martedì 5 aprile 2022

Titane

 Cosa dire di questo film? Sono stato spiazzato, e non in una maniera molto positiva. La regista francese Julia Ducornau, regina del body horror, ci offre una protagonista odiosa e parecchie scene che non hanno molto senso, e già che ci siamo qualche assurdità non spiegata. Con Titane entriamo quindi nel territorio della genialità e della provocazione, o delle trovate misteriose per solleticare i radical-chic, lascerò a voi decidere.

La storia, che qui anticiperò spietatamente, ci presenta una protagonista difficile fin da bambina: Alexia, dispettosa e disadattata fin dalla tenera età, quando disturba il padre alla guida e provoca un incidente stradale in cui resta ferita. Viene curata inserendole in testa una placca di titanio, da cui il titolo del film.

Poi la vediamo cresciuta, fare la ragazza immagine che balla presso una esposizione di automobili, tra uomini adoranti (che evidentemente non sono lì per vedere le auto). Alexia ammazza allegramente un appassionato che esagera nei propri approcci amorosi, poi la vediamo ammazzare altra gente, e avere un rapporto sessuale con un'automobile (sì, proprio così). Resta incinta dell'automobile e comincia ad avere delle perdite nere, tipo olio di macchina; cerca di abortire ma non ci riesce.

Successivamente Alexia ammazza i genitori e scappa di casa. Cercando di sottrarsi alle ricerche della polizia, finisce a casa di un certo Vincent, il capo di una squadra di pompieri, cercando di farsi scambiare per un suo figlio scomparso da tempo.

La finzione non è per niente perfetta. Ma Vincent, un uomo di mezz'età con il terrore del declino del proprio vigore fisico, ha "bisogno" di qualcuno di cui occuparsi, e prende Alexia come apprendista nella squadra. Alla fine Vincent, consapevole del fatto che Alexia non è un maschio e non è suo figlio, la aiuta comunque a partorire e si prende cura del neonato, che nasce con parti metalliche.

Che significato dare a questo film? Nel protagonista maschile che con tutti i suoi difetti accetta questo strano "figlio," vedo una opportunità di essere accolta e appartenere a qualcosa per la protagonista.  Nella squadra di pompieri, che appare come una comunità vitale anche se magari non accogliente al cento per cento, un mondo che può finalmente essere accogliente e non ostile. Alexia, condannata fin da bambina alla diversità, trova (forse) un mondo in cui può vivere.

Cosa dire del suo essere un'assassina, massacratrice della famiglia, e una persona tutto sommato antipatica e odiosa? Da una parte tutto è descritto come autentico, nel film, dall'altra qui potrebbe essere in gioco il pregiudizio di chi guarda dall'alto in basso quelli che non riescono ad adattarsi al loro stesso mondo.

O forse è solo la volontà della regista di stupirci e schifarci a tutti i costi. Mi fermo nei miei tentativi di dare un senso a questo film. Decidete voi.


4 commenti:

M.T. ha detto...

Direi che questo film lo passo: non m'ispira per niente.

Bruno ha detto...


Eh, come biasimarti...

Babol ha detto...

Io sono rimasta sorpresa e spiazzata, ma in positivo.
La prima parte è una corsa folle, il delirio di una mente senza posa né freno, la seconda l'ho vista come una sorta di resa alla fatica della protagonista, il compimento di una disperata ricerca di comunione con qualcuno, affrontato sempre nel modo sbagliato. Sono riuscita persino a commuovermi un po', sarò pazza?

Bruno ha detto...

@Babol: ma infatti io condivido queste sensazioni, al netto della difficoltà a seguire il film nelle sue parti che dobbiamo considerare reali, separandole dalle presumibili allucinazioni. Purtroppo la regista si sforza parecchio di rendere la protagonista odiosa, criminale e inaccettabile.
Insomma devi fare un grosso sforzo di contestualizzazione, che forse diventa un volerci "vedere del buono" per forza. Impossibile trarre delle conclusioni.