No, non è un riferimento al libro Autostrada Gialla di cui sono co-autore. Si tratta di una piccola storia personale che mi ha fatto riflettere... È stata una brutta sorpresa. Quando resti a piedi per un guasto, il mondo cambia radicalmente. Non sei più nel tuo confortevole abitacolo a macinare chilometri su chilometri, compiacendoti perché ti stai avvicinando alla meta. Sei in una scatola di metallo inerte, magari gelida o forse surriscaldata, con attorno il nulla. Io ero vicino a casa, ormai, ma confinato in quello strano mondo di asfalto. Anche a scavalcare il guard rail (non un'operazione semplicissima se non sei più un atletico giovanotto, o se non lo sei mai stato), dove si poteva andare? Intorno vedevo prati, capannoni, cascine... nulla che potesse darmi un aiuto. A pochi chilometri, l'uscita della tangenziale est (di Milano) che dovevo prendere, la mia destinazione. Fermo. Ma non potevo mollare lì l'auto, e trascinarmi per chilometri i bagagli.
Questa l'esperienza che ho avuto, peggiorata dal fatto che mi sono trovato in una posizione molto infelice. Ero nella corsia di destra ma, ulteriormente a destra, c'era l'uscita per San Giuliano Milanese: due corsie percorse da veicoli lenti ma non proprio lentissimi. Alla mia sinistra le corsie di sorpasso della tangenziale. Niente corsia di emergenza. Tutti i veicoli mi evitavano per un pelo strombazzando, passando a destra e a sinistra. Camionisti inferociti, macchine velocissime, e via dicendo. Un TIR non ha trovato modo di cambiare corsia e si è dovuto fermare con le quattro frecce, passando un minuto dietro di me prima di riuscire a superarmi.
In quella pericolosa e precaria posizione ho cercato aiuto per telefono, chiamando anche una sorella allo scopo perché mi aiutasse a trovare assistenza; poi ho spinto l'auto di lato perché, dove mi trovavo, c'era davvero da lasciarci la pelle. Ho fatto delle scoperte strabilianti. Mentre io non riuscivo a prendere la linea con l'ACI, mia sorella chiamava due meccanici con carro attrezzi lì vicino, ma uno non rispondeva, l'altro si è limitato a dire "io lì non ci vado."
Dopo qualche altro minuto, mia sorella mi ha fatto chiamare dalla Polizia. In quel momento, a furia di provare e riprovare, avevo riavviato il motore ma andavo a 10 o 20 Km all'ora. La Polizia mi ha consigliato di uscire dalla tangenziale perché era un problema andarmi a soccorrere lì. Impegnandosi ad aiutarmi se avessi richiamato dicendo che non ce l'avevo fatta, la Polizia mi ha in pratica lasciato ai miei sforzi. Con diversi fermi e ripartenze, alla fine sono riuscito ad arrivare a destinazione e poi dal meccanico.
Quindi alla fine è andata bene, ma con una certa paura. È stata un'esperienza strana. A un tratto sei solo, fermo, in pericolo, e sembra che gli aiuti siano irraggiungibili, impossibili, e tutto dipende dalla possibilità di cavartela da solo.
Sul perché sia così difficile fare arrivare un carro attrezzi in tangenziale, mistero.
Non guarderò più un'autostrada con gli stessi occhi...
2 commenti:
Quando l'auto ti lascia a piedi (se poi capita di notte sei a cavallo) sono sempre dolori, specie se non hai nessuno che ti può venire a prendere. Alle volte sembra di essere in un'odissea. E la cosa fa un po' pensare, visto che con tutti i mezzi di adesso non dovrebbe essere così.
In effetti non capisco proprio come possa essere che nessuno voglia prendersi la briga di venirti a recuperare...
Se fosse stata notte, in mezzo alla tangenziale nel punto di un'uscita, senza corsia di emergenza a disposizione, forse ci avrei lasciato la pelle...
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