sabato 3 marzo 2012

I Grandi Capi e il bisogno di una bussola

Ho letto con colpevole ritardo l'intervista che Gian Arturo Ferrari ha rilasciato a l'Unità. Il personaggio, ex direttore editoriale presso Mondadori, ha ricoperto una posizione che ne faceva forse l'uomo più potente dell'editoria italiana (la quale, oddio, proprio potentissima non è, anche se nell'intervista si afferma che siamo il settimo mercato mondiale e sarà certamente vero).
La cosa che mi stupisce è che si parta da un titolo assai altisonante (La fantascienza del libro è ora) e per buona parte dell'intervista si minimizzi quello che sta succedendo: i tempi saranno lunghi, e così via. Vero è che per il momento il mercato è ammazzato dai due grandi blocchi imposti dalle case editrici: prezzi più alti di quanto sarebbe possibile, al punto che per il lettore tanto vale alla fine prendersi il libro di carta a meno che non ne abbia già la casa stracolma (è il mio caso), e ovviamente il maledetto DRM ovvero i sistemi di protezione che rendono dubbio perfino il fatto di aver acquistato qualcosa (con il cambiare della tecnologia o la possibile chiusura della casa editrice, il tuo libro diventa una sorta di noleggio a tempo incerto).

Vero è anche che il mercato italiano del libro digitale ha per adesso limitatissimi volumi, ma non so quanto abbia ragione il Ferrari nel rassicurare (o rassicurarsi) sui tempi lunghi di questa evoluzione. Per adesso il sorpasso è soltanto statunitense ma nessuno ci assicura che tra pochi anni i dati ci presentino già un panorama assai diverso, anche se resterà sempre lo zoccolo duro degli amanti del libro cartaceo, e ci sono libri che poco si prestano al formato elettronico (basta pensare ai libri fotografici o di design). Quello che Ferrari afferma per la precisione: "La mia opinione è che, almeno in questa vita, i libri di carta non verranno rimpiazzati dagli ebook. Detto questo, negli Usa la vendita delle novità e dei blockbuster, i libri più commerciali, è più alta nel formato ebook che nel formato cartaceo."

Non so se leggere un velato disprezzo nella parola "commerciali" ma d'altra parte non vedo perché la saggistica non debba similmente scivolare nel digitale in tempi brevi (salvo casi in cui sia difficile per via di illustrazioni complesse e indispensabili o altre particolarità del testo), salvo per il fatto che, illazione mia, il pubblico di riferimento potrebbe essere più anziano e masticare meno tecnologia, almeno per adesso.

Cosa resterà da fare alle case editrici? io tre anni fa (in questo post) dicevo:
"Cosa faranno le grandi case per sopravvivere? [...] Forti della loro visibilità, avranno certamente ancora un ruolo di bussola per dare consigli per gli acquisti. Questa visibilità però sarà ben poca cosa riguardo all'avere la quasi assoluta padronanza del mercato del libro di carta. O no? Può darsi che diventeranno importanti i recensori o i siti che aggregheranno recensioni e pareri individuali per creare delle indicazioni mirate. [...] Sarà anche una lotta all'ultimo sangue per conquistare la visibilità come fornitori di opinioni qualificate?"
Ferrari dice:
"...una volta che un autore pubblica un ebook a costo zero, il pericolo è che nessuno o quasi venga a sapere della sua esistenza. E questa, probabilmente, sarà la ciambella di salvataggio a cui si aggrapperanno gli editori del futuro: esperti di marketing e comunicazione che aiuteranno gli autori a farsi conoscere, anche online."
Non è che io voglia dare a me stesso del genio per aver detto le stesse cose tre anni fa: semplicemente è ovvio e facile da profetizzare che, se dovessimo arrivare all'estremo (tutto o quasi tutto sul digitale) allora le grosse rendite di posizione saranno perdute, e sarà inutile chiamarsi Mondadori, Feltrinelli o altro nome prestigioso, se non ci si sarà adeguati.
Del resto, aggiungo, vediamo già sui giornali online dei vistosi articoli di presentazione (pubblicità mascherata?) per libri autoprodotti (ebook o meno), insomma ci si sta attrezzando alla "lotta per la visibilità" digitale. Ma quanto agli esperti, io direi che è più una questione di muscoli, cioè di soldi che devono essere investiti. Se un editore straniero, muscoloso come soltanto loro sanno essere, volesse colonizzare il "settimo mercato del mondo,"addio editoria dell'amata patria.

A parte fare gli esperti di comunicazione, gli editori del futuro digitalizzato potrebbero fare una cosa un po' più utile e cioè offrire il lavoro di editor esperti, ma qui cadiamo in un altro punto dolente, poiché è noto che la maggior parte dei libri in Italia vende pochissimo, guadagna ancor meno, quindi per moltissimi libri il lavoro di editing professionale non val nemmeno la pena di farlo. Nel senso che se dovesse essere pagato per quel che vale, mettendoci il tempo che serve, allora i margini di guadagno per autore e casa editrice verrebbero ancor più ridotti. Col digitale i libri in circolazione presumibilmente aumenteranno, quindi la probabilità che una nuova uscita sia tanto redditizia da meritare il lavoro di uno specialista è scarsa!
Sono tanti a dire che la qualità in questo campo si è già persa (o quantomeno rarefatta) e in effetti lo credo anch'io: escono lavori con strafalcioni pazzeschi o poca cura per la leggibilità, del resto anche sui vari giornali online la posizione di correttore di bozze è andata vacante da una vita, ci sono grossi errori di ortografia perfino nei titoli. Questo problema resta aperto.

Il futuro, se sarà svincolato dalla carta, avrà proprio bisogno di una bussola per il pubblico in cerca di qualcosa di leggibile nel marasma. E di strumenti per scrivere in maniera decente, per l'autore che ci tiene e non vuole limitarsi a farsi rileggere il testo dall'amico volenteroso.
Ma le case editrici se hanno ovviamente i mezzi per garantire al lettore (se lo vogliono!) un editing decente e un testo leggibile, con certe recensioni clamorosamente menzognere mi fanno dubitare invece che possano improvvisamente diventare affidabili come bussole da seguire con fiducia, visto che qualsiasi cosa che esce viene sempre propagandata come la fine del mondo.
Questa funzione potrebbe essere presa proprio dai lettori stessi prendendo la parola sui mezzi che la rete fornisce, come forum, blog ecc... a patto che tali strumenti siano "epurati" dalle influenze di amichetti, spammer, geniacci del marketing virale e via dicendo.








2 commenti:

Simone ha detto...

Ma, il futuro... ?!

Di ebook parlavo sul mio blog già 5 anni fa, e tra ieri e oggi sento le stesse chiacchiere e gli stessi discorsi sul momento giusto, sui guadagni futuri, su quello che cambierà nell'editoria eccetera.

Per me questo "futuro" è quasi un passato che fa fatica ad aggiornarsi. A questo punto inizio a convincermi che la rivoluzione degli ebook sia già più che arrivata, e che ora sia il caso di passare oltre con qualcosa di "nuovo" e in grado per davvero di far rinascere la narrativa.

Simone

Bruno ha detto...

@ Simone: be', se fossimo negli Stati Uniti... qui da noi vedremmo qualcosa muoversi davvero se gli ebook avessero un mercato sufficiente. Quanto alle idee, secondo me c'è molto fermento e gente che prova a dire qualcosa di nuovo, già da un po' (con più o meno abilità tecnica e artistica), ma come al solito ci vorrebbe anche qualcuno che leggesse, non solo persone che scrivono :)