Di
Brandon Sanderson non avevo letto niente, sapevo che era stato scelto per continuare l'opera di
Robert Jordan (che è morto senza poter terminare la sua serie
La Ruota del Tempo, come saprete). Dagli appunti e dalle istruzioni che Jordan aveva lasciato per far sì che la serie potesse avere fine, per mezzo della penna di un altro scrittore, è saltato fuori che si possono fare due volumi, non un solo volume finale. Poi, anzi, sono diventati tre. Io su questa proliferazione da fabbrica di bestseller penso tutto il male possibile, e ciò non mi rende particolarmente incline ad apprezzare Sanderson, ma avendo letto che il nostro scrittore si era fatto già comunque una fama per conto proprio, ero curioso di leggere qualcosa di suo.
Fatta questa premessa non potevo perdermi
Warbreaker, un libro autoconclusivo (per ora non uscito in italiano) che poteva permettermi di assaggiare l'opera di Sanderson senza beccarmi una trilogia. A dire il vero ci sarebbe già la voce di un secondo libro, se non il seguito quantomeno ambientato nello stesso mondo, ma questo non toglie che Warbreaker sia una storia con un inizio e una fine. Ed era anche disponibile gratuitamente in formato digitale: ma l'ho scoperto dopo aver acquistato il cartaceo.
Ho trovato interessante il sistema magico basato sul
Respiro (Breath) e sul
Colore. Il Respiro (che è un po' anima, un po' forza vitale, un po' energia magica) ha una strana caratteristica: le persone nel mondo di Warbreaker possono venderlo o accumularlo. Chi se ne priva vive un'esistenza meno piena e felice, ma non muore (per le divinità il discorso è diverso). Chi ne accumula in grande quantità percepisce meglio il mondo, vive meglio e più a lungo, e soprattutto può sfruttare il Respiro (e il Colore) per animare (
Awakening) certe categorie di oggetti e anche animali o persone morte, in modo da far loro compiere azioni (piuttosto semplici). Il sistema magico è estremamente dettagliato (vi è dedicata anche un'appendice), a livello di regolamento di gioco di ruolo. Riferimenti molto tecnici anche nei dialoghi, ecc... in fondo anche un po' noiosi. Io ho sempre pensato che possedere la formazione e la mentalità da arbitro di GDR possa aiutare ad essere rigorosi nel far funzionare le proprie invenzioni fantastiche, ma ritengo anche che si dovrebbe mimetizzare un po' queste strutture e mantenere il "sende of wonder" del magico e del fantastico. A ciascuno il suo punto di vista, comunque.
Quanto all'ambientazione, abbiamo due potenze rivali.
Idris è un debole regno sulle montagne, rifugio di una casa regnante decaduta a causa di una guerra civile; i membri di questa casata hanno dei poteri misteriosi, ma rifiutano la magia del Colore e del Respiro, infatti tutti gli abitanti si vestono di grigio, bianco e nero, e vivono un'esistenza spartana.
Hallandren al contrario è un diluvio di colore e anche di pacchianeria, e ospita una magia così potente che alcuni individui (i
Returned, morti che resuscitano in virtù di un fenomeno misterioso) la comandano in funzione di divinità: pubbliche, accessibili al popolo, avide del Respiro che si fanno donare dal popolo stesso, ma controllate a loro volta da una casta di preti il cui ruolo appare subito ambiguo. E' una città al centro di un dominio potentissimo, in una pianura torrida dove cresce la giungla.
Insomma è l'antitesi di Idris. Il peggio è che la casa regnante di Idris fuggì proprio da qui. Idris tuttora rivendica la sovranità su Hallandren, e viceversa.
Scoppiasse una guerra non ci sarebbe storia, perché l'esercito di Hallandren, composto di
Lifeless (morti rianimati con il Respiro, trasformati in soldati fortissimi che non hanno bisogno di mangiare e dormire) non ha rivali. Hallandren vuole che il figlio del proprio
Dio-Re (il più forte dei Returned) torni ad avere il sangue della casa reale e ha preteso dalla casata di Idris l'invio di una principessa come sposa. Ciò darà l'avvio ai fatti raccontati nel libro.
Non so cosa avrete capito dalla mia esposizione, diciamo, in parole povere, che l'ambientazione è ricca, il sistema magico interessante, e c'è un sacco di politica e di intrigo. Ci sono diversi personaggi che arricchiscono il proprio eloquio con capolavori di raffinata ironia. Magari anche troppa? A volte stucchevole, sì, ma il dio Lightsong è uno spettacolo ogni volta che compare nelle pagine.Viste queste premesse avevo cominciato a leggere il primo centinaio di pagine con entusiasmo, proseguendo purtroppo ho incontrato delle incongruenze a mio parere vistose, delle debolezze nella storia, un'eccessiva prolissità: difetti che sprecano molto di quello che Warbreaker avrebbe potuto essere.
Qui ci fermiamo se non avete letto il libro; infatti nel prosieguo del post rivelo parte della trama e faccio delle considerazioni che non potete valutare senza aver letto Warbreaker, a cui dò una valutazione finale di sufficienza; ma se siete di gusti meno difficili dei miei, potrebbe piacervi, e magari anche parecchio. In inglese, non ho trovato una recensione negativa che sia una, anzi l'entusiasmo è dilagante.
Innanzitutto mi spiace che ci siano delle incongruenze e che i personaggi siano, spesso, poco delineati. E qualcuno non funziona proprio. La parte che ho trovato meno digeribile è quella di Vivenna, la sorella "prescelta" per il matrimonio col Dio, e poi delusa perché è stata lasciata a casa. Dovrebbe essere seria, studiosa, intelligente, virtuosa, preparata. Ovviamente il contatto con la società di Hallandren è uno shock, ma non giustifica il comportamento superficiale e stupido della donna, che si lascia traviare dai mercenari (falsi amici) dell'agente segreto Lemex di cui lei si fidava (a proposito, non si capisce nemmeno come Denth e compagni abbiano infinocchiato Lemex...). La principessa non prende il controllo delle operazioni e si limita a diventare un pupazzo (ben vestito) di Denth. Perde di vista i due obiettivi strettamente connessi con cui è arrivata alla capitale avversaria, salvare la sorella Siri ed evitare la guerra. Diventa preponderante quello che era l'obiettivo in subordine, danneggiare l'apparato militare di Hallandren. L'autore cerca di motivare queste irrazionalità ma di fatto contrastano con la logica, il personaggio e l'estrema gravità della missione (ad es. Sanderson cerca di spiegarci che Vivenna ritiene la guerra inevitabile ma in effetti la principessa non ha modo di verificarlo e si fida di quello che le viene imbandito, senza cercare verifiche). Quanto a salvare Siri, Vivenna riesce solo a vederla una volta da lontano e poi anziché agire per salvarla, la mette in pericolo con le sue azioni.
Quando Denth porta Vivenna in giro a cospirare per seminare malcontento fra gli abitanti di Idris espatriati in Hallandren, lei presto apprende che la presenza di una "principessa di Idris" che congiura contro il potere è ormai nota. Eppure prosegue: anzi cominciano dei sabotaggi contro la città di Hallandren. Vivenna non si preoccupa più delle conseguenze che le sue azioni possono avere su Siri. Non cerca di capire se potrebbe mantenere la pace. Insomma Sanderson ce la presenta come una persona intelligente e di rigidi principi (magari un po' bacchettona) e poi la fa comportare come una sciocca isterica, travolta dall'odio, avventata, ingenua e facilmente manipolabile.
Quando poi passa dalla parte di Vasher, Vivenna fa una specie di tour propagandistico "al contrario" per cercare di calmare gli animi ed evitare il conflitto, e rimangiarsi le prediche bellicose di prima. Qui si va un po' sul ridicolo: per via delle sue esortazioni alla guerra erano intervenuti i soldati, diversa gente ci ha già lasciato la pelle! Quale credibilità potrebbe avere Vivenna a questo punto? Dopo una figura del genere perfino un politico italiano deve eclissarsi per qualche tempo. Sarebbe realistico che Vivenna se ne stesse zitta, tornasse a casa o comunque si rendesse meno visibile.
Incredibile anche il fatto che, sporcandosi un po' i capelli e i vestiti, Vivenna viva da senzatetto per alcune settimane, e solo un uomo la riconosce nel quartiere dei suoi connazionali.
Insomma, negli intrighi politici di Warbreaker non manca l'ingenuità e per quanto riguarda la coerenza logica di certi avvenimenti non sono convinto al cento per cento.
Il finale invece è abbastanza bello ma parecchio tirato via su diversi aspetti (ad es. non ricompare il re di Idris) ed è un peccato, in un libro che non ha certo lesinato sulle pagine e sulle parti superflue.