Il film parte con una dichiarazione programmatica che cito a memoria: molte storie parlano di una fanciulla che viene salvata da un coraggioso cavaliere, ma questa non è una di quelle storie. Visto poi che il film ce lo presenta Netflix, sembrerebbe proprio che Damsel sia un film radicalmente femminista e che ci presenti una radicale revisione dei consueti topoi narrativi.
Ed è così, ma per fortuna non esageratamente. C'è anche, udite udite, una figura maschile che sbaglia ma poi si riscatta, il padre della protagonista.
Senza rivelare troppo della trama: abbiamo un regno situato in una zona fredda e scalognata. Le cose vanno male, c'è povertà, ma arriva un colpo di fortuna: la principessa Elodie riceve una proposta di matrimonio da parte della famiglia reale di un ricco paese che si trova sui mari caldi, e con la proposta c'è anche una succulenta dote.
Quindi è un affare che il padre di Elodie, Lord Bayford, non può rifiutare. La matrigna di Elodie, interpretata da Angela Basset (vista in Strange Days e una tonnellata di altra roba) ha invece qualche sospetto.
E c'è parecchio da sospettare, perché il matrimonio è una trappola, cui tutta la famiglia reale del regno dei riccastri prende parte. Elodie quindi dovrà cercare di salvarsi e dovrà farlo da sola. Lo spettatore potrà apprezzare la lunga lotta della ragazza per salvarsi e fare trionfare la giustizia.
Cosa dire? Questa è una storia semplice, diretta, senza troppi imprevisti. A mio parere, però, film e serie TV fantasy che escono ultimamente sono più che altro schifezze, per cui una storiella facile facile come questa diventa per contrasto godibile. Discreti scenari, ambienti, e costumi, la computer grafica a volte quasi riuscita e a volte veramente modesta, abbastanza bravi gli attori (la protagonista è interpretata da Millie Bobby Brown, vista in Stranger Things); quanto al regista, Juan Carlos Fresnadillo, ha diretto 28 Settimane Dopo.
Giudizio finale: guardabile.
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