lunedì 4 maggio 2009

Perdido Street Station


E' stata una lettura faticosa, non breve, nonostante il testo fosse interessante; il mio giudizio è positivo ma non entusiasta, puntualizzo però che un libro come Perdido Street Station, capace di inghiottire il lettore in un mondo parallelo assorbendo completamente la sua immaginazione e la sua fantasia, è in ogni caso opera notevole: perciò liquidarlo con un semplice "è bello" o "è brutto" non ha senso. Ma procediamo... Dal momento l'ho letto in inglese le mie traduzioni delle varie trovate (creature, nomi strani ecc...) a volte forse saranno diverse da come le ha lette chi l'ha comprato in italiano. E per quello che posso capire (di libri in inglese ne ho letti ma non sono certo un madrelingua) la prosa di China Miéville è decisamente difficile, arzigogolata e barocca, quindi chi si è lamentato di questi difetti avendo letto il testo in italiano non se la prenda con il traduttore.
Mi si perdonerà un certo numero di anticipazioni della trama (cercherò di non esagerare).

Procedendo con ordine, ci troviamo in una specie di Londra corrotta e impura, dal nome di New Crobuzon, abitata da umani e da diverse razze senzienti più o meno umanoidi. Si tratta di una città-stato governata da qualcosa di molto simile, nei modi, a una dittatura sudamericana di quelle davvero cattive. All'esterno sembra non esserci un gran che ma, attraverso i fiumi che la attraversano, la città è ben collegata al resto del mondo con un intenso traffico navale. Perdido Street Station è tra i libri che ho letto di genere fantasy (o se vogliamo fantastico, new weird eccetera...) il primo ad avere una piantina dettagliata di una città con tanto di tracciato della ferrovia sopraelevata. Mentre ci sono alcune belle trovate, e il senso di disordine e sudiciume della città è reso molto bene, l'autore fa un tentativo esagerato di immergere il lettore nelle vie dando frequenti dettagli di toponomastica, specificando quello che i personaggi vedono e così via, e questo risulta parecchio tedioso a mio modesto parere: è come spendere 100 (dell'impegno che ci deve mettere il lettore) per ottenere 10 (in dettaglio dell'ambientazione e atmosfera).

In questa città si muove e lavora Isaac, scienziato brillante e anticonformista, che frequenta gli ambienti universitari per razziare il materiale utile al suo personale laboratorio (spazio che divide con altri due ricercatori di belle speranze), s'intrattiene con artisti e contestatori (tra cui Derkhan, che collabora con un giornale clandestino: davvero una cattiva idea a New Crobuzon), e se la spassa con Lin, che appartiene alla razza dei khepri, donne insetto i cui maschi sono in effetti dei semplici scarrafoni privi del dono del pensiero, mentre il corpo femminile è praticamente umano, ma sormontato da una testa a forma di insetto con tanto di zampe, occhi composti, mascelle, antenne eccetera. Le khepri non emettono voce ma comunicano con l'alfabeto dei gesti (e, tra loro, con un complesso sistema di emissioni chimiche). Va da sé che lo schifo di questa pensata mi ha lasciato a bocca aperta e non sono riuscito a riprendermi fino alla fine del libro. La cosa incredibile è che Lin riesce ad essere perfino un personaggio interessante.

Del resto gli Xeniani, ovvero gli umanoidi senzienti pullulano in città. Dai cactacei (umanoidi-cactus con tanto di spine, piuttosto violenti e ignoranti) ai vodyanoi (uomini pesce che ovviamente troveremo a lavorare nei porti) ai garuda, uomini uccello dotati di grandi ali.

Proprio un garuda, Yagharek, viene a sollecitare l'aiuto di Isaac. Ha commesso un grave reato dalla stranissima definizione: per via delle differenze razziali Isaac non riesce a capire cosa ha combinato (ne saprete di più - SPOILER! - alla fine del libro e se vi aspettate chissà cosa, sarete delusi). Come punizione, secondo le dure leggi della sua razza, a Yagharek le ali sono state amputate e così egli si trascina miserabile al suolo; poiché Isaac è un brillante scienziato, potrebbe rimetterlo in condizione di volare?
Isaac non vorrebbe saperne (d'altra parte, non ha idea di come fare) ma il garuda può offrirgli una quantità d'oro rilevante per risarcirlo del disturbo, così il nostro scienziato si mette all'opera: per prima cosa si rivolge a un esimio collega universitario (che in realtà odia a morte perché fa parte del sistema).

