Per gli anglofoni, un articolo sul National Book Award 2014 dove la grande scrittrice USA si schiera contro il gigante della distribuzione (in fondo all'articolo, tocca avere un po' di pazienza...).
Traduco, probabilmente male, un paio di frasi chiave.
"Oggi come oggi penso che abbiamo bisogno di scrittori che conoscano la differenza tra produrre un oggetto per il mercato e praticare un'arte... Ho avuto una lunga, bella carriera, in ottima compagnia. Ora, giunta alla fine, non voglio veder svendere la letteratura americana. Noi che viviamo scrivendo e pubblicando vogliamo, ed è giusto che reclamiamo, la nostra giusta ricompensa. Ma il nome di questa ricompensa non è profitto. Il suo nome è libertà."
Nel suo intervento Ursula LeGuin ha puntato il dito contro l'atteggiamento di Amazon e del sig. Bezos, e la sua caccia di profitti, facendo riferimento alla recente guerra commerciale con Hachette: "Abbiamo appena visto un profittatore cercare di punire un editore per la sua disubbidienza."
Ha ragione? O fa il paio con quel signore che parla degli scrittori che si rivolgono ad Amazon come a dei millantatori simili a quelli che si credono cantanti perché cantano sotto la doccia?
A voi il giudizio.
(sempre in inglese, un altro articolo qui).
7 commenti:
Che sia addirittura la LeGuin a dirlo mi colpisce. Qua si sta effettivamente parlando di mercato, non solo di una piattaforma di libri online che vuole dare a tutti la possibilità di pubblicare il proprio lavoro, ma di un vero e proprio colosso ormai, che vuole imporsi sul mercato con questo suo progetto di "integrazione verticale" degli ebook: il formato .mobi gira solo su kindle (e per fortuna esistono dei programmi per la conversione) e gli autori sono vincolati a pubblicare solo su amazon per poter usufruire del pieno servizio. Non mi piace nulla.
Di sicuro qua in Italia amazon sarà ancora la speranza per autori che non sono dentro il giro dell'editoria di pubblicare la propria opera, un elemento riformista, ma qua si parla degli USA, dove le percentuali di lettori di ebook sono parecchio più alte e dove comunque c'è molto meno nepotismo in editoria. Quindi posso credere a questa visione di amazon come aspirante monopolista
Io personalmente sarei favorevole a qualche norma antitrust (da quando ci sono i giganti online non sembra che se ne parli più). Ma la vecchia prassi delle case, dei professionisti editoriali che coltivano la propria "scuderia" di autori, pochi ricchi e famosi, direi che è comunque superata. Se ne faranno una ragione.
Però leggo spesso (e da molte fonti, non solo da scrittori famosi che tempono di diventare un po' meno ricchi) che la persona che scrive non riesce più a guadagnare abbastanza per campare. Mentre diventa ricco solo l'intermediario... Scrivono in troppi? Non c'è più modo per operare una selezione? Ma chi ha diritto di imporre una selezione, se non il pubblico?
Ho letto nei giorni scorsi sul the guardian le parole di Ursula Le Guin (ne parlerò più avanti in articolo per fare una riflessione), ma il suo discorso, oltre a fare una critica ad Amazon (da notare che non è l'unico con cui un autore può autopubblicarsi), è rivolto agli scrittori e al non adeguarsi al mercato per soddisfare la volontà di guadagno delle ce. Sta esortando a non svendersi, a scrivere quello che si sente, non quello che vogliono gli altri: un discorso che si basa sull'onestà, perché un libro non è solo un oggetto di consumo, ma un mezzo che dà tante cose oltre al divertimento e all'intrattenimento, che rende consapevoli e trasmette insegnamenti e valori.
@ M.T. certo, la differenza, come diceva la LeGuin, tra il produrre merce e un'opera d'arte. Quanti saranno, nelle case editrici, quelli che possono vivere e lavorare senza nessuna preoccupazione commerciale e pensando solo a produrre "arte?" Se questa è stata la vita di Ursula LeGuin, è stata molto fortunata.
E' una delle scelte che si ha a disposizione. C'è chi per sopravvivere si adegua all'ambiente e chi preferisce essere fedele in quello che crede. Ogni decisione porta delle conseguenze: sta all'individuo valutare se il prezzo delle scelte vale la pena di essere sopportato.
Se vogliamo, non c'è nemmeno bisogno di far compromessi o essere privilegiati... basta non voler vivere di quel che si scrive (scelta che hanno fatto anche autori famosi come Gene Wolfe). Per quanto mi riguarda non mi aspetto certo di campare vendendo libri, quindi sono libero come l'aria e posso scrivere ciò che mi pare ;)
anche questa è una scelta :)
Posta un commento