Recuperando un titolo di quasi trent'anni fa, la prima cosa che si nota è proprio... il titolo. Quello italiano, dico. Allucinazione Perversa è infatti la pazzesca pensata dei nostri distributori, che dovendo dare un titolo più significativo per il nostro pubblico rispetto a quello inglese (Jacob's Ladder) l'hanno proprio sparata grossa. Eppure quelle parole in lingua originale un significato ce l'hanno, perché la "scala di Giacobbe" appare nella Bibbia (libro della Genesi) e ha un diretto collegamento con le vicende del film. Solo che nella Bibbia sembra che la scala porti direttamente in cielo, nel film quello che tocca al povero Jacob assomiglia molto più all'inferno, e la "scala" diventa un riferimento sinistro.
Ripesco questo film, di cui rivelerò la trama, perché la tematica abbastanza difficile (la morte) è molto vicina a quella che ho trattato di recente nel mio racconto che è uscito a febbraio, L'uomo che odiava il Tempo.
Jacob è tornato dal Vietnam, dove è stato ferito nel 1971. Il film ci porta nella New York un po' scalcinata e pericolosa degli anni '70, e ci mostra un protagonista apparentemente felice: pur essendo laureato, Jacob lavora alle poste e si accontenta di vivere in un appartamento piuttosto malconcio assieme alla convivente Jezzie, che è una collega. Non sembra passarsela malaccio, tutto sommato. A poco a poco, però, cominceranno a succedergli cose strane, avrà improvvise apparizioni mostruose, si sentirà minacciato, vivrà dei flashback della moglie da cui ha divorziato e dei figli (uno dei quali è morto da piccolo). A volte Jezzie sembra essere di aiuto e conforto, a volte non capisce Jacob e si stanca delle sue stranezze. Il chiropratico Louis sembra una delle ultime ancore di salvezza di Jacob, che però tra vari incidenti e problemi ha un contatto con i vecchi compagni d'armi e viene a sapere di non essere il solo ad avere certe visioni.
La questione ora sembra diventare: cosa hanno sperimentato su di noi in Vietnam? Perchè la battaglia in cui Jacob è stato ferito ha visto strani episodi di soldati che sono impazziti mentre il nemico attaccava. Ma un avvocato, che i reduci hanno consultato, non vuole seguire il caso. Jacob cerca di sollecitare ancora i compagni, che però si tirano indietro... Lui viene sequestrato da alcuni brutti ceffi del governo e riesce a malapena a fuggire, ma solo per finire in un ospedale ridotto in rovina, dove viene sottoposto a strani trattamenti e informato del fatto che... è morto.
Il regista Adrian Lyne, noto per diverse pellicole fortemente incentrate sull'estetica e le sequenze da videoclip (Flashdance, Attrazione Fatale, Nove Settimane e Mezzo...) riesce abbastanza efficace, lo ammetto controvoglia, nel creare le apparizioni sconcertanti e l'incertezza che finiranno per divorare Jacob. A queste sequenze si alternano altre immagini forti, i ricordi di guerra, in cui vediamo Jacob colpito allo stomaco con una baionetta, e portato urgentemente a un ospedale da campo con l'elicottero.
Ma fermiamoci un momento per parlare del cast: valida secondo me la performance del protagonista Tim Robbins, che è anche regista oltre che attore (ha diretto il grandissimo Dead Man Walking), e che è il Jacob del titolo originale. La convivente Jezzie è una bravissima e sexy Elizabeth Peña (morta qualche anno fa), ma appare anche la moglie divorziata di Jacob, Sarah (Patricia Kalember, Signs). L'attore italoamericano Danny Aiello interpreta il chiropratico Louis. Lo sceneggiatore è Bruce Rubin (vedi anche Brainstorm, altra pellicola di cui ha creato la trama). Da menzionare infine che Gabe, il figlio di Jacob morto da piccolo investito da un'auto, è Macaulay Culkin (Mamma ho perso l'aereo).
Per chi volesse essere "spoilerato" fino in fondo: Jacob scoprirà che una droga chiamata "scala" ha causato una strage nella sua unità. Non in un vero combattimento, ma per via di una sparatoria fratricida, fra soldati impazziti per la droga somministrata loro. Non potrà far molto con questa informazione. Ormai vive in un inferno... L'amico Louis gli ha spiegato che quando ci attacchiamo troppo alla vita vediamo diavoli che ci terrorizzano, ma se accettiamo la morte questi si trasformano in angeli che cancellano quello che ci tiene attaccati alla vita terrena. Ormai consapevole di essere morto, Jacob ha una nuova visione, in cui viene accompagnato dal figlio Gabe su per una scala (riprendendo il simbolismo biblico della scala) verso una luce intensa, mentre nell'ultima sequenza veniamo a sapere che nel 1971, nell'ospedale da campo, i medici non erano riusciti a salvarlo.
Non sono uno spettatore necessariamente dotato di grande intuito, ma stavolta avevo capito con largo anticipo che i guai di Jacob erano in verità la sua "discesa all'inferno." Non ci vuole molto, il tema viene ripetuto anche da uno dei suoi vecchi compagni d'armi.
Jacob è morto e non lo sa: non è mai tornato dal Vietnam, se non come fantasma. Non ha lavorato alle poste, non si è messo con Jezzie, ecc... Sebbene morto, è rimasto attaccato alla vita, ma la sua esistenza, che pure in qualche momento sembra poter recuperare dei momenti di serenità, si scolla sempre più dalla realtà, e nelle sue brutte avventure raggiunge infine la consapevolezza. E quindi, definitivamente, la morte.
Penosissimo e pesante, tema piuttosto coraggioso da trattare in un film. Però il finale con una visione di "paradiso" è positivo (e ammetto che qui ce n'era bisogno), permette allo spettatore di tirare un sospiro di sollievo. Ho apprezzato il film più adesso che quando lo vidi per la prima volta, comunque, senza gridare al capolavoro, mi sento di consigliarlo.
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