Il secondo libro della serie "La Prima Legge" di Joe Abercrombie si divide in varie avventure: il viaggio del mago Bayaz e della sua combriccola (tra cui quell'impiastro del suo allievo Quai, Logen Novedita, Ferro, Jezal) e la guerra nel Nord, dove il maggiore (anzi colonnello!) West si trova alle prese con il vanitoso e inetto principe Ladisla e, peggio ancora, con l'assalto del tirannico Bethod mentre le truppe migliori dell'Unione si trovano da tutt'altra parte. Nel frattempo l'Inquisitore Glokta riceve una promozione e va a condurre un'indagine nella città meridionale di Dagoska, ma allo stesso tempo gli tocca prendere la direzione della difesa militare della città, assalita dall'imperatore Khalul. Non Prima che siano Impiccati ha gli stessi pregi e difetti del precedente Il Richiamo delle Spade, alcuni aspetti magari deludenti, altri validi: comunque sia non posso dire di non averlo apprezzato, dal momento che l'ho letto in pochi giorni. Ne parlerò qui, ma attenzione alle spietate anticipazioni che farò sulla trama.
Se la filosofia di fondo della storia mi lascia sempre perplesso (il marciume umano che si incontra di continuo e lo sguardo cinico e impietoso dell'autore verso i propri personaggi sono decisamente stancanti) parti della storia e alcuni personaggi sono davvero interessanti, e il tutto è scritto
decisamente bene. Dico "parti" perché ci sono avvenimenti che fanno storcere il naso, personaggi che hanno i loro momenti noiosi (come il buon inquisitore Glokta quando si indugia sui suoi dolori e sulla sua menomazione per la centesima volta), elementi di trama che mi hanno lasciato perplesso. Tutta la spedizione del mago Bayaz in cerca del Seme, una mitica pietra dai grandi e micidiali poteri (radioattiva?) si rivela un fallimento. Quello che si cercava non c'è.
Possibile che Joe Abercrombie abbia voluto farci uno scherzetto? Una cosa del tipo: volevate la grande cerca stile Compagnia dell'Anello e io faccio finire tutto in un buco nell'acqua. Chi lo sa. Io non volevo la grande cerca e non c'era bisogno di rifilarmi tutta una parte della trama che finisce nel nulla, pertanto non sono contentissimo.
Deludente la fine dell'amore nato tra Ferro e Logen, semplicemente la mancanza di voglia di sacrificare qualcosa dei propri interessi o delle proprie abitudini per stare con l'altro. Un po' come una storia balneare che finisce con la promessa di telefonarsi ogni tanto. Mi sembrava, prima, che avesse più forza.
Deludente anche l'approccio del gruppo di eroi amici di Logen (e separati da lui fin dal primo libro) con il generale Burr dell'Unione. Poiché nessuno li fa entrare nella base militare e dà loro ascolto, i nostri nordici compaiono all'improvviso ponendo un tranello al comandante Burr mentre fa una cavalcata con West, li catturano solo per dir loro che hanno voglia di essere alleati dell'Unione (la faccenda avviene all'inizio, attorno a pagina 40, se avete l'edizione italiana con copertina rigida). Bella scena ad effetto. Ma nessun appiglio logico su come avrebbero fatto costoro, del tutto a digiuno su chi dovessero cercare, dove potessero trovarlo, e senza contatti per procurarsi l'informazione, a trovare West e Burr e a sorprenderli proprio in quel punto e proprio nell'occasione in cui vanno a fare una galoppata e si separano dalla scorta.
Io non sono uno che fa la caccia all'errore ma qui c'è un avvenimento con dei presupposti su cui il lettore viene troppo lasciato all'oscuro.
Detto questo, Non Prima che siano Impiccati ha molto di piacevole da offrire. Una delle parti più interessanti è la lotta di Glokta per mantenere il controllo di Dagoska, sebbene la città in sé non sia descritta in maniera molto interessante (apartheid contro la gente di pelle scura, caldo dell'accidenti, religione stile fanatismo islamico, non mi pare che qui Abercrombie si sia voluto sforzare moltissimo). L'inquisitore si deve guardare dal nemico, deve scoprire chi ha eliminato il suo predecessore (senza che venisse nemmeno scoperto il cadavere), deve "ripulire" il governo della città dai traditori, e deve perfino guardarsi da Vitari, una dei suoi "pratici," messagli alle calcagna dall'Arcilettore Sult per spiarlo. Questa parte è forse la migliore del libro anche se, in una storia in cui niente finisce in gloria, a Glokta non toccherà il successo ma solo un'evacuazione all'ultimo minuto.
