliela vedere. Io penso solo che, al di là delle mancanze genitoriali, sia troppo facile che violenza (e pornografia) finiscano nelle mani dei minori.

Perché Squid Game ha questo grande successo? A mio parere una parte sta,
ovviamente, nel "cosa" dice, ovvero nella satira sul capitalismo che toglie possibilità e speranza alle persone, tematica che riscuote sempre interesse, e qui prevalente sebbene siamo spesso di fronte a gente che si è rovinata con le proprie mani. Molto sta anche nel "come" lo dice... Ovvero le situazioni assurde con giochi violenti e infantili allo stesso tempo, le tensioni tra i partecipanti, la paura, le scelte terribili che si devono fare per vivere. Squid Game è spesso "anche" uno sguardo alla natura umana. Vi è inoltre una trama investigativa che si muove parallelamente ai giochi, e un grande colpo di scena finale. Il ritmo della storia è indubbiamente trascinante, io stesso l'ho finita nel giro di tre giorni.

Passo ora a parlare della trama, pertanto [ATTENZIONE SPOILER!] ci saranno anticipazioni fino al prossimo avviso in grassetto. Gi-hun, il protagonista, è l'eroe senza grosse capacità di questa narrazione. È proprio un povero disgraziato, perde tempo a giocare ai cavalli, non aiuta la madre che lavora, si arrangia in lavoretti, in passato ha fatto fallire le attività che aveva avviato. Tuttavia ha un lato bonaccione che lo rende abbastanza simpatico. E una umanità di fondo che lo distingue.

Tra i giocatori ci sono molte persone terrorizzate, con la morte già stampata in faccia. Gi-hun non è molto meglio e alla fine si salva per misericordia altrui in più di una occasione, tuttavia sa "fare squadra" e dà una mano (finché restano amici) al suo amico esperto di finanza che si è rovinato coi derivati, un uomo istruito che spesso dà ispirazione agli altri e prende delle decisioni, giuste o sbagliate che siano.

Insomma Gi-hun è debole ma fa sempre "la cosa giusta," ed è prevedibilmente il destinato a uscirne vivo, anche se non m'aspettavo che sopravvivesse soltanto lui. Non rifiuta mai di aiutare una persona in difficoltà, solo una volta tenta di sconfiggere un avversario in modo disonesto - e non riuscirebbe, se non che quell'avversario non è chi dice di essere, e gli concede una grazia. La posizione un po' troppo moralistica forse non giova a Squid Game, come, forse, non aveva giovato a In Time. O magari in questo tipo di storie è necessaria? Abbiamo bisogno di una trama con un lume di positività in queste distopie anticapitaliste? Chi lo sa.

Alcuni giocatori prima di morire chiedono a Gi-hun di aiutare i propri familiari e lui lo fa, dopo un certo periodo in cui affronta il trauma di essere l'unico sopravvissuto. Il vecchio che lui ha assistito diverse volte durante il gioco si rivela essere uno degli organizzatori, che per provare ancora le emozioni della giovinezza ha deciso di essere uno dei giocatori, mentre altri ricchi ospiti osservano il gioco mortale ridendo e bevendo. Il protagonista del resto è stato salvato da lui, dopo un gioco che avrebbe perso. Quando si incontrano il vecchio, ormai in fin di vita, fa un ultimo gioco. Scommette sulla morte o sulla salvezza di un ubriaco che vedono dalla finestra sdraiato in mezzo alla strada, sotto una nevicata. All'ultimo secondo arriva un'auto della polizia chiamata da un passante, l'ubriaco viene salvato: il vecchio forse non si accorge di aver perso la scommessa perché spira in quel momento. Forse questo attimo di vittoria dell'umanità sull'avidità e sullo sterminio reciproco è la spinta che incoraggerà Gi-hun a decidere di combattere gli organizzatori dello Squid Game. Una scelta che avviene negli ultimi secondi della serie e di cui non vedremo le conseguenze.

[FINE SPOILER]

Infine: si farà una seconda serie? Pare di sì. Possibilità di ripetere il successo della prima ve ne sono? Chissà. La storia di Squid Game si conclude lasciando aperte diverse questioni, ma servirà un'idea nuova, immagino, per creare nuovamente l'aspettativa verso questa serie.

Se avete accesso a Netflix, vi consiglio di dare un'occhiata a Squid Game per farvi la vostra opinione.

Nota (*): Su In Time suggerisco anche la recensione che scrissi per Fantasy Magazine.


5 commenti:

M.T. ha detto...

Sì, sotto diversi aspetti ricorda Battle Royale (il gioco dove ci si ammazza, il finale di vendetta contro il sistema): è interessante. Non so se un seguito potrebbe avere lo stesso successo.

Bruno ha detto...


Credo che con Squid Game la produzione abbia azzeccato una formula perfetta per questo tipo di serie/film, almeno in questo momento storico. Magari scriverò due righe per elaborare su questo concetto. Una seconda serie ovviamente non potrebbe replicare l'effetto "shock" della prima, e tanto meno avrebbe successo se rinunciasse a tirar fuori qualche novità per riproporre la stessa storia... impossibile, secondo me. Riuscire bene nel "seguito" è sempre un grosso guaio, e con Squid Game sarà davvero difficile.

M.T. ha detto...

Visto come finisce, l'unica cosa a mio avviso che potrebbero fare è ricalcare il seguito di Battle Royale, Battle Royale II: Requiem.

Bruno ha detto...


@ M.T. il seguito di Battle Royale non l'ho visto quindi ho recuperato una descrizione su Wikipedia. Praticamente, c'è una guerriglia contro "il mondo degli adulti" e la nuova informata di partecipanti viene mandata contro questi ribelli.
Tradotto in termini di Squid Game, il ritorno di Gi-hun (ovvero 456) che stavolta si prefigge di far saltare il sistema o sabotare i giochi o simile.
A mio parere (SPOILER) la forza della prima serie, ovvero suscitarti la voglia di capire cosa c'è dietro, chi vince e via dicendo, non si recupera in nessun modo. Peraltro abbiamo saputo che è 001 l'organizzatore dei giochi, e lui è morto. Inoltre infilarsi nei giochi per farli fallire... già, come si fa? Andarsene in massa è permesso, peraltro.
Credo che qualcosa faranno, perché dopo questo successo non è possibile lasciare perdere la serie dalle uova d'oro. Il regista e produttore ha già segnalato delle possibilità di spunti (la storia del Front Man ad esempio) ma pure lui è perplesso, dice che leggerà quello che suggeriranno gli spettatori. Spero che non si abbassi però a seguire semplicemente l'idea della maggioranza, perché allora si passerebbe da un'idea con una forte personalità al "fan service" più vergognoso.

M.T. ha detto...

Sono d'accordo: riuscire a riproporre la forza della prima serie non sarà possibile, le carte migliori sono state giocate. Quindi, sarebbe il caso di fermarsi qui (e, infatti, avrebbero dovuto fermarsi anche con Battle Royale, dato che il seguito non è stato all'altezza).