giovedì 1 aprile 2021

L'Invenzione di Morel

 Può un brutto film lasciare profondamente coinvolti? Ebbene sì, può. L'Invenzione di Morel è un film italiano del 1974, breve (un'ora e poco più) ma noiosissimo, tratto da un romanzo dello scrittore argentino Adolfo Bioy. La noia mortale è garantita dal soggetto stesso (lo dico comunque senza aver letto il libro), che non si presta molto al mezzo cinematografico. Quella che mi ha stimolato è l'idea alla base della storia, mentre la realizzazione mi sembra senza infamia e senza lode... sebbene a mio parere un regista dovrebbe pensarci un po', prima di realizzare una pellicola in cui la prima mezz'ora abbondante trascorre senza che nessuno spiccichi una parola.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto nella produzione abbiamo come regista Emidio Greco, a me ignoto, al suo debutto; il protagonista, che non ha un nome, è interpretato da Giulio Brogi, attore dalla lunga carriera, così lunga che ho visto un titolo o due della sua produzione pur seguendo poco il cinema di casa nostra. Poi abbiamo Anna Karina, musa del regista francese Godard, e nella parte di Morel John Steiner, attore britannico che ha avuto lunga e onorata carriera in Italia, principalmente come cattivo nei film di serie B o peggio.


Il film inizia con il protagonista che arriva più morto che vivo su un'isola ventosa e soleggiata. Lascia la scialuppa su cui è arrivato e trova un edificio strano, apparentemente deserto, con tavoli e sedie impolverati, aule, e strani macchinari. Riesce a far ripartire l'acqua potabile e finalmente dissetarsi, poi vede delle persone.

Il protagonista è un fuggiasco, un ricercato: probabilmente questo è l'espediente per far sì che inizialmente osservi da lontano questi personaggi vestiti bene, ma con abiti di foggia un po' fuori moda, e dal fare un po' snob e aristocratico.

Alla fine si rivela a una donna e le parla cercando un contatto. Ma la donna non sembra nemmeno notare la sua presenza. A questo punto vi invito a leggere il libro, se potete rimediarlo, e a mettere in secondo piano l'idea di procurarvi il film, perché il concetto di fondo è interessante e non vale la pena di anticiparlo leggendo questo, post oppure vedendo il film.

[da qui in poi spoiler] L'inventore Morel è arrivato con alcuni amici e con la donna amata (amore non corrisposto) su questa isola sperduta, con il proposito di rimanervi una settimana. Il naufrago è testimone di tutto questo, ma è totalmente ignorato, nessuno gli rivolge la parola. Alla fine scoprirà che l'invenzione di Morel è la riproduzione, tramite un complesso apparecchio, delle immagini, suoni, odori, sensazioni tattili.

Inoltre l'apparecchio di Morel ritrasmette continuamente quello che ha registrato. Il naufrago comprende quindi che sta "rivedendo" fatti che si erano svolti sull'isola decenni prima. A conferma di questo una nave viene a recuperare il gruppo, ma poi la proiezione ricomincia, e il naufrago continua a rivedere le stesse scene.

Nota: non vediamo mai il naufrago cozzare contro le persone "proiettate" sull'isola, perché ci sarebbe il problema di risolvere la logica di un evento del genere: la proiezione verrebbe disturbata? Il naufrago sarebbe attraversato come un fantasma? E se fosse vera la seconda, non ci sarebbe contraddizione con le premesse dell'invenzione?

Continuando con la storia: il naufrago assiste allo svelamento da parte di Morel dei propri piani, in un annuncio fatto ai suoi amici. Egli ritiene che dove esiste la percezione visiva, tattile, audio ecc... di una persona, debba esistere anche l'anima. Pertanto ha ripreso gli amici e permetterà loro di rivivere in eterno, sull'isola, quella bella settimana che hanno trascorso insieme. Ma gli amici si agitano moltissimo, perché gli esperimenti di Morel avevano, a quanto pare, causato dei morti. Lui si secca moltissimo per queste obiezioni.

Il naufrago ormai sa tutto, ma l'isola è fuori dalle rotte usuali e nessuno viene a recuperarlo. Ha imparato a usare i meccanismi, ha "ripreso" e duplicato un insetto, una lucertola e una pianta, e in seguito replica se stesso per aggiungersi a una scena dove c'è una bella donna (interpretata dalla Karina) con la speranza di entrare prima o poi in contatto, ora che le loro "scene" si sovrappongono.

Ma l'unica certezza che gli sarà concessa è che la sua pelle sta cominciando a squamarsi e sciogliersi.

Grande, allucinante idea, sebbene a pensarci un attimo si possa intuirne la difficile credibilità logica e pratica. Film realizzato davvero mediocremente, e atrocemente noioso nelle parti iniziali.


2 commenti:

Guido P. ha detto...

Concordo sul fatto che non sia un gran film, ma quando lo vidi mi affascinò parecchio, tanto da andarmi poi a leggere il libro. Quest'ultimo è decisamente più interessante, e direi anche più credibile e logico rispetto al film. Te lo consiglio, anche se come potrai immaginare, avendo visto il film, non è di certo un romanzo (tra l'altro breve) "semplice".

Bruno ha detto...


Stavo giusto pensando a leggerlo... e direi che, se il libro è breve, questo è un punto a favore. Come diceva non so chi (credo sia un proverbio cinese) se una cosa è cattiva ma almeno è breve, già non è poi così cattiva. Figuriamoci se poi fosse interessante.

Ad ogni modo una storia davvero strana, e anche il film (se uno sopporta l'inizio incomprensibile) lascia spiazzati.