L'incontro con questo professore, Vermishank, ci mostra nel dettaglio un'altra brutta abitudine del potere di New Crobuzon: la creazione dei rifatti, ovvero delinquenti il cui corpo viene malamente modificato in maniera che la punizione si adatti al crimine commesso. In effetti questa tecnologia viene adoperata anche a fini utilitari e non solo come punizione; la cosa scioccante è che viene applicata su larga scala e spesso compiendo esperimenti aberranti per affinarne le tecniche.
Esistono anche i rifatti che lottano contro il sistema (usano quella terribile tecnologia contro il governo): il loro nome usa il gioco di parole fra REMADE e FREEMADE (rifatti - fatti liberi).
Comunque sia, Vermishank fa capire a Isaac (che pone le domande in maniera obliqua) che questa tecnologia non può realizzare un miracolo così perfetto come ridare il volo al garuda.

Pertanto Isaac compie una scelta sfortunatissima: incarica un suo contatto malavitoso di procurargli esemplari di esseri volanti (insetti, animali ecc...); egli pagherà bene per chi gli porterà i campioni da studiare per risolvere il problema del volo. La sfortuna sta nel fatto che a Isaac arriverà un essere che doveva assolutamente rimanere in contenimento, ed egli non saprà capirne la pericolosità.

Attraverso una serie di sfortunati eventi il nostro scienziato (che non è il prototipo dell'eroe, anzi, è un tizio grasso, irsuto e decisamente fuori forma) dovrà vedersela con criminali, polizia e mostri allucinanti. Devo dire che la parte migliore del libro è quella iniziale, per me: ho letto in giro per la rete (forum di Fantasy Magazine ad esempio) che altri si sono tormentati nella noia aspettando che si arrivasse finalmente all'azione, io mi sono interessato maggiormente alla vita quotidiana di Isaac e Lin e dei loro vari amici, mentre certi dettagli esasperanti di preparativi, incursioni e battaglie li ho trovati un po' pesanti (mi sarei aspettato il contrario, ma forse lo stile iper-descrittivo di Miéville mi ha rovinato un po' le sequenze di azione).

Il grosso peccato di questo libro è la complessità e la pesantezza di molte parti. In Perdido Street Station c'è di tutto, di più. Come se in nome del new weird l'autore si fosse sentito obbligato a prendere ogni possibile elemento del fantastico, fantasy, horror ecc... e farci vedere che è capace di mescolare tutto insieme: però questa miscela secondo me è un po' esagerata qua e là, e sicuramente sprecata.
Da una parte mi trovo un po' scettico sul risultato, a volte: per carità non sono per la spiegazione razionale di ogni frattaglia dell'ambientazione, fino a lasciare contento (o annoiato a morte) il lettore, però mi pare troppo facile l'accatastamento di elementi fantastici operato da Miéville. Quartieri di donne dalla testa a scarafaggio. Uomini pesce, uomini uccello, uomini cactus, tecnologia steampunk (addirittura informatica! e qui evito di aprire un altro tema a mio parere discutibile come quello del Costrutto artificiale intelligente), un inventore (Isaac) che ti trova una fantomatica "Energia Crisi" e riesce a usarla, esseri transdimensionali, religioni e sette delle più bizzarre, politica e polizie segrete, magia stile gioco di ruolo, divinità impazzite, bande criminali, chirurgia che può far assumere le forme più incredibili agli esseri viventi... E non c'è una spiegazione di come tutto quanto sia lì, tutto nello stesso posto, a New Crobuzon. A parte qualche oscuro riferimento non c'è neanche un paragrafo sulla storia di questa città. Per carità, non ho trovato incoerenze fatali nella lettura, ma questa corsa all'eccesso mi sembra un po' fine a se stessa. Capisco che il new weird consista anche nel rilanciare su ogni contaminazione e ogni provocazione, ma se il libro ha validità non credo sia perché è new weird. Se Miéville avesse messo meno carne al fuoco limitandosi all'essenziale, la storia avrebbe funzionato lo stesso e in maniera più fluida, l'atmosfera della città alienata e disperata ci sarebbe stata lo stesso. L'effetto finale che ne traggo è di un barocco qua e là ridondante e inutile.

