venerdì 31 luglio 2015

La cosplayer e l'italiano medio

Ho letto con sgomento questo post riguardo all'accoglienza veramente sopra le righe che una famosa cosplayer straniera ha ricevuto quando si è prestata a partecipare alla giuria di una manifestazione tenutasi sul suolo italico. A dire il vero si tratta di una "aggressione" tenutasi solo sulla pagina di facebook e non una carica di burini allupati verso il palco nella vita vera... ma i concetti espressi sono pesantini e meritano comunque qualche riflessione.


Prima istintiva reazione: siamo i soliti italiani che si fanno notare ecc... questo non è proprio vero, visto che la cosa a quanto pare è stata abbastanza "organizzata," un linciaggio morale con un significato bello o brutto che sia, dove l'atteggiamento da camionisti* infoiati a quanto pare aveva uno scopo, se ho capito bene. Non ricercato con metodi molto simpatici, comunque.

Nei commenti al post, un lettore fa notare che la cosplayer attaccata non ha cancellato nessun commento (dalla sua pagina di facebook) e non ha replicato. Insomma tutto farebbe brodo, gli insulti come i "mi piace."
Da una parte c'è del vero nel fatto che cosplay, quando cerca di fare rima con successo, spesso fa rima anche con esibizionismo. È una cosa normale? bella? brutta? Ad un certo punto si raggiunge un vero e proprio professionismo per cui a certe cose si deve essere preparati, forse, quindi inutile stupirsi o indignarsi, è un business, tutto rientra nel conto. Sì o no?

L'Ape Maia non ha potuto partecipare a questo post
perciò ha mandato una sua collega


Ma chi ce l'ha con una cosplayer di successo, o con qualsiasi persona che si affatica per riuscire in un qualsiasi campo, non ce l'ha forse con la propria incapacità di essere e fare qualcosa? Parlo di invidia, di fronte a una persona che in qualche modo comunque è riuscita a fare del cosplay (=passione amatoriale) una affermazione artistica o comunque di spettacolo. Arrivare a un qualsiasi successo è uno sbattimento. Riempire di epiteti è un po' una maniera di invidiare il successo altrui senza fare la figura dell'invidioso?

Alcune cosplayer salutano un kamikaze all'ultimo decollo
Qua mi fermo coi miei interrogativi. Quando ero ragazzo il cosplay non esisteva (o comunque non qui da noi) e in seguito l'ho ignorato a lungo, me ne sono interessato solo dopo che è diventato una realtà così evidente che non potevo non notarla. Quindi non mi metto a fare il sociologo o il sapientone di fronte a qualcosa che non conosco abbastanza, e ammetto di non avere certezze ferree da elargire...

* Ok, scusate lo stereotipo, non ce l'ho coi camionisti...



7 commenti:

Ivano Landi ha detto...

Di cosplayer penso di averne vista solo una dal vivo finora, se si escludono i costumi di Carnevale: una Eva Kant presente a una piccola fiera del fumetto ospitata la scorsa primavera dalle mie parti.
Tanto di cappello se qualcuno riesce a vivere di ciò. Come diceva quell'attore non ricordo chi a proposito del fare film: "meglio che lavorare" :D

Bruno ha detto...

Be', in un certo senso è un lavoro anche quello... farsi i costumi, studiare le scene ecc... non vorrei esagerare ma un certo impegno è necessario. Oltre al tempo da dedicare ovviamente. Meglio che lavorare in miniera comunque...

Ivano Landi ha detto...

Sono d'accordo. Anzi secondo me i lavori dovrebbero essere soprattutto così!

M.T. ha detto...

A me sembra una situazione che rispecchia lo scenario attuale(insulti, ipocrisia, ricerca in tutti i modi di visibilità, voglia di protagonismo, imposizione di qualcosa).

Earwen ha detto...

A livello psicologico mi viene da pensare che se una persona ne insulta un'altra per i tentativi di quest'ultima di vivere le proprie passioni, quali che siano, è segno che la prima (colei che insulta) ha fallito in questo e quindi pur di non perdere stima in sé stessa, allora insulta chi invece ci riesce.

Il signor Fabio Marchesi tratta questa cosa nel suo lavoro Entusiasmologia.

https://www.youtube.com/watch?v=f0LBHYfQSV0&ab_channel=NonSoloAnima.TV

Chiuso questo piccolo ot, mi trovo d'accordo con chi ha notato la similarità di questo evento, da ambo le parti, come il riflesso di ciò che è attualmente la società occidentale.

Vero è che lontano dal gregge, ci sono persone che stanno lavorando individualmente per porre fine a questa situazione.
Come disse Gandhi, sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
Non aveva tutti i torti.

Saluti

Bruno ha detto...

Sì, una cosa è certa: se vuoi intraprendere qualcosa non ti aspettare di essere incoraggiato e aiutato, saranno pochissimi a farlo.

Earwen ha detto...

A volte basta anche solo uno sguardo di sincero rispetto per cambiarti la giornata.

Saluti e buona vita