sabato 25 maggio 2019

Astenuti o non astenuti

Lo spunto me lo dà, come tante altre volte, un articolo che ho trovato in rete. Cosa pensa dal punto di vista psicologico, non politico, chi decide di non andare a votare? Come al solito quando si parla di questo argomento saltano fuori gli attacchi più disparati, come: se non vai a votare dopo non hai diritto di protestare per come vanno le cose (ridicolo), c'è gente che ha dato la vita per il tuo diritto di voto (ma anche non andarci è un diritto, o no?), chi non va a votare è stupido perché preferisce il calcio (o la spiaggia), e via dicendo.

Vediamo se stavolta c'è qualcosa di più sostanzioso, partendo dall'affermazione del presidente dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia: gli astenuti ritengono che la politica non li riguardi e, soprattutto, che non abbia effetto sulle loro vite concrete. Questo ovviamente per un certo numero di persone sarà anche vero, ma in moltissimi casi non lo è, altrimenti non si spiegherebbe perché, in certe elezioni, vada a votare una percentuale molto bassa degli elettori, e in altre una percentuale più alta. Se nel 2006 andava a votare l'81,2% degli aventi diritto e nel 2013 il 75,2% (dati di Wikipedia), con un ulteriore calo di circa due punti e mezzo nel 2018, la spiegazione deve essere diversa, non credo che ci sia stato un grande ricambio generazionale, o mutamento di visione del mondo di tale portata, nel giro di così pochi anni.



La politica ha, ovviamente, un grande effetto sulla vita concreta delle persone, e penso che siano pochi quelli così sprovveduti da non rendersene conto. Pertanto anche l'altra affermazione, ovvero che la gente pensa che la politica non li riguardi, non sta in piedi, o quanto meno non nel modo in cui è formulata.


Nel mio caso personale, e penso di poter parlare per parecchia gente, la politica suona sempre più lontana in quanto non mi sento rappresentato, ovvero non esiste un partito che, nel concreto e non solo nelle dichiarazioni, voglia quello che vorrei io; inoltre spesso sembra quasi un teatrino in cui viene usata una qualche questione che accenda gli animi come spettacolo da offrire alle masse, mentre, io credo, i professionisti della politica vanno più d'accordo fra di loro di quanto diano a vedere (al di là di possibili rancori personali dovuti a storie di poltrone). Un paio di esempi, su problemi, magari anche importanti, che sono stati travisati nella rappresentazione o mantenuti tali mentre si potevano risolvere: gli immigrati clandestini entrano in Italia generalmente per altre vie, non via mare, e il monopolio televisivo di Berlusconi si sarebbe potuto spezzare nelle due occasioni in cui Prodi ha sconfitto Forza Italia alle elezioni, ma misteriosamente (?) non è stato fatto. Con tutto ciò, anche se di solito mi astengo, mai penserei che la politica non mi riguardi, o che non abbia effetto sulla mia vita concreta.

Esiste ovviamente la possibilità di decidere di offrire il voto al "meno peggio," ma quando ci si ritrova ad essere molto distanti da tutta l'offerta, e non si ha tempo per formare il proprio partito personale, la sola risorsa è l'astensione.

Altre affermazioni dell'articolo, sul fatto che le persone non riescono a fermare la propria attenzione su un argomento per più di pochi secondi e decidono cosa votare una volta in cabina, dimostrano se mai che gli specialisti considerano la gente più cretina di quello che è. Il fatto che le preferenze si siano spostate in massa da Berlusconi, a Renzi, a Di Maio (questi i nomi citati nell'articolo, io aggiungerei anche Salvini) non dimostra solo che l'elettorato sia schiavo di chi riesce a comunicare meglio sul momento, anche se il punto ovviamente ha dei meriti. Le persone oggi non sono più fedeli fino alla morte a una ideologia o a un partito, e questo a mio parere non dimostra che siano più sprovvedute rispetto alle epoche in cui si votava in massa. Se mai è il contrario.
A mio modesto parere, la gente chiede delle soluzioni a problemi sempre più pressanti, non le trova, e si sposta freneticamente da una delusione all'altra, in un panorama politico fatto di persone di scarsissima levatura e capacità, spesso autentici traditori e farabutti. Non c'è da stupirsi se molti si tirano fuori dal gioco, ma io sono convinto che tanti di questi tornerebbero a votare per qualcuno che veramente cerchi di affrontare in maniera efficace i problemi.

Premesso che io non mi astengo "sempre," anche se lo faccio spesso, nell'imminenza dell'appuntamento elettorale ci tengo a ricordare che l'astensione è una scelta legittima, e ha certamente anche una sua valenza politica, se praticata da molte persone.


3 commenti:

M.T. ha detto...

"la politica suona sempre più lontana in quanto non mi sento rappresentato, ovvero non esiste un partito che, nel concreto e non solo nelle dichiarazioni, voglia quello che vorrei io; inoltre spesso sembra quasi un teatrino in cui viene usata una qualche questione che accenda gli animi come spettacolo da offrire alle masse, mentre, io credo, i professionisti della politica vanno più d'accordo fra di loro di quanto diano a vedere"

"la gente chiede delle soluzioni a problemi sempre più pressanti, non le trova, e si sposta freneticamente da una delusione all'altra, in un panorama politico fatto di persone di scarsissima levatura e capacità, spesso autentici traditori e farabutti."

Condivido questo pensiero, oltre al fatto, che volenti o nolenti, la politica ha influenza sulla nostra vita. Esempio estremo. Il nostro governo ci fa entrare in guerra: la guerra porta conseguenze notevoli su tutta la popolazione. Tanto per rendere l'idea.

Bruno ha detto...


E allora per chi lo sprechiamo un voto, a questo giro?

M.T. ha detto...

Per i meno dannosi e quelli che le sparano meno grosse. Alternative non ne vedo.