In conclusione: per quanti difetti abbia trovato in questa trilogia, non posso comunque negare che Abercrombie sa catturare il lettore, e pertanto non posso che consigliarvi La Prima Legge.
28 commenti:
Per concludere la trilogia ti manca ora L'ultima ragione dei re: lì vedrai quanto può essere cinico il mondo di La prima legge e che livello di bastardaggine si raggiunge. Davvero non c'è spazio per nessun valore positivo nella rappresentazione dell'animo umano in questa trilogia.
... bah. Senza un personaggio per cui parteggiare, per quanto Abercrombie sia bravo, si fa un po' fatica ad apprezzare una trama. Magari sono un po' ingenuo o poco sofisticato, ma generalmente, secondo me, è così.
Infatti non è per la trama che si apprezza Abercrombie (se si osserva, non è che sia qualcosa di elaborato e complesso), ma per come presenta i personaggi. E in questo è riuscito bene, visto il tipo di storia con cui si ha a che fare.
Però, dopo cinque libri in cui si è sempre stati nel fango, si ricerca qualcosa di diverso, di un po' più "elevato", di "buono".
In realtà non capisco se la scelta è commerciale o no. Nel senso che la scelta del "sono tutti dei vermi" potrebbe essere un'imitiazione della cattiveria imperante nel Trono di Spade, ma forse non è nemmeno così conveniente...
Da quanto viene pubblicato, si può dire che può essere una scelta commerciale: non è un caso che dopo il successo di una serie di un certo tipo se ne segue le orme per ottenere guadagno. Poi però si satura il mercato, la gente si stanca e si vende meno, cercando altre strade.
Ho apprezzato Abercrombie, con i suoi pro e contro, però poi ho bisogno di varietà: avere libri dello stesso stampo stanca. E di questo "sono tutti vermi" ne ho abbastanza, visto com'è la nostra realtà. Il fantasy per me è altro: ci sta la variazione di far vedere un genere in maniera più cupa, ma voglio anche altro, qualcosa di più epico, che dia anche qualcosa di buono. Non le sbrodolate ya avute finora: per questo apprezzo molto Sanderson specie con Le Cronache della Folgoluce, che ha realizzato qualcosa di molto bello con i due volumi finora realizzati. Non li reputo capolavori, non sono perfetti e nemmeno di originale, dato che prendono ispirazione a cose che già si conoscono, ma sono qualcosa di notevole, di epico: sono al livello della trilogia di Fionavar di Guy Gavriel Kay, una delle opere più belle, toccanti e profonde che abbia mai letto.
1) il mio giudizio è offuscato, dal momento che A. è uno dei miei autori preferiti;
2) e lo è proprio per le ragioni che a te non piacciono;
3) ovvero i personaggi sono ambigui, nè buoni e neppure cattivi, logen vorrebbe essere un giusto, ma la sua vita è macchiata di sangue anche innocente, l'inquisitore è il patetico rottame di quello che era un eroe... jezal vorrebbe essere un eroe ed invece è patetico... insomma: A. ci mostra una cosa fondamentale, ovvero che non esistono gli eroi, è la storia che li crea.
tutti i personaggi sono così, perchè nella vita di tutti i giorni così sono le persone,
certo, magari apprezzi il fantasy perchè ti mostra un mondo diverso, alla tolkien, in bianco e nero, ma la realtà è tutta un'accozzaglia di grigi,
anche la cerca finita male è meravigliosa, inseguimenti, rovine ecc. ecc. tutto il solito armamentario... e poi... e poi apparentemente nulla, perchè soltanto poche volte si raggiunge un obiettivo.
la storia tra ferro e logen è finita come doveva essere, anzi forse logen ha fin troppo l'illusione che ci possa essere un sentimento,
fra persone con quel passato (e quel futuro) è così che funziona, se non hai 18 anni ma hai passato i 40,
è nei romanzetti rosa che il mondo ha quella sfumatura!
a proposito: credo che glokta sia uno dei più meravigliosi personaggi mai scritti.
4) non paragoniamo A. a martin, cortesemente, non c'entra niente lo stile del primo ed i suoi personaggi col secondo...
