Questo racconto di Robert Howard è diverso nel tono dagli altri riguardanti il personaggio di Conan il Barbaro. I toni sono estremamente cupi, è in atto una guerra senza speranza in cui il cimmero è una pedina come tante, e l'abilità dei Pitti nel combattere tra i boschi una guerriglia spietata fa pensare a qualcosa di molto simile alla... guerra del Vietnam. Ovviamente, per motivi cronologici quella guerra non può esser stata d'ispirazione per Howard, il quale probabilmente pensava al far west e agli attacchi dei pellirosse, cambiando però la fisionomia del terreno.
Ci troviamo oltre il Fiume Tonante, in una regione che il Regno di Aquilonia ha deciso di acquisire. Ovviamente gli abitanti, i Pitti, non sono d'accordo. Conan partecipa alla faccenda come mercenario, nonostante giudichi insensato il tentativo di occupare quel territorio.
Conan salva la vita a Balthus, un boscaiolo, che fa mercenario come lui. Meno capace di Conan, Balthus lo ammira perché, pur vivendo tra i popoli civili, non è stato "ammorbidito" dalla civiltà. I due si trovano a collaborare; cercano di dare sepoltura al corpo di Tiberias, un mercante, ucciso da un demone palustre inviato da Zogar Sag, il mago dei Pitti. Pitti che Conan disprezza da un punto di vista razziale (certo non la prima volta, nei racconti di Howard).




