Di film in "animazione a passo uno" (ovvero stop-motion) ne ho visti moltissimi perché sono spinto da una specie di passione infantile verso questa forma di produzione. Da bambino con i miei giocattoli ho perfino fatto delle scene in stop-motion... senza la telecamera. The House, distribuito da Netflix, è, fra gli spettacoli di questo tipo, uno dei più insoliti che io abbia mai visto. Sia per la maniera in cui i pupazzi e molti oggetti sono realizzati, sia per la potenza delle storie.
Si tratta di tre episodi, girati da registi che non conosco, ma tutti bravi; devo dire che al mio occhio poco competente è parso come se la mano fosse sempre la stessa. Per quanto riguarda la modalità di realizzazione: i pupazzi e parecchi oggetti sono fatti di stoffa, per cui non sono lisci come in Wallace e Gromit, per fare un esempio, ma hanno un'apparenza leggermente pelosa... e in effetti nel secondo e terzo episodio i personaggi non sono umani ma animali antropomorfi coperti di pelliccia.
Un elemento comune degli episodi è la miscela di elementi ansiogeni con atmosfere surreali o inquietanti, e segni diretti e indiretti di una realtà malata come insetti che invadono la casa, acqua sporca dai rubinetti, persone che si comportano in maniera strana o malevola e non rispondono se interpellati su quello che stanno facendo. Insomma un film kafkiano interpretato da pupazzi che, se ci pensate bene, può essere una cosa parecchio inquietante.
In tutti e tre gli episodi si insinuano anche... i soldi, o la sete di ricchezza e il materialismo. I personaggi coinvolti sono gente che non sarebbe cattiva, ma che è travolta da un'ossessione di tipo economico. Nel primo episodio abbiamo una famiglia povera, e disprezzata dai parenti benestanti, improvvisamente beneficiata dal regalo di una nuova casa. Che è la casa del titolo, la protagonista (in epoche diverse) di tutte e tre le storie. Mentre le due figlie si trovano a disagio e colgono con chiarezza gli elementi inquietanti della nuova residenza, i genitori sono sempre più coinvolti dal nuovo lusso che si materializza anche in cibo e vestiti (pacchiani) donati dal misterioso benefattore. Fino ad essere disattenti nei confronti delle bambine e disumanizzati.
Il secondo episodio ci porta i travagli di un piccolo imprenditore che, da solo, cerca di ristrutturare e vendere una casa ("La" famosa casa) per liberarsi dall'ossessione dei creditori. Tutto gli va storto, la casa è invasa dagli insetti, la presentazione ai potenziali acquirenti fallisce tra mille inconvenienti, con visitatori distratti e poco interessati. E, peggio ancora, una strana coppia si infila nella casa senza avere intenzione di acquistarla. E intanto i creditori premono...
Il terzo episodio ci porta in un mondo inondato: la casa è praticamente isolata in mezzo a un lago di acqua fetida, e frequentemente avvolto dalla foschia. La casa è proprietà di Rosa, una gatta antropomorfa, che affitta le stanze ma ha soltanto due clienti: un fannullone che cattura pesci e fornisce solo quelli come affitto, e una specie di fricchettona che coltiva un orto e dà a Rosa delle pietre con proprietà salutari o mistiche, ma non paga l'affitto nemmeno lei. L'acqua continua a salire: Rosa non vuole rendersene conto, ossessionata dalla casa che vorrebbe ristrutturare coi soldi degli affitti che non arrivano. L'arrivo di una specie di profeta hippie è il preludio della partenza degli ultimi due inquilini: si decidono a navigare in certa di un destino migliore. Questo è inatteso per Rosa, che pensava che i due volessero continuare a vivere alle sue spalle; in realtà i personaggi strambi che le occupavano le stanze stanno prendendo l'unica decisione possibile, mentre lei si ossessiona a riparare la casa che va a pezzi. Anche per lei è giunto quindi il momento di cercare una nuova fortuna altrove? Sì, anche perché l'alternativa è rimanere da sola. Per fortuna Rosa riesce a prendere una decisione, quella di salpare (con tutta la casa) verso nuovi orizzonti. Come andrà a finire? Chissà, ma il terzo episodio è l'unico che finisce con un accenno alla speranza.
Precisando che il film è piuttosto inquietante e lascia un senso di oppressione, questo The House lo ritengo un gran lavoro, indipendentemente dalle modalità tecniche con cui è stato realizzato. Vale da solo un mese di abbonamento a Netflix.
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