5) "tutti vermi" è la storia della vita reale, non so se qualcuno legge i giornali oltre che fantasy;
6) per il ciniscmo invito a leggere "il sapore della vendetta", allora sì che potrete discutere di cinismo! :)
@ Rato dello Spazio: mi hai stuzzicato un po' di osservazioni... è vero che spesso cerco il "realismo" anche nel fantastico, pure io; è vero che quando scrivo, e i miei pochi lettori lo sanno, tratto la materia fantastica con un una buona dose di sano e duro realismo. È anche vero che nella vita vera, non in quella in bianco e nero, le persone bene intenzionate esistono, quelle che non farebbero mai certe carognate ci sono, e ci sono anche quelle che, avendole fatte, cercano di porvi rimedio. Il personaggio di Glokta, con tutta la pallosità della sua gamba malata e del collo incrocchiato che ci viene ricordata per cento volte, è un personaggio notevole perché si pone dei dubbi, perché sa di essersi infilato in una strada senza uscita in un terribile mestiere che non ama, e perché compie degli atti di clemenza proprio perché non può sopportare la pesantezza di ciò che è diventato. Anche Logen, di tante cose si è pentito. Ma nei libri di A. c'è una sensazione di marcio, di buffonata irrimediabile, in tutto ciò che succede... in tutto ciò che ad esempio il governo dell'Unione fa (qui accolgo con piacere l'osservazione di M.T., ovvero siccome siamo in Italia uno vorrebbe anche leggere qualcosa di diverso ogni tanto).
Grandi personaggi nella storia sono esistiti. Magari da vicino si vede con chiarezza che non erano poi così perfetti. Alessandro Magno era un bastardo che ammazzava i suoi amici per un diverbio e poi ci piangeva sopra. Ma ha compiuto imprese mitiche, spingendosi al di là del mondo conosciuto allora. E non era nemmeno il personaggio di un libro fantasy.
& bruno
1) ti stupirebbe sapere nel corso della vita quante brave persone sono capaci di trasformarsi... perchè la famiglia viene prima dell'etica, perchè la crisi è dura ecc. ecc.
2) sai quand'è che ti viene quella sensazione di marcio? quando per la prima volta lo prendi in quel posto, e così bene che per contraccolpo ti si aprono gli occhi :)
3) non so codsa intendi per "buffonata"... che forse la vita è una truffa? allora è proprio così, se ci pensi bene.
4) ed infine non condivido del tutto il fatto che siamo in italia ed allora uno vorrebbe leggere... la gran parte degli italiani si stordisce con tv, social, xfactor e cazzate del genere, cambia la tecnologia ma il risultato è sempre lo stesso: una montagna di cazzate zuccherose ed utili solo a rimbecillire la gente, a far credere che la vita è bella e che basta poco per avere successo. non è così, la vita è uno schifo con alcuni momenti felici, quelli che assumo più psicofarmaci e droghe per stordirsi sono le "persone di successo", e quelli al lato opposto della vita se la passano pure peggio,
scopati una femmina (ovviamente consenziente), scolati una birra, picchia un vegano e metti i piedi a mollo nell'acqua dell'egeo... c'è ben poco d'altro e cerca di goderlo finchè c'è,
perchè tanto i cazzi arriveranno, e di solito dalla direzione sbagliata.
è vero che la gente cambia, in tanti sensi: dal meglio al peggio e dal peggio al meglio. Ma comunque alla fine è sempre una sua scelta di essere o non essere in un modo, di adeguarsi o non adeguarsi. Con le conseguenze che poi ci sono.
Il discorso che fa anche Bruno è che ci vuole varietà: Abercrombie ha i suoi pro e i suoi contro. Ma se il fantasy diventa tutto di questo stampo, ci si stanca. Si vuole diversificare, ma questo non significa andare con lo zucchero filato e gli occhiali rosa: ci sono altri autori che pur essendo realistici, non propinano solo marcio. Una buona lettura, che va in profondità e fa anche riflettere, non è solo il modo di scrivere di autori come Abercrombie.
Che poi il sistema cerchi di fare come scrivi nel punto 4 è vero, ma è la gente che lo permette. E qui si ritorna alla possibilità di scelta che ha ognuno.
