martedì 18 febbraio 2020

Color out of Space

Se arriva un film ispirato ad un racconto di H.P. Lovecraft bisogna vederlo, perfino se il protagonista fosse l'insopportabile Nicolas Cage. Ed è proprio quello che succede in Color out of Space, film diretto dall'australiano Richard Stanley, a me ignoto.

Precisiamo subito che già dal titolo l'impresa si preannuncia impegnativa. Il colore descritto da Lovecraft era indefinibile, misterioso, ma finché questo rimane sulla pagina scritta è un conto, quando bisogna mostrarlo al cinema è un altro. Nei vari effetti speciali il "colore venuto dallo spazio" si rivela tendente al rosso, con sfumature violacee e rosa, accompagnato da una specie di nebbia e a volte da varie distorsioni. Questa misteriosa influenza ha anche altri nefasti effetti per attualizzarla rispetto ai tempi di Lovecraft (disturba il wi-fi, i computer, il telefono, ecc...).


Quanto alla trama, è ispirata al racconto lovecraftiano senza seguirlo pedissequamente. Il protagonista interpretato da Cage è un certo Nathan Gardner che cerca di convertirsi in contadino e di fornire ristoro alla moglie Theresa (Joely Kim Richardson), consulente finanziaria reduce da una mastectomia. La consorte in realtà non è contentissima perché cerca di lavorare da remoto ma la connessione del suo portatile funziona male, e questo rovina i rapporti coi clienti.



Ci sono poi una figlia (Lavinia, ovvero Madeleine Arthur), e due figli maschi, Benny e il piccolo Jack. Non manca una specie di occupante abusivo (Ezra) che vive in un bizzarro capanno in mezzo alla proprietà della famiglia Gardner.

Preciso a questo punto che, immaginando che abbiate già letto il racconto, non temiate le anticipazioni sulla trama (se non è così, fuggite!). Le cose procedono più rapidamente rispetto al racconto di Lovecraft, e forse anche così il passo del film sembrerà lento a qualcuno, anche se io avrei magari preferito qualcosa di un po' più graduale. Dall'arrivo del misterioso meteorite alla conclusione della vicenda non sembrano passare moltissimi giorni. Se da una parte ci viene riproposta l'atmosfera malata del racconto, con la consunzione, la sofferenza e la pazzia di cui la famiglia è vittima, il film ravviva le sequenze con varie apparizioni di creature mutate o deformi, alcune indistinte e poco visibili (forse la scelta migliore?), altre dei veri e propri mostri in computer grafica.

Per quanto il purista possa storcere il naso, questo è un tentativo di proporre il racconto di Lovecraft discretamente sincero e ben riuscito, e personalmente credo che le scelte narrative discordanti dalla fonte siano abbastanza comprensibili. Lo spirito è quello giusto, e nonostante la presenza del pessimo Nicolas Cage questo Color out of Space è un ottimo film di horror lovecraftiano.




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