martedì 24 settembre 2013

Nel fantasy la magia prende il posto della tecnologia?

Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia... La frase di Arthur C. Clarke è vastamente conosciuta e utilizzata ogni volta che si è voluto giustificare lo "svarione" nel fantastico di uno scrittore che si occupava prevalentemente di fantascienza (La Terra Morente di Vance è un esempio). Ho sempre pensato che questa fosse una mezza verità. Nel senso che la magia, quando non è il fulmine che parte dal dito di uno stregone, ma qualcosa di molto più profondo, intessuto nella sostanza del mondo e nell'animo delle persone, quando è un arcano potere che risveglia la forza di un mito, non ha né gli effetti né dà le sensazioni di alcuna tecnologia immaginabile.
Né avrebbe senso tirar fuori spiegazioni razionalizzate a forza là dove il sentire di una narrazione è decisamente legato al sovrannaturale. Per questo, ad esempio, l'opera di Vance che ho citato prima l'ho sempre vista come fantasy.
Io mi interesso di fantascienza come di fantasy, ad ogni modo, e la considerazione che ho scritto oggi non è la mia bordata nelle guerre di religione tra appassionati, guerre cui non partecipo.

13 commenti:

Earwen ha detto...

Salve!
Mi accodo al tuo pensiero.

Saluti!

Bruno ha detto...

@ Moriko S. : Grazie

Yondo ha detto...

Avendo un bagaglio decente in entrambi i generi, e avendo ben presente il ciclo della terra morente che citi, posso dire che l'arcano insondabile della magia "ortodossa", unita spesso a culti innominabili, crea un alone di mistero immensamente più affascinante e oscuro rispetto a laddove questa non sia altro che tecnologia decadente, espressa in formule matematiche.
Ma questo che dico probabilmente lo sapevamo tutti.


Bruno ha detto...

Sì, lo sapevamo, però in certi periodi gli scrittori ci tenevano a essere identificati in un genere piuttosto che in un altro. La Terra Morente coi suoi bizzarri maghi che devono sempicemente mandare a memoria gli incantesimi e un'ironia che dissacra qualsiasi mito può, se vogliamo, funzionare benissimo nella convinzione che qualche strana tecnologia crei in realtà gli effetti magici (nanotecnologia avanzatissima?).

Nella saga di Lyonesse comunque Vance scriveva del vero e proprio fantasy senza ambiguità.

Yondo ha detto...

Quella saga mi manca, ma come saprai procurarsi certi testi in Italia è più difficile che trovare la spezia su Arrakis

Bruno ha detto...

Dopo la morte di Vance La Terra Morente è di nuovo disponibile come POD da Fanucci, credo. La Perla Verde, Lyonesse e Madouc sono difficili da trovare in italiano e comunque costosi.
Se vuoi leggere in originale e tramite ereader mi sa che è tutto su kindle.

Cosa bozzuta ha detto...

secondo le definizioni proposte dall'Accademia Ubercosmica di Ovunque, magia è "la capacità di sospendere o modificare le condizioni di esistenza dentro un sistema cosmico dato senza agire sulle sue condizioni d'esistenza generali"; la tecnologia è "la capacità di utilizzare le condizioni di esistenza di un sistema cosmico di riferimento per perseguire propri scopi".

dalle definizioni proposte si evince che la tecnologia presuppone un'intenzione, e quindi uno sviluppo culturale da parte di qualche creatura senziente, laddove la magia può essere parte della natura stessa di una creatura, anche non senziente. la tecnologia si muove in accordo alle leggi fisiche, laddove la magia è una contravvenzione palese alle stesse.

quindi, sebbene talvolta tecnologia e magia possano essere di difficule o dubbia distinzione, sono due cose ben distinte.

nel fantasy non manca mai una tecnologia, per quanto in genere rudimentale o arretrata, e spesso la fantascienza propone e tenta di ricondurre fenomeni indiscutiblmente magici in una cornice coerente con le leggi fisiche conosciute, teorizzando tecnologie impossibili o muovendosi nelle regioni buie della conoscenza scientifica.

per i narratologi dell'Accademia, i quali godono di conoscenze molto più puntuali e approfondite delle nostre, è facile dimostrare come molta fantascienza sia in realta fantasy sotto mentite spoglie, esattamente come molto fantasy, ambientato nel giusto sistema cosmico, possa essere visto come pura fantascienza.

Bruno ha detto...

Il che rende ancora più assurdo guardarli quando si beccano per questioni di "tifo" per i rispettivi generi!

Cosa bozzuta ha detto...

beh, il tifo in genere è una brutta malattia...

Argonauta Xeno ha detto...

Credo che si sia introdotta l'etichetta science fantasy proprio per questo. Però credo che la frase di Clarke sia da mettere nella giusta prospettiva, che è quella della scienza. In quest'ottica, "indistinguibile" significa che l'osservatore non riesce, con i mezzi a sua disposizione, a decifrare questa magia e la classifica come un prodigio. È la storia del Mexica che si inchina di fronte agli spagnoli, ma anche dei Dori che cavalcavano a dorso di cavallo. Chissà che simili trovate, non solo belliche, abbiano dato origine a qualche mito o leggenda con risvolti magici o miracolosi. Certo è che questa legge non è affatto reciproca. In primo luogo, perché la magia, ammesso che esista, è sempre stata prerogativa di pochi e oscura, mentre la scienza viene insegnata a scuola. Manca dunque il punto di osservazione. In secondo luogo, perché in linea di principio come c'è una tecnologia derivata e derivante dalla scienza, ce ne potrebbe essere una originata da un sapere di tipo magico. Penso per esempio a un'ipotetica Fonte della Giovinezza, situata nella foresta pluviale come sul pianeta Ba'Ku, da cui potrebbe nascere un nuovo tipo di medicina. Oppure al fatto che la levitazione sia dovuta a un incantesimo anziché a magneti superconduttori.

Bruno ha detto...

Ma il "feeling" della magia resta a mio parere efficace se si mantiene diverso. Una tecnologia che nasce da un sapere magico mi direbbe poco. Così come mi dicono poco i libri (e purtroppo sono moltissimi) dove i maghi vengono addestrati in serie in "scuole" alla Harry Potter...
Che banalizzazione... insopportabile (purtroppo suona così anche in Erikson).

Argonauta Xeno ha detto...

Anche in Jordan, che penso sia stato il primo a introdurre l'Erasmus per maghi! :D

Il mio ideale magico/stregonesco, almeno a livello di "feeling", è David Gemmel, che nel ciclo dei Drenai, dove pure non mancano riferimenti a passate tecnologie, si recupera il sapore di una sapienza misteriosa e sciamanica (o mistica, nel caso dei Trenta). Anche Martin, nel poco di magico che mostra, riesce a non cadere nel trucco fin troppo abusato del lancia-fulmini.

Bruno ha detto...

La magia alla D&D in teoria non mi dispiace neanche. E' molto abusata ma non c'è motivo perché un mago non possa fare un incantesimo per levarsi di mezzo il classico bestione che vuole ammazzarlo a colpi di clava. Però se si riesce a rendere l'effetto con un po' di mistero non è una cattiva cosa.

Quello che mi delude è la magia insegnata in serie, banalizzata, praticata da tutti (a meno che non si trovi un modo interessante per proporla!). E anche la magia "di potenza" stile RPG quando è portata all'eccesso, quando riesce a sterminare eserciti interi. Perdiana, un mago dovrebbe esercitare la sua influenza in maniera più sottile...