sabato 11 novembre 2017

Il marcissimo mondo dello spettacolo, e anche tutto il resto

"Soubrette, attricette, ballerine, per queste la trombata con il produttore è come andare dal ginecologo, lo fanno con una disinvoltura che non so davvero dove trovino." Sono le parole che sentivo, molti anni fa, da una donna che lavorava presso una famosa emittente televisiva privata italiana. Perciò quando in Italia sono scoppiati scandali con personaggi eminenti e cene... eleganti, non mi sono meravigliato più di tanto. Prima del caso Weinstein, però, potevo ancora illudermi che negli USA ci fosse ancora qualche isola di professionalità dove cercare di lavorare nello spettacolo non volesse dire automaticamente dover andare a letto con i produttori.

Harvey Weinstein, qui con Gwyneth Paltrow

Invece pare che tutto il mondo sia paese, più o meno. E non si tratta soltanto di donne, visto che giovanotti e ragazzini che lavorano nello spettacolo si sono trovati ad affrontare (e succede ancora adesso, immagino) i palpeggiamenti e le avances di personaggi potenti e prepotenti, gay con o senza la variante della pedofilia. Uno di essi, Kevin Spacey, ha fatto delle ammissioni importanti e dovrà presumibilmente vedere la fine ingloriosa e prematura della sua carriera, a meno che dopo un periodo in purgatorio torni di nuovo alla ribalta (come succede sempre in Italia, ma negli USA forse non è la stessa cosa).

Tuttavia non credo ci si possa stupire più di tanto. Nel mondo del lavoro non succede lo stesso? Posso ben dire che qualcosa ho visto. Anche situazioni in cui era la donna ad approfittare del potere per allacciare relazioni sessuali. Una volta mi è anche capitato di vedere il potente di turno, maschio e respinto dalla preda che aveva scelto, passare ad atteggiamenti di persecuzione, spero che non sia una situazione troppo frequente, ma potrebbe anche essere successo moltissime altre volte a pochi passi da me, in maniera meno plateale, senza che io lo abbia saputo.

Di solito però c'è un mercanteggiamento molto più consensuale.

Parlo delle situazioni che abbiamo visto più o meno tutti. Fulminee carriere di persone, di solito donne ma non solo, che non sembravano avere tutte quelle grandi capacità, eppure... e pettegolezzi attorno alle macchinette del caffè, riguardo a qualche grande capo (di solito un uomo, non sempre etero) che a quanto pare gode delle grazie della persona che ha iniziato la fulminea carriera. Di frequente i commenti più velenosi li sento venire dalle altre donne, quelle che vengono in ufficio per lavorare e si vedono continuamente bagnare il naso dalle "zoccole" che trovano certe scorciatoie.


Nel mondo dello spettacolo probabilmente avviene molto di più che in un ufficio qualsiasi, perché ci sono persone belle e affascinanti che vogliono guadagnarsi le luci della ribalta, e, a quanto pare, parecchi vecchi maiali che detengono le leve del potere. Peggio ancora, un mondo piccolo dove tutti si conoscono, se non accetti certi diktat hai finito dappertutto. Ma anche lì le situazioni possono essere molteplici. Da quello che ho letto ci sono stati veri e propri casi di stupro, attrici che si sono viste aggredire all'improvviso, isolate e messe in condizione di non potersi tutelare, sordide situazioni orchestrate probabilmente anche con la complicità di altri. E anche un sacco di approcci più o meno osceni, con annesso atteggiamento ricattatorio, ma a cui era possibile dire di no. Se produttori come Winstein sono indifendibili, non mi lascia convinto l'atteggiamento di sistematica santificazione delle vittime che ho riscontrato in molti commentatori.

Intanto, come ha detto Monica Bellucci tra altre affermazioni condivisibili, c'è una differenza tra avances e violenza. E, parlando di violenza, riporto anche una battuta di Sandra Milo che m'è rimasta impressa: "chi dice di essere stata molestata da un produttore e poi ci fa tre film: dovevi denunciarlo subito e non guardarlo più in faccia, non continuare a lavorare con lui."

È possibile accettare certe situazioni, trarne profitto e poi magari lanciare accuse dieci o quindici anni dopo? A me vengono forti dubbi sulla solidità di certe posizioni. Mi sembrano un po'... troppo comode, anche se forse bisognerebbe vedere caso per caso. Però temo che talvolta la vera vittima sia quella che non conosceremo mai: quella che è rimasta al palo, che è finita fuori dal mondo dello spettacolo perché non ha subito e non ha accettato.

Chiudo con una riflessione un po' diversa, approfittando di un altro articolo che vi invito a leggere (se sapete l'inglese). Di fronte a quello che sta succedendo dobbiamo separare l'artista dalle sue malefatte, condannandone la vita privata ma magari continuando ad apprezzarne l'opera?

A mio parere sì, nella maggior parte dei casi, visto che al genio si accompagna anche la sregolatezza (spesso). Ci può essere qualche eccezione alla regola. Io non ho mai apprezzato Marion Zimmer Bradley, ma se l'avessi fatto butterei subito nel cesso i suoi libri venendo a sapere che con gli abusi che aveva praticato contraddiceva proprio gli stessi principi che predicava in noiosissimi romanzi.




2 commenti:

M.T. ha detto...

Argomento delicato, cui bisogna andarci con i piedi di piombo perché si rischia di scatenare un putiferio anche se si dice la verità.
Si sa che non è cosa di adesso quello che sta succedendo e che c'è sempre stata, per questo la domanda è: perché salta fuori tutto adesso? Il numero di molestati aumenta in maniera esponenziale; tanti casi sono veri, ma ci sono anche dei casi fasulli, inventati per avere attenzione e notorietà (la macchina del fango è sempre operosa). Perché non denunciare subito, invece di lasciar passare vent'anni? Timore del giudizio altrui, vergogna oppure perché conveniva stare in silenzio se si voleva fare carriera?
Condivido questo tuo passo:
"È possibile accettare certe situazioni, trarne profitto e poi magari lanciare accuse dieci o quindici anni dopo? A me vengono forti dubbi sulla solidità di certe posizioni. Mi sembrano un po'... troppo comode, anche se forse bisognerebbe vedere caso per caso. Però temo che talvolta la vera vittima sia quella che non conosceremo mai: quella che è rimasta al palo, che è finita fuori dal mondo dello spettacolo perché non ha subito e non ha accettato."
Aggiungo una cosa: quando si parla di violenze e molestie, spesso si pensa che sia solo l'uomo il mostro, mentre la donna è sempre la vittima, dimenticando che anche le donne commettono le stesse efferatezze degli uomini (lo hai già detto nel tuo post). I mostri non hanno sesso.

Bruno ha detto...


Guarda il fatto di parlare solo dopo che altri lo hanno fatto lo capisco... denunciare una situazione in gruppo è certamente più facile.
Ricordiamo che la maggior parte degli stupri non vengano nemmeno denunciati, non è una cosa facilissima. Per cui non mi sono messo a fare dietrologie su questa montagna di denunce.
Quello che non capisco è che persone in posizioni anche privilegiate, certamente non delle operaie senza nessuna alternativa al subire, abbiano continuato a stare al gioco, se veramente erano state violentate.
La frase di Sandra Milo dice tutto.
Poi comunque ogni situazione è storia a sé.