La quest di Bayaz è la parte più deludente della trilogia, la difesa di Dagoska tra le più avvincenti. In realtà non ho trovato deludente la conclusione della quest, solo che, per come era impostata la storia, non ne sentivo il bisogno. Mi è sembrata solo una lunghissima divagazione.
a proposito: forse bruno ed m.t. troverebbero più potabile "il mezzo re"...
Ho letto qualche brano di Il Mezzo Re e non mi ha preso: Abercrombie dà il meglio in altre suo opere che non sono ya, questo romanzo non è tra i suoi lavori meglio riusciti e non spendo 16 E per un volume che è un terzo degli altri pubblicati ed è pure qualitativamente inferiore.
Abercrombie mi è piaciuto, ho trovato molto bello The Heroes (il migliore dei cinque che ho letto), ma voglio anche diversificare, avere altri tipi di approcci al fantasy e al fantastico; dopo caterve di volumi simil Paolini, Meyer e Rowling non vorrei (ma vedo che sta accadendo) avere un andazzo di opere alla Martin e Abercrombie.
@ Salomon Xeno: sì, la "quest" che finisce in niente lascia un po' perplessi. Del resto Bayaz non è Gandalf... accidenti se non lo è ;)
Come dissi tempo fa, la prima legge è nella mia lista di libri papabili. Mi si conceda un piccolo sfogo su una cosa però: i sostenitori di questo tipo di fantasy (che apprezzo anch'io, ma questi sono proprio jihadisti) mi hanno stufato perché giustificano i loro gusti sempre con la solita solfa de "la vita fa schifo e i fantasy in cui il buono vince è sempliciotto, invece questi libri sono FiKi perché ti fanno vedere la realtà e blablabla".. ormai il mondo del fantasy è pieno di questi cinici da operetta. Non è che se un lettore apprezza un fantasy più tradizionale, magari contenente dei valori cavallereschi, è un povero stupido che crede che la vita sian rose e fiori. Forse proprio perché il mondo è così si cerca un po' di evasione in mondi più giusti e onorevoli.
Io del fantasy amo tutte le sfaccettature, non capisco questo estremisti.
P.S. Bruno sappi che tra un po' di tempo comprerò il tuo "Nove guerrieri". Khaibit mi ha soddisfatto e voglio darti fiducia una seconda volta ;)
@Mirko: grazie per la fiducia a me come scrittore, e grazie per le tue considerazioni su cui sono fondamentalmente d'accordo.
A me, comunque, possono piacere tanti modi diversi di intendere il fantastico.
Solo una raccomandazione, a tutti quanti: Mondi Immaginari è un blog dove nonostante punti di vista discordanti non si litiga. Quasi mai ;)
% mirko
magari mi sbaglio, ma mi sembra di essere stato tirato in ballo,
ed anche un po' malamente, quindi forse è il caso di precisare alcune cose.
1) non è che apprezzo Abercrombie per il tipo di fantasy, come scrittore ha dei difetti di cui ho parlato, anche perchè sono evidenti, però lui -contrariamente a buona parte degli attuali scrittori di fantasy- crea personaggi di spessore, credibili, che hanno un lineare percorso, non sono pastrocchiati, sono adulti (eccheccazzo!) nel senso che si comportano non come tali, non "anagraficamente";
2) chi non è in grado di tracciare un vero personaggio cerca di mascherare una lacuna gravissima agitando un sacco di polvere, effetti rutilanti, magie, mostri, antichi dei & demoni... tutta la solita paccottiglia rincicciata... ovvero, e dico anche purtroppo, quasi sempre quelli che scrivono fantasy "classico";
3) se mi consenti io non cerco "evasione", ma qualcosa di "qualità" da leggere;
4) se cerchi evasione in "mondi più giusti ed onorevole"...ecco: avviserei i servizi sociali, o la polizia sei hai il porto d'armi :)
5) probabilmente non ti sei reso conto del tono che hai usato, ma jihadista ed estremista si attaglia meglio al tuo commento che al mio
6) stai sereno :):):)
7) gemmell, anderson, dickson, vance... autori che hanno scritto roba "classica", con draghi, fate ed elfi senza essere stucchevoli, opere sicuramente migliori di quelle di Abercrombie... ma probablmente tu apprezzi di più quei gran logorroici di jordan e sanderson, o magari (orrore!) addirittura la troisi :(:(:( anatema!!!
