domenica 1 giugno 2008

Struggle of Empires


Questo è il più bel boardgame cui abbia giocato negli ultimi tempi. La mia esperienza è di lunga data, fin dai tempi lontani in cui, non esistendo ancora i computer, giocavo a delle complesse simulazioni militari, prodotte da ditte come Avalon Hill, SPI ecc... li chiamavamo wargames (un termine che gli anglofoni riferiscono più ai giochi di miniature) e per la loro complessità i giocatori che vi si dedicano ancora sono rimasti in pochi (e pochi di loro sono giovani). Anche io sono passato a intrattenimenti più gestibili ma non mi dispiace quando un gioco riesce ad essere una valida sfida strategica senza ammazzarmi con il peso di un regolamento troppo complesso.
Struggle of Empires (pubblicato dalla Warfrog, compagnia di cui fa parte Martin Wallace, il disegnatore di questo gioco) è un compromesso a mio parere molto ben riuscito di complessità e giocabilità. Il gioco è ambientato nell'era dell'espansione coloniale europea (diciamo, tra il seicento e il settecento) quando il mondo era ancora da scoprire, sfruttare e sottomettere per il vantaggio economico dei grandi imperi. Le truppe che si utilizzano sono molto astratte: flotte, armate e fortezze (che valgono doppio, ma solo in difesa). Mentre alcune zone d'Europa sono campo di battaglia (e tra queste l'Italia) altre sono le superpotenze: Gran Bretagna, Provincie Unite ovvero Olanda, Prussia, Austria, Russia, Spagna, Francia. Questi paesi non sono terreno di scontro, sono gli aggressori che invadono gli altri stati e si contendono la supremazia. Le zone di espansione coloniale sono mostrate in vari riquadri nella mappa (India, Indie Orientali, Americhe, Africa, ecc...). Vi si accede via mare e l'uso delle flotte è fondamentale per potervi trasferire la propria potenza.

Il gioco è suddiviso in tre "guerre" in maniera molto astratta. Una semplificazione che permette di condurre una partita nel giro di una serata (più o meno: il fatto che possano giocare fino a 7 persone può creare qualche problema). Ogni guerra dura un numero limitato di round, durante i quali ciascun giocatore compie solo due azioni.
Per ogni guerra ci sarà da stabilire chi è alleato con chi. Lo si fa con un sistema di puntate in cui si gioca il denaro per avere il privilegio di collocare una coppia di paesi nelle alleanze contrapposte (ovviamente uno di essi può essere il proprio). Possono essere alleanze molto pelose, ovviamente! Spesso si fa di tutto per essere alleati di un giocatore pericoloso e forte i cui interessi siano puntati alle stesse zone che vorremmo conquistare noi: il fine è di non essere costretti a combatterlo direttamente (almeno per ora!). Gli alleati possono appoggiarsi vicendevolmente con truppe e flotte, ma ogni volta questo aiuto è negoziabile (e spesso non si verifica). Perciò essere in alleanza con un certo impero significa solo che, per questa guerra, non si dovrà temere il suo attacco.

Il movimento delle proprie forze è facilitato da delle regole piuttosto permissive (in pratica con una sola mossa si può andare dappertutto) ma vi sono anche dei limiti. Per poter spostare le proprie forze in una zona coloniale bisogna avere una flotta in quella zona: e peggio ancora, questi viaggi oltreoceano possono fallire con la conseguenza che le armate o le flotte vadano perdute o rimangano al punto di partenza. Inoltre, in un movimento si possono spostare solo due unità e c'è tantissimo da fare in molti posti diversi, e le forze armate costano, poiché si spendono "punti popolazione" per produrle (e questo fa perdere quattrini nella fase economica che si tiene fra una guerra e l'altra).
Cosa si va a cercare nelle zone di conquista? Anche qui Struggle of Empires ha creato un'intelligente semplificazione. Ci sono delle pedine con una forza difensiva variabile che si estraggono casualmente e si dispongono sulla mappa prima di ogni guerra. Nell'immagine, potete vedere quelle pedine di cartoncino (counters) con la scritta German States 4, German States 3 ecc... Queste pedine neutrali sono oggetto di conquista. Nella stessa immagine le pedine rotonde gialle e rosse sono le conquiste (control tokens) rispettivamente di Spagna e Gran Bretagna. Che si tratti del dominio di un Maraja o di un principato indipendente in Sassonia queste sono le prede che incrementano il dominio delle potenze imperialiste e sono fondamentali sia per la produzione economica che per i punti vittoria.
Una parte importante del gioco quindi consiste nel conquistare queste pedine neutrali e trasformarle nei propri indicatori di controllo. Ma attenzione, in alcuni casi le pedine rappresentano opportunità diverse: la possibilità di esportare parte della propria popolazione per stabilire una colonia (è costoso ma non c'è da combattere) oppure la possibilità di prodursi un indicatore di controllo importando schiavi. Anche in questo caso non c'è da combattere ma bisogna collocare una flotta in Africa (gli schiavisti).

