venerdì 1 gennaio 2010
Rinascimento e arte della guerra
Con il fantasy non c'entra, con la fantascienza nemmeno... insomma ho letto The Renaissance at War di Thomas Arnold solo per il gusto di informarmi un po' meglio riguardo all'arte militare.
Dico una cosa però: l'idea di un fantasy dove l'elemento magico si mescoli ai picchieri in formazione chiusa o agli archibugi, alle meraviglie architettoniche e artistiche e alle artiglierie, non mi fa più completamente ribrezzo come poteva essere qualche anno fa. Sono elementi da mescolare con cura però. Probabilmente per il fantasy le ambientazioni dove le armi da fuoco e la scienza non hanno ancora il sopravvento restano le più facili.
Riflettere sulla rivoluzione militare del Rinascimento può comunque essere utile per chi è impegnato sul fronte del worldbuilding, ovvero dell'immaginare mondi. Certe rivoluzioni sono avvenute lentamente, con tanti passi falsi. Il Rinascimento però secondo questo libro si pone come un'epoca che ha preso una direzione precisa: epoca in cui una nuova razionalità e un nuovo interesse verso il periodo classico si unirono a modificare profondamente il modo di rapportarsi dell'uomo verso le arti e le scienze, e da lì trasse inizio una riforma militare (oltre a quelle culturali e religiose, ovviamente) che ha posto le basi per l'epoca moderna e per il temporaneo predominio dell'Europa sul resto del mondo.
Oltre a queste interpretazioni storiche il lettore troverà interessanti disquisizioni tecniche su armi, armature e fortezze, e diagrammi relativi a un bel numero di battaglie, molte delle quali avvenute proprio nel nostro paese. Vediamo alcuni punti salienti.
Le armature giunsero in quest'epoca a una perfezione mai vista prima eppure erano destinate a declinare, come la classe sociale che ne faceva maggiore uso, quella dei nobili. Essi dovettero adattarsi e trasformarsi da guerrieri in ufficiali, mestiere completamente diverso. L'arte del condurre un esercito passò dall'ispirare un'orda confusa alla carica per infilarsi poi nel folto della mischia a scambiare mazzate, a una scienza del comando molto precisa, con elementi di logistica e di matematica, dove la razionalità e il sangue freddo avevano la meglio sul coraggio sanguigno del guerriero.
Ha inizio infatti in quest'epoca una diversa disciplina degli eserciti, ispirata in parte all'antichità classica e all'arte della guerra degli antichi Romani, con l'uso di complesse formazioni da battaglia. Queste servivano ad permettere una migliore azione di comando e a ottimizzare l'uso delle armi da fuoco, permettendone allo stesso tempo la protezione a opera degli elementi ancora dotati di armi bianche (generalmente picche in quest'epoca, seguendo gli esempi svizzero e spagnolo).
La cavalleria declinava, diventando sempre meno fondamentale nella battaglia, e finiva anch'essa per dotarsi di armi da fuoco.
Quanto alle artiglierie, la loro lenta evoluzione segue il miglioramento non sempre velocissimo della metallurgia: l'italiano Carlo Cipolla in Vele e Cannoni ha parlato di questa rivoluzione tecnologica, affiancandola a quella della navigazione per esporre i due cambiamenti chiave che hanno creato la supremazia europea.
Ricordiamo che nel '500 l'Europa (la cristianità, se vogliamo) era ancora sulla difensiva contro il temibile risveglio espansionistico dell'Islam, portato avanti dall'Impero Turco. Ma se da una parte si cedeva terreno contro i nomadi venuti dalle steppe e il loro vitalismo espansionista (non privo di una certa curiosità per le tecnologie peraltro, sia pure con l'intermediazione di specialisti europei rinnegati), dall'altra era già iniziata quella rapace corsa europea verso le Americhe, verso l'Oceano Indiano, che avrebbe cambiato completamente il contesto e chiuso l'epoca in cui il Mediterraneo era il centro del mondo (quello occidentale, per lo meno).
Cambiamenti che interessarono ovviamente anche l'Italia. Patria dei più grandi navigatori e tecnici, costruttori di armature e di fortezze e teorici dell'arte militare, patria ricca di arte e storia e a quei tempi anche benestante rispetto al resto dell'Europa. Divisa in un sistema di principati che creavano una situazione di continuo stallo fra loro, destinata ad essere spazzata via dai moderni stati nazionali che fecero della penisola il loro campo di battaglia. Condannata a un declino di cui molti avevano una consapevolezza impotente, proprio nel momento in cui le sue espressioni artistiche raggiungevano il vertice.
Insomma, proprio un periodo interessante, un cambiamento epocale che ha travolto la visione del mondo dei propri contemporanei. Mi chiedo, oggi forse viviamo uno stravolgimento analogo e non vogliamo rendercene conto?
Conclusione: breve e introduttivo, purtroppo solo in inglese, questo The Renaissance at War lo consiglio per una infarinatura rapida ma non superficiale sull'argomento.
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5 commenti:
A me come idea non ha mai fatto ribrezzo... certo non si può pensare a una magia alla Forgotten Realms, dove questa soppianta completamente la tecnologia fornendo palle di fuoco, terremoti, meteore, fulmini e quant altro venga in mente ai maghi artiglieri.
Probabilmente la magia dovrebbe essere più sottile. Magari difensiva: i cannoni andranno pure difesi dalle cannonate avversarie, le truppe si dovrà cercare di non farle decimare dalle palle di cannone. Alcuni maghi assegnati a ogni reparto per erigere scudi e magari usare magie curative sui feriti per stabilizzarli sarebbero utili e non invasivi.
Divinatori da usare assieme agli esploratori, magari anche qualcuno in grado di creare illusioni per tendere agguati o nascondere truppe.
Come libro sembra davvero interessante!
@ torreditanabrus: la magia al posto della tecnologia (secca secca) non mi sembra mai una buona idea però non ho esperienza di Forgotten Realms. Comunque ho esperienza di GDR, e l'idea del mago che fa da "mitragliatrice" per il gruppo di avventurieri mi ha abbastanza stancato. La magia può essere molto più sottile, molto più interessante. In un mondo dove la tecnologia comincia a farsi avanti, la vedrei meglio come un'arte complementare (un po' come dici tu, anche se dai l'idea di una magia fin troppo diffusa, almeno per i miei gusti).
Oppure come un'arte sempre più dimenticata (osteggiata) che recede negli angoli bui della coscienza e dell'attività umana. Oscura, malvista, forse malvagia.
Esatto!
Potrebbero anche esserci un gruppo di guerrieri che difendono un mago che tenta di evocare un demone o fare una magia di livello superiore e che richiede di stare immobile per diverso tempo. Magia e scienza potrebbero anche venirsi incontro per creare armi più potenti sia rispetto a quelle normali che alla magia stessa, portando i magi a divenire una sorta di fabbri. Potrebbe anche trattarsi di uno scontro tra civiltà in cui una si affida alla magia e l'altra ai rasoi gillette per tagliare la barba ai maghi e fargli perdere i poteri.
A parte queste fantasie, ho sempre trovato che lo studio dell'arte della guerra in ambito fantasy dovrebbe avere più un ruolo di guida e fornire spunti di riflessione.
Ho a volte letto di gente che si lamenta perché sebbene l'ambientazione sia medievale le armi abbiano capacità non realistiche (tipo un arco che grande che viene maneggiato da una donna non allenata). A parte il fatto che a questi problemi si possono trovare numerose soluzioni, mi sembra più corretto usare i libri sulla guerra per porsi le domande giuste ("Perché le armature erano fatte in un certo modo?", "Si poteva indossare un armatura e al contempo giocare alla PS3?", "Un arco normale quanto è potente?"...) e adattare le risposte al nostro libro, il quale si discosta dalla realtà sia perché è un libro ( anche un romanzo storico non è un documentario) sia perché ci sono tante caratteristiche (magie, differenti caratteristiche del pianeta, maghi che non possono farsi la barba ecc.) che rendono impossibile un esatta corrispondenda con la realtà.
@ Claudio88: mi sembra che molti scrittori si siano adeguati alla finzione che la forza fisica sia uguale tra maschio e femmina (Scott Lynch con il suo Gli Inganni di Locke Lamora fa proprio così, e non fornisce alcuna spiegazione). Molto politicamente corretto. Comunque armi e arte militare sono argomenti difficili e non a tutti piace masticarli. Per giunta il fatto che fino a tempi relativamente recenti la conduzione in battaglia degli eserciti fosse piuttosto rudimentale può indurre in errore e far pensare che non ci fosse alcuna tattica, ma non è così. Trasformare l'arte militare in seguito all'introduzione di un elemento fantastico (o reinventarla in un'ambientazione totalmente diversa da quello che conosciamo) è un lavoro ben difficile se non si sono fatte un po' di letture.
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