Jordan ha creato un mondo e una storia solidi. La Ruota del Tempo è un'opera meritevole, ma non è perfetta: in diversi momenti è prolisso e ripetitivo in una maniera snervante. Con una maggior sintesi avrebbe ottenuto un risultato migliore e magari l'avrebbe portata lui a compimento.
Sanderson con Le Cronache della Folgoluce sta facendo un lavoro a mio avviso dello spessore di La Caduta di Malazan di Erikson, con la differenza che riesce a essere più diretto e più facilmente assimilabile. Questo non significa che Erikson sia peggiore: ci sono momenti che la saga Malazan raggiunge picchi di grande profondità che alle Cronache della Folgoluce manca.
Abercrombie, rispetto a questi autori, ha una trama e un mondo più poveri: lo scenario in cui si svolgono le vicende non è minimamente paragonabile agli altri mondi, veramente vasti e soprattutto con una passato, una storia da scoprire, che nelle sue opere sono assenti.
Come con Erikson (antropologo e archelogo), si vede l'impronta dei suoi studi (Joe ha seguito il corso di laurea in psicologia) e si capisce come la caratterizzazione dei suoi personaggi sia così efficace e apprezzata.
Il mio era uno sfogo generico Ratto, non era riferito a te che argomenti le tue posizioni ma in generale a tutti quelli che si sono avvicinati a un certo tipo di fantasy credendo fosse meritevole solo quello. Io per primo apprezzo il real fantasy alla Abercrombie e cerco sempre storie di qualità. Se mi sono espresso male me ne scuso. Che poi una lettura d'evasione può anche essere di qualità. Quello che dico è di smettere di apprezzare un certo tipo di fantasy tirando sempre fuori la solita solfa della vita difficile :)
Comunque non ho mai letto la Troisi non preoccuparti ;) Per Sanderson prima di giudicarlo voglio leggerlo, la trilogia di Mistborn è quella che mi attira di più.. gli altri autori che mi hai citato me li sono segnati ;)
% m.t.
appunto: logorroico!
e poi: alla decimillesima scenetta della femmina che striglia l'uomo perchè inetto, e questo scodinzola via annuendo, oltre che "due palle!" per la ripetizione, ti viene da pensare che razza di inibito mammone potesse essere jordan!
sanderson l'ho scritto più volte, ovviamente nel mio blog ed altrove, con la folgoluce ha dato una sterzata verso l'alto (ma se me lo paragoni ad erikson sbrocco di brutto, erikson è difficile, impegnativo ma veramente creativo, sanderson un buon lavorante con un'idea di fondo rubata ad erikson, forse perchè l'ha appena accennata, ed ora è ripresa anche da staveley... anche se poi, alla fine, si deve tornare come per quasi tutto alla terra morente di vance).
Vedo che convieni con una mia considerazione: saper scrivere non basta, occorre un solido ciclo di studi alle spalle (e lo conferma turtledove, che ha fatto un ottimo ciclo romano-bizantino, e poi...).
& mirko (delle marche?... vecchia gag del mago forest)
'azz: appena scagli addosso a qualcuno, come una morningstar, il nome della troisi tutti la scansano,
eppure mi sembra di aver letto che ha venduto un fottuto milione di copie!
per essere precisi: gemmel il ciclo drenai, di dickson il drago ed il george (introvabile fantacollana, un piccolo gioiello dimenticato), la spada spezzata e tre cuori e tre leoni di anderson, tutta roba antica... ah; lyonesse ed ovviamente la terra morente di vance (nel caso non lo sapessi è dalla sua lettura che è venuto fuori ad&d, e buona parte del fantasy che non è un clone di tolkien.
ma ovviamente ognuno ha la sua lista, quindi valgono meno dei byte con cui sono scritte.
buona lettura.
Per non parlare di quando uno a turno tra Rand, Perrin e Mat ripete che sono gli altri a capire veramente le donne, non lui.
Il ripetere sistematicamente le stesse battute e le stesse situazioni per decine di volte a ogni libro è un errore che non dovrebbe essere commesso, perché stanca e non poco. E io ho apprezzato La Ruota del Tempo.
Il paragone Sanderson/Erikson va inteso che hanno creato mondi vasti, strutturati, con un passato ben descritto. Per il resto sono due cose differenti.