Ogni regione possiede diversi valori di punti vittoria, che vengono assegnati ai giocatori che vi possiedono indicatori di controllo. Il valore migliore si da a quello che ne ha di più nella zona, e così via. Perciò essere il più influente porta un grosso premio, ancor più importante in certe zone ricche (ad esempio l'Europa Centrale, che corrisponde approssimativamente alla Germania); ma in realtà riuscire a mettere il piede un po' dappertutto e poi non farsi estromettere porta i maggiori benefici anche senza puntare per forza ad avere la preponderanza.
La guerra è lo strumento che spesso si usa per raggiungere i propri scopi strategici e politici. Ma in realtà la guerra è, ed è sempre stata, una faccenda maledettamente costosa. Come dicevamo, creare flotte e armate costa punti popolazione, e la perdita di popolazione causa una perdita economica permanente (dal momento che scompare chi paga le tasse). Inoltre per ogni perdita militare (fosse anche causata da una tempesta!) si deve prendere un indicatore di malcontento. Il malcontento è una faccenda seria: si sottrae dai punti vittoria alla fine del gioco e chi ne raggranella di più è escluso dalla classifica dei vincitori. C'è la possibilità di diminuire questo malcontento, ma agire in tal senso va ovviamente a scapito di altre iniziative che si potrebbero tentare. Il malcontento si può anche accumulare volontariamente, per spendere il denaro che non si ha. Significa in pratica tartassare i cittadini.
Per inciso, questo fattore viene tenuto segreto da ogni giocatore fino alla fine e falsa la percezione di chi sta vincendo (perché durante il gioco si possono confrontare i punteggi, ma sono "al lordo" del malcontento): questa è forse l'unica regola che m'infastidisce in Struggle of Empires.

Ma esiste ancora un elemento che dà ulteriori tocchi di colore al gioco. C'è tutta una serie di pedine che rappresentano alleati che si possono guadagnare o iniziative commerciali da intraprendere, tattiche militari da acquisire ecc... Si tratta di bonus molto interessanti, ma capirete che, con un numero di azioni limitato e la necessità di guadagnarsi potere sul campo, il giocatore non si può certo limitare a raggranellare queste pedine. Alcune però sono molto importanti: ad esempio l'addestramento (army training) che dona un bonus in combattimento.

Perché questo gioco è così bello?
Perché è un gioiello dove si gioca di astuzia e strategia senza troppa complessità. La ricchezza di dettagli coperti da regole molto semplici ma precise ed eleganti riesce a creare un certo "feeling" dell'epoca. Il dilemma strategico su cosa fare pone continuamente di fronte a scelte importanti: come abbiamo visto ci sono poche azioni e tantissime iniziative possibili. Essendo il gioco così ben bilanciato non esiste una via che tutti scelgono perché più conveniente delle altre. La scelta più banale, portare guerra ai neutrali e agli altri giocatori, può rendere dei grandi vantaggi e tutti prima o poi vi fanno ricorso, ma è anche costosa, sia per chi vince che per lo sconfitto. Il consumo eccessivo di risorse porterà facilmente a ricorrere a una politica fiscale impopolare (pescare pedine di malcontento per aver denaro), e alla fine gli svantaggi potrebbero superare i vantaggi. Inoltre il gioco diplomatico è essenziale per non avere troppi nemici sul campo: muoversi male nella fase delle alleanze può portare anche il giocatore più forte e temuto in una palude di stagnazione e impotenza.
Struggle of Empires è un gioco dove saper rinunciare a una lotta contro il nemico, e aprirsi invece una nuova strada meno costosa da un'altra parte, potrebbe essere alla fine più vantaggioso che affrontare tutte le situazioni con dei testa a testa sanguinosi. Ma la forza militare gioca pur sempre un ruolo preponderante.
Il regolamento è (relativamente) semplice ed accessibile, e ne esiste anche una versione italiana da qualche parte. Potete leggere (in inglese) altre informazioni su questo gioco nelle pagine di Boardgamegeek (da cui ho preso anche diverse illustrazioni, come potete vedere).

6 commenti:

alladr ha detto...

wow, anch'io sono un appassionato di giochi da tavola (cima della lista: powergrid, ma in questo periodo sono più preso da shogun della queen games) e tu sei la seconda persona che mi parla meravigliosamente bene di questo gioco. hmmm, da provare...

Bruno ha detto...

Non conosco quelli che hai citato tu (conosco però un lontanissimo Shogun della MB) ma sono certo della validità di Struggle of Empires. Attenzione però al regolamento: pur senza esagerare non è privo di qualche complessità.

alladr ha detto...

lo shogun della queen (la citazione dell'editore non era un vezzo) è decisamente diverso, molto meno militare, ed ha un sistema della risoluzione dei conflitti veramente cazzaro e divertente (i soldatini sono cubetti colorati: gli eserciti che si scontrano vengono buttati in una torre di cartone che ha degli ostacoli e vince chi ha più quadretti che escono dalla torre. l'alea è fortemente limitata dal fatto che se si perde uno scontro perché rimangono molti cubetti nella torre, quei cubetti torneranno agli scontri successivi).
per struggle of empires, invece, mi hai convinto.

Bruno ha detto...

Nota: l'autore di Struggle of Empires, Martin Wallace, è una piccola autorità in campo di giochi da tavolo. Per gli anglofoni ecco una pagina dove le sue opere sono elencate. Il link:
http://www.boardgamegeek.com/
designer/6
da ricomporre in finestra per poterlo usare.

Daniele Vincenzi ha detto...

Martin Wallace è un mito! Struggle of Empires è sicuramenbte il suo miglior gioco, seguito da Brass, Princes of Renaissance (nonostante la plancia più brutta che la storia ricordi) e Age of Steam. A parte "Struggle" gli altri non sono wargames, ma sono comunque splendidi giochi che raccomando a TUTTI i veri appassionati.

Bruno ha detto...

Conosco Age of Steam, classico e divertente gioco in cui si costruiscono linee ferroviarie nel Nord America...