I grandi pregi di Perdido Street Station sono due, a mio parere. La capacità di creare un'atmosfera di disperato disincanto, di rassegnazione annoiata ma instabile, che si può trasformare da un momento all'altro in cieca violenza, l'aver tratteggiato le atmosfere di una città che in un intreccio di elementi irreali ripropone, superandola, l'inquietudine e l'alienazione della metropoli del mondo moderno. Anzi, potrei quasi dire che New Crobuzon a tratti sembra una finestra nel futuro pur contenendo elementi così irrealistici.
Il secondo grande elemento del libro è la potenza espressiva dei personaggi, anche quelli che, in un libro così lungo, hanno avuto la sorte di essere delineati con pochi tratti. Sia i protagonisti (che sono un numero ridotto) sia i comprimari sono vivi e vitali.

La trama (e qui iniziamo un paragrafo che chi non ha ancora letto il libro dovrebbe saltare) di per sé non è né brutta né bella, anche se mi piace la maniera in cui si crea la premessa e si nutrono le aspettative del lettore. Un grosso errore di logica lo ha riscontrato lo scrittore Andrea d'Angelo sulle pagine di Fantasy Magazine, quando accenna al fatto che la liberazione delle quattro micidiali Falene da parte del loro simile è resa con una scena poco credibile: in una situazione di estrema pericolosità e di grandi norme di sicurezza, una delle guardie che si fanno ammazzare nella scena dell'evasione entra nella stanza di contenimento portando con sé le chiavi che possono aprire l'apparato che incatena questi esseri micidiali. Questo è sembrato decisamente un errore a D'Angelo io leggendo non ci avevo pensato, ma concordo con lui, (e per una volta non faccio la figura di quello che cerca sempre il pelo nell'uovo); ma a ben pensarci potrei aggiungere anche che la maniera rocambolesca in cui Isaac si ritrova la larva di falena nello studio è altrettanto incredibile. Un trasporto eccezionale che dovrebbe essere condotto con tutta la paranoia di un trasferimento di armi atomiche è ridotto a pacchi e buste che vengono smistati in un grosso apparato burocratico, con il pacchetto contenente le larve che finisce nelle mani di un impiegato infedele: egli lo apre per sbaglio e decide di rubare uno degli esseri misteriosi per guadagnare qualche soldo dal misterioso scienziato che "compra le cose che volano". Se lo leggi prima di sapere il resto, al cosa passa inosservata. Quando sai di che si tratta, ti pare assurdo che si proceda in questo modo (in uno stato di polizia, per giunta). Poco sviluppata nella dinamica la cattura di Andrej, il vecchietto malato terminale che viene sacrificato per creare il segnale che attirerà le falene in una trappola che eliminerà alcune di loro. La tematica è piuttosto estrema, e Derkhan se la cava tutto sommato in maniera troppo facile. Ci sono molte descrizioni (noiose) di come questo prigioniero venga spostato e trascinato qua e là fino allo scontro dove è sacrificato (e dove tre falene vengono fatte fuori con una facilità sconcertante, segno che forse erano state rese troppo invincibili prima?), però alla fine Andrej è morto e dimenticato, e lo spaventoso compromesso morale che Isaac e compagni hanno accettato sacrificandolo sembra finire troppo facilmente nel dimenticatoio. Soprattutto in vista del finale in cui Isaac decide di non cercare più una soluzione per far tornare Yagharek al volo perché, in virtù di quello che è stato fatto a Lin, non ce la fa a perdonargli di essere uno stupratore (cosa che gli viene improvvisamente rivelata). Mi è sembrato ridicolo, tutto sommato, tanto moralismo che improvvisamente compare nel nostro scienziato. Considerando che il garuda ha sofferto già così tanto e ha dato un contributo inestimabile alla causa di Isaac... Il quale peraltro ha in precedenza accettato e speso (senza porsi lo scrupolo di chiedere ulteriori dettagli circa le malefatte di Yagharek) una consistente quantità di oro come pagamento per i suoi servigi, e c'è da chiedersi dove scompaia la sua nuova moralità di fronte al problema (che nel libro non viene minimamente affrontato) di risarcire il garuda mutilato del suo denaro, non avendo più Isaac intenzione di tener fede all'impegno di lavorare per riportarlo al volo. Senza contare che Isaac, che vede così sfavorevolmente l'operato di giudici e polizia nella sua città, non se la sente invece di entrare nel merito della dura giustizia dei garuda come se, con tutto quello che abbiamo visto sul suo operare (il cinico uso di Andrej per esempio), con tutte le regole e le leggi che ha violato, gli fosse impossibile trarre delle conclusioni proprie. Gran peccato, dopo un bel libro, un finale che stecca così malamente.