Se con un solido ciclo di studi alle spalle s'intende avere una laurea come viene spesso inteso in Italia, non concordo. Se invece s'intende una preparazione, una cultura, una base d'esperienza che viene poi usata dal saper scrivere, allora sì. La preparazione esula dal "pezzo di carta" che attesta un qualcosa: è qualcosa che uno si crea in tanti modi. E che occorre per creare qualcosa di valido e di spessore: improvvisare come tanti hanno fatto per sfruttare un momento e ottenere guadagno, ha dimostrato che frutti ha saputo dare.
i libri della Troisi mi hanno sempre attirato per le belle copertine di Barbieri, ma ho resistito alla tentazione ;) La ruota del tempo è un altro della mia lista, tutti ne decantano le lodi.
Robert Jordan e George Martin sono le mie "bestie nere" ... proprio non ce l'ho fatta a leggerli. Libri regalati o rivenduti su ebay.
Ho letto La Ruota perché l'ha conclusa Sanderson: cosa inusuale, ma ho iniziato a leggerla da quando Brandon ci ha messo le mani sopra, cominciando dall'undicesimo libro e poi prendendo a leggere gli altri (non è l'unica saga con cui non ho cominciato dal primo volume: Deathgate è un altro esempio).
Il primo e il secondo volume non mi hanno preso molto, avessi iniziato con loro avrei mollato la saga; terzo, quarto e quinto sono di tutt'altro stampo, mi sono piaciuti. Dal sesto in poi la saga comincia a diventare lenta, con pochi eventi per volume e tante ripetizioni (dette sopra). Nel complesso è qualcosa di epico, ma non è esente da difetti.
% m.t.
da fin troppo tempo disprezzo la (in)cultura del "pezzo di carta"... che serve solo a certificare che un pirla è il "dott. pirla"...
intendevo dire che molti scrittori (una volta) erano anche docenti universitari (soprattutto s.f., ma con gloriosi capostipiti come tolkien e lewis per il fantasy), e turtledove appunto conferma, quando scrive del "suo" è bravo, quando si improvvisa... blah!
% tutti
la ruota del tempo è un grande ciclo con alcuni limiti, che alla fine però pesano:
1) prolisso (avesse tagliato metà delle pagine, ovvero delle seghe mentali di un po' tutti i personaggi...)
2) giocata malissimo la parte dei seanchan, eppure i presupposti per qualcosa di stupefacente c'erano...
3) il continuo battibecco fra uomini e donne... neanche in un gruppo di lettura di jane austen!
Sui punti 1 e 3 concordo.
Sul secondo si può dire che se Jordan avesse potuto concludere il ciclo si sarebbe potuto avere un punto di vista diverso da quello che invece si ha con Sanderson, come è accaduto con l'immissione nell'ultimo libro di un nuovo popolo, che in così poco tempo ha potuto dire poco. Si vedrà se con la realizzazione di quella che dovrebbe essere una sorta di "enciclopedia" di quel mondo si avranno dei chiarimenti.
Tornando ad Abercrombie, all'inizio del prossimo anno dovrebbe arrivare in Italia Red Country. Innanzitutto conferma quello che avevo pensato di un personaggio alla fine della trilogia di La prima legge. Da commenti letti in rete questo volume pare però essere sottotono rispetto ai precedenti, soprattutto a livello di caratterizzazione dei personaggi.
Una cosa però è sicura: dopo aver pubblicato i primi libri a un prezzo equo per il formato di libro (rilegatura, numero di pagine), la Gargoyle ha effettuato un rialzo non da poco: dai 18/19 E dei primi è passata ai 25 E di quest'ultimo, che si mantiene sugli stessi livelli (inteso come formato).
% m.t.
grazie per l'aggiornamento su aber... non ne sapevo niente.
però mi fai venire in mente due considerazioni:
1) con la folgoluce fanucci ha fatto lo stesso: il secondo volume non l'ho comprato, il prezzo era francamente immorale!
2) meno male che c'è gargoyle (politica dei prezzi a parte), dopo il tracollo di nord (ah: la fantacollana!) e di tanti altri (mondadori, sperling&kupfer ecc...) l'unica che sta tirando fuori autori interessanti.
Su Fanucci e i suoi prezzi ho espresso più volte il mio parere in varie sedi.
Nord ormai pubblica di fantasy solo Sapkowski, avendo deciso di puntare su altri generi; Mondadori lasciamo stare.
Gargoyle sta proponendo delle novità e alcune (come Abercrombie) sono riuscite.
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