venerdì 13 marzo 2020

Un Virus che ci insegna qualcosa

Non lo abbiamo trattato bene, il "coronavirus." Innanzitutto lo chiamiamo con un nome improprio, che in verità indica una numerosa famiglia di microrganismi e non uno solo, mentre il nome specifico assegnato a lui, quello che ha causato la presente epidemia, ovvero Covid-19, sembra non abbia fatto breccia nella fantasia della gente. E inoltre molti si sono presi gioco di lui, pensando che fosse "soltanto un'influenza."

Il Coronavirus "festeggiato" al carnevale di Dusseldorf - Fonte: France 24

Ma questo atteggiamento sembra stia passando rapidamente, almeno per quanto riguarda la maggioranza delle persone, quelle che fanno funzionare almeno un pochino il cervello. E ora si vedono cose mai viste: voli bloccati, città deserte, partite di calcio o gare di Formula 1 che non si fanno e non si sa se verranno recuperate (chissà le Olimpiadi).


Covid-19 in verità è solo un fratello minore delle grandi epidemie del passato, è vero che di danni ne sta facendo parecchi, ma al confronto impallidisce. In un precedente post ho parlato delle pandemie che hanno sconvolto il mondo dell'antica Roma. Non è facile stimarne la mortalità, ma pare che si trattasse di numeri terrificanti in rapporto alla popolazione dell'epoca. E nel medioevo le grandi pestilenze (la peste nera del trecento, soprattutto) non sono state meno distruttive di quelle che misero gli antichi in ginocchio.

Ma cosa succedeva a quei tempi? Un po' come oggi, le pestilenze arrivavano a seguito di eserciti, o di viaggiatori, o dei mercanti. Nel medioevo la peste nera viaggiò per la Via della Seta, dall'Oriente verso l'Europa. Navi genovesi in fuga da una zona di guerra portarono il morbo a Messina e da lì si diffuse ovunque.

La gente temeva le epidemie? Sì, ma a volte (come scrive il buon Manzoni riguardo alla pestilenza del seicento) non si prendeva la minaccia sul serio e ci si ostinava a trascurare ogni norma di prudenza. C'era anche chi se la prendeva con chi predicava norme contro il contagio. E poi, ironicamente, quando il disastro era evidente, scoppiava il panico.

Del disgregamento sociale ci parla Boccaccio:
E lasciamo stare che l’uno cittadino l’altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell’altro cura e i parenti insieme rade volte o non mai si visitassero e di lontano: era con sì fatto spavento questa tribulazione entrata ne’ petti degli uomini e delle donne, che l’un fratello l’altro abbandonava e il zio il nipote e la sorella il fratello e spesse volte la donna il suo marito; e (che maggior cosa è e quasi non credibile), li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano.
Del resto abbandonare tutto e fuggire sembrava uno dei pochi rimedi possibili. C'era chi si dava alla pazza gioia, dopo essersi rifugiato al riparo dal morbo: come i personaggi del Decamerone dello stesso Boccaccio, o quelli de La Morte Rossa di Poe.

Oggi? Se non si verifica una mutazione che lo renda molto più mortale, il povero Covid-19 non arriverà a tanto, eppure sta disgregando le nostre vite e la nostra economia. La tensione e il nervosismo, la paranoia, quelle le conosciamo anche senza vedere ancora le cataste di morti come nella Costantinopoli di Giustiniano.

Tuttavia, sebbene non ci abbia mostrato tutto quello che una pesante epidemia possa fare, il debole Covid-19 ci ha insegnato qualcosa. Siamo deboli, non è così facile per noi intervenire nel mondo dell'infinitamente piccolo. Ancora adesso saltano fuori nuove notizie e ipotesi sulla possibilità del virus di vivere su superfici per molte ore o diversi giorni; sul raggio del possibile contagio tra le persone. Non c'è un rimedio sicuro o un vaccino, solo alcuni farmaci nati per altri scopi che "forse" agiscono anche contro Covid-19.

Il carnevale di Venezia ai tempi del virus (fonte: Business Insider)

Non solo facciamo fatica a vederlo e a capire cosa possa fare, il Covid-19. Non siamo in grado di fermarlo senza compiere sforzi enormi, come cominciamo a fare solo adesso. Oggi, come ai tempi degli antichi Romani, è impossibile contenere i contatti e gli scambi di malattie: se all'epoca ci volevano anni per lo spargimento di un contagio, adesso un virus può fare disastri nel giro di settimane.

E dobbiamo stare attenti: certe pestilenze hanno continuato a imperversare per anni... sapremo impedire al Covid-19 di fare lo stesso?

Altro insegnamento: non siamo pronti con gli ospedali, infatti si riempiono subito, siamo sguarniti di macchinari specializzati, disinfettanti e maschere. Abbiamo qualcosa di più dei lazzaretti di cui ha scritto Manzoni? Ovviamente sì, anche in termini di medicine, ma non moltissimo. Dobbiamo solo ringraziare la sorte che il virus sia solo "leggermente" letale, altrimenti ci sarebbe stato un macello.

Covid-19 ci mostra la nostra debolezza: nonostante i progressi della modernità, e la nostra convinzione di dominare la natura, un microrganismo minuscolo come un virus, che non è ritenuto neanche pienamente un essere vivente, può spazzarci via. E siamo indifesi nei suoi confronti, oggi, più o meno come lo eravamo duemila anni fa.



3 commenti:

M.T. ha detto...

Non solo ha mostrato una nostra debolezza, ma anche come il modo in cui si viveva necessitava di un rallentamento.

Bruno ha detto...


Più una civiltà è complessa e interconnessa, più corre il rischio di andare incontro a grossi guai. Con il terrorismo islamico si era già visto. Ma se la storia ci insegna qualcosa, è che queste malattie sono difficilissime da arginare, e quindi si fa prima a...dimenticarsene dopo qualche anno.

M.T. ha detto...

Peccato che le malattie non si dimentichino di noi.