Una considerazione finale su The Alchemy of Stone di Ekaterina Sedia, che ho commentato prima di Perdido Street Station. Lo sapevo per averlo letto da qualche parte, ora posso fare la comparazione: il libro della Sedia è decisamente ispirato a Miéville. Le scoperte da perseguire per Mattie (collaborare con i rivoluzionari, salvare i gargoyle, prendere possesso della propria chiave) echeggiano molto con le tematiche di questo libro, e la voce narrante dei gargoyle che interviene a tratti ricorda fin troppo i brevi capitoli in cui la parola va a Yagharek in Perdido Street Station. Le atmosfere della città sono relativamente simili (molto meno complicata e bizantina quella della scrittrice russa). The Alchemy of Stone mi è decisamente piaciuto mentre Perdido Street Station lo trovo a tratti più criticabile, ma per non confondere le idee ci tengo a precisare che il maestro è Miéville e il suo libro si trova su tutto un altro livello... che io concordi o meno con certe sue scelte stilistiche.

7 commenti:

Rorschach ha detto...

Come libro lo avevo già adocchiato (dovrebbe pubblicarlo la Fanucci, vero?) ma anche io leggendo la sinossi non ero convinto al 100%.
Per carità, quelli che tu citi potrebbero essere pregi per un altro, ma personalmente non sopporto le trame che creano premesse pazzesche per poi rivelarsi inconsistenti (se mi crei l'aspettativa poi devi mantenerla), nè romanzi in cui viene mischiato un po' di tutto (una eccezione è Simmons, ma a lui lo posso perdonare :)).
Poi certo magari leggendolo cambio completamente idea. Lo leggerei ma non lo comprerei (quindi non lo leggerò :)).

by Ax ha detto...

Questa recensione mi ha aiutato a prendere la decisione di cominciare finalmente Miéville.
A essere onesti so poco della reale storia che l'autore mi racconterà. L'unica informazione che ha stuzzicato il mio interesse è l'aver letto in giro che è dotato di molta immaginazione — forse troppa, dato che evidenzi che si trova di tutto e di più. Ma allo stesso tempo, scrivi che i personaggi sono resi bene, e questo mi piace.
Per ora ho letto solo 20 pagine, quindi non posso assolutamente dire nulla, se non che lo stile è effettivamente infiorettato. Un fattore che può influenzarmi negativamente solo se la struttura portante è debole. Ma non dovrebbe essere questo il caso.
La speranza, ovviamente, è quella di godermelo appieno, in tutti i suoi chiaroscuri.

Bruno ha detto...

@entrambi: A quanto pare il mio lungo commento dedicato a questo libro ha convinto un potenziale lettore a desistere, e un altro a cominciare la lettura. Io ribadisco che questa è un'opera importante e pur avendone criticati alcuni aspetti posso solo dire che tutti dovrebbero tentarne la lettura e tenere duro fino a metà libro, e farsi una propria opinione. Troverete forse punti deboli come ho fatto io ma non vuol dire gran che, l'atmosfera è più importante.
Quanto alla versione: Perdido Street Station è stato tradotto in italiano da Fanucci però attualmente non è disponibile su IBS. Chi conosce l'inglese (ma a livello non troppo terra terra) può tentare il tour de force di leggerlo in lingua originale, è un libro dove il linguaggio conta quindi sarebbe addirittura preferibile, anche se per quanto mi riguarda la faccenda si è rivelata più difficile del previsto.

Nick Truth ha detto...

Letto anni fa. L'ho odiato dall'inizio alla fine, poi però mi è rimasto impresso, e alla fine penso che sia uno di quei libri che merita lo sforzo (e di sforzo si tratta) della lettura. Il punto di forza è la fantasia, il mix di tutti questi elementi, e poi New Crobuzon è una città che ti resta impressa. Il punto debole è tutto il resto. Un libro gigante, squilibrato, dove si presta più attenzione ai dettagli che alla storia.

Proprio in questi giorni sto leggendo "La città delle navi", una specie di seguito di Perdido Street Station. Devo dire che mi sta facendo lo stesso effetto di Perdido Street Station: lo sto odiando, mi sta annoiando e infastidendo, però sento che è meglio finirlo. Mi piacerebbe molto lanciarlo in testa all'autore per fargli capire che sta sprecando tutta la sua fantasia (che è grande) nell'annoiare il lettore. In più tutte le stranezze di questo libro, i nomi delle razze, dei posti ecc (io di Perdido mi ricordo quasi nulla) mi stanno confondendo. Potrebbe far di meglio.

Magari cambierò idea a fine libro, come è successo con Perdido Street Station, anzi è probabile. Miéville comunque è uno che scrive fantasy diverso dal solito, però il prezzo che fa pagare al lettore per questa sua originalità è troppo alta.

by Ax ha detto...

Sono arrivato a pagina 150, devo dire senza sforzi, anzi con un discreto entusiasmo. Riconosco che finora non è praticamente successo nulla che faccia capire la reale storia del romanzo: Miéville si lascia andare spesso a dettagli che tendono ad 'annoiare' più che a convogliare le energie sull'essenziale, ma non le ho trovate così pesanti da farmi desistere; mi diverte essere in compagnia di Isaac e delle varie creature che abitano questa strana città.

Klytia ha detto...

Bellissimo commento, molto approfondito.

Ammetto che durante la lettura non ho fatto caso alle incongruenze narrative che citi, ma hai ragione, ci sono.
Sarà che ero così presa dalle vicende (dopo avere superato le prime 200 pagine ovviamente), dall’originalità dei personaggi – evviva! niente elfi, eroi improbabili e maghi saggi - ma soprattutto dalla complessità, in senso positivo, dello stile e del linguaggio usato da Mièville che proprio non ci ho fatto caso.

Iron Council, il terzo romanzo del ciclo del Bas Làg, è forse più maturo dal punto di vista della coerenza narrativa, con contenuti attuali e temi politici, ma stilisticamente è ancora più difficile di Perdido Street Station.

Letti in inglese sono entrambi una vera sfida per i neuroni, ma per me ne è valsa davvero la pena.
Di recente sulla stessa linea ho letto Veniss Underground di Jeff Vandermeer. A metà strada tra Perdido Street Station, (l'ispirazione è dichiarata dallo stesso Vandermeer) e il manga Blame di Nihei. Vale una lettura.

Bruno ha detto...

@ Nick Truth sì, un libro non privo di difetti ma "enorme," che non si può liquidare con poche parole. D'accordo sul fatto che Miéville potrebbe gestire meglio le sue indubbie capacità. Quanto a leggere i prossimi libri, per adesso devo tirare il fiato.

@ by Ax tieni duro. La prima parte, per me, non è poi così male e pone le premesse per tante cose. Ed è essenziale per farti "abitare" la città, molto più degli inutili dettagli di toponomastica.

@ Klytia grazie per il complimento. La storia è così disorientante e complessa che in effetti trovare incongruenze e difetti è difficile.
Resto indignato per il trattamento ricevuto dal Garuda, ma immagino che Miéville volesse un finale triste, e in qualche modo lo doveva ottenere. Per continuare a leggere Miéville mi prendo tempo, come ho già scritto, e quanto a leggere i libri degli epigoni, dopo aver già dato con il libro di Ekaterina Sedia, diciamo che vorrei ma non troverò il tempo tanto facilmente.