martedì 16 giugno 2015

E che ci frega della Grecia?

Capisco che, al punto in cui siamo giunti, a molta gente della politica non gliene freghi più nulla. Sto scivolando anche io nella categoria. E se ce ne frega pochissimo di quella italiana, sicuramente ancora meno ci interesserà quella estera.
In questi giorni però, che ci interessi o no, si sta svolgendo una tragedia buffa che potrebbe avere grosse conseguenze sul destino di tutta Europa. Parlo ovviamente della trattativa stagnante tra l'Unione Europea, ormai schiacciata sul volere del membro più forte, ovvero la Germania, e la piccola, insolente, fallimentare Grecia. La situazione è tesa. Da una parte, ci fa notare un articolo di un autorevole quotidiano finanziario, il debito ellenico è così pesante che il governo potrebbe facilmente scegliere la via del default, ovvero di non pagare più il dovuto alle banche estere e alle istituzioni sovranazionali che hanno permesso negli ultimi mesi alla Grecia di continuare la sua agonia. La botta avrebbe ripercussioni, ma non solo per gli ellenici: sarebbe un colpo piuttosto duro anche per i creditori europei. Ma non c'è solo questo punto di vista così pragmatico.


Un altro articolo punta sulla non sosteniblità etica dell'ipotesi di mandare a ramengo la Grecia. Così come le società possono fallire, e i creditori sono costretti fondamentalmente a rinunciare al pagamento (la legge fallimentare ovviamente non dice questo, ma quando il fatto si verifica ovviamente non ce ne sarà per tutti... di quattrini, intendo), allo stesso modo anche una nazione può ad un certo punto annunciare che a pagare non ce la fa più. Il caso dell'Argentina è noto. Non sono diventati schiavi, ma l'accesso al credito internazionale ovviamente se lo sono dovuto dimenticare per un sacco di anni. Alla fine, tutto va a posto (per loro) e chi ha dovuto rimetterci (gli investitori) si può solo rassegnare.

I creditori, tedeschi in primis, sottolineano che i Greci hanno raggiunto l'orlo del baratro praticando una autoindulgenza corrotta mentre tutti gli altri Europei stringevano la cinghia. E questo è certamente vero. I Tedeschi incarogniti con i "mini-lavori" (e i mini stipendi), gli Italiani che devono portarsi la carta igienica a scuola, tutti possono indignarsi se la Grecia non paga, perché le conseguenze le vivranno sulla propria pelle. Ma il disastro è lì, ed è di portata tale che alla stessa Grecia potrebbe importare poco finire in una catastrofe in un modo o nell'altro (accettando di pagare o rifiutando).

Per me è evidente che si devono fare delle concessioni. Pensiamo al precedente storico, non propriamente paragonabile ma comunque interessante, della Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. La Germania creò un'enormità di danni, e non aveva ancora finito di pagare quelli della guerra precedente. Ma alla fine, sebbene vari paesi (tra cui la stessa Grecia!) non si siano mai dichiarati soddisfatti, in maniera formale o informale i debiti si sono considerati chiusi, e la Germania ritiene che la sistemazione finale (il trattato che permise l'unificazione ormai 25 anni fa) la liberi da ogni obbligo, avendo a propria volta accettato alcune limitazioni definitive (tra cui quella sui confini: delle enormi perdite territoriali tedesche ufficialmente non se ne parlerà mai più).

Inizialmente, con le macerie del conflitto ancora calde, non c'era tutta questa volontà di arrivare a un accordo per concedere il "lascia vivere" ai Tedeschi. Nell'ambito delpiano Morgenthau, gli Alleati avevano deciso di de-industrializzare il paese, consapevoli che molti Tedeschi sarebbero morti di fame per questo. Col tempo ci si è resi conto che per ragioni economiche e politiche era opportuno che la Germania si riprendesse, e i debiti sono stati in larga parte condonati e dilazionati nel tempo.

Per farla breve: la Germania aveva "combinato un casino" che non era facilmente ripagabile, e si è trovato un modo per fargliene pagare solo una parte. Allo stesso tempo, la Germania accettava dei vincoli nei propri comportamenti (mai avere la bomba atomica, ad esempio) e rinunciava definitivamente a contestare i confini.

Anche la Grecia "ha combinato un casino," e penso che sarebbe solo ragionevole permetterle di venirne fuori senza un'oppressione secolare sotto obblighi impossibili. Però anche la Grecia dovrebbe accettare di cambiare comportamenti, ad esempio rinunciando a politiche irresponsabili (che sono tutt'ora in vigore) causa del precedente disastro.

Consapevole che a nessuno piacerà di pagare debiti creati da governi di ladri e corrotti, e da un popolo che si è fatto infinocchiare dai politici furbastri (ehi, vi suona familiare?) credo comunque che agli Europei non rimarrà, alla fine, nessun'altra soluzione. È solo ironico che, in sostanza, la decisione finale la dovranno spartire Greci e Tedeschi.


3 commenti:

M.T. ha detto...

Che ci si sia disaffezionati alla politica non deve sorprendere: tra gente che fa sorrisoni e selfie, che passa il tempo su media e social invece di occuparsi dei problemi, tra decennali prese in giro, mazzette, raccomandazioni, incapacità manifesta nel risolvere i problemi, totalità di persone che entrano in politica solo per fare il proprio interesse, si capisce perché non si crede più nella politica.
Ognuno bada al proprio orticello e in Italia, come in altri paesi, "chissenefrega della Grecia" è il motto comune. C'è solo il problema che l'Italia è come la Grecia, checché ne dedica Renzi, che, come Berlusconi suo predecessore e ispiratore, asserisce che andiamo bene, siamo una potenza, un modello per tutti, che corriamo, riprendiamo, guidiamo. Si osservi quello che accadrà a quel paese, perché non è detto che sia poi così diverso da un destino prossimo.

Anonimo ha detto...

Ci sarebbe anche da precisare che all'inizio sarebbero stati essenzialmente solo i tedeschi, ovvero le banche tedesche, a rimetterci per il default greco, dato che erano stati loro a prestare i soldi ai greci. Adesso invece tutta l'europa, Italia inclusa, perderebbe molti soldi.

In parte l'europa lo ha fatto per "solidarietà", in parte la Germania ha costretto un po' tutti a coprire gli errori delle proprie banche

Bruno ha detto...


Credo che, se si doveva fare uno sforzo congiunto per cercare di rimettere i Greci in carreggiata, non si potesse rifiutare di parteciparvi.
Certo che è buffo, un giorno dopo che ci scopriremo creditori con in mano titoli divenuto carta straccia, i prossimi sotto attacco potremmo subito diventare noi.