No, non si tratta di un'orripilante ucronia, ma di una breve doppia recensione (che conterrà qualche moderato spoiler). I film in questione sono Morto uno Stalin se ne fa un Altro (The Death of Stalin), del 2017, e Lo Spietato, disponibile su Netflix da alcuni giorni. Il secondo, Lo spietato, è l'ennesimo film sulla scia dei vari Romanzo Criminale, Vallanzasca - gli Angeli del Male, Suburra, Gomorra eccetera. Dei due è il film più semplice da descrivere, in quanto non c'è praticamente niente da dire.
Nel senso che se avete seguito un po' di questi film, la trama la potreste fare voi, le scene le avete viste cento volte. Riccardo Scamarcio interpreta Santo Russo, un ragazzino che per una scemenza finisce in riformatorio ed è segnato dal destino: come il Vallanzasca sia reale che cinematografico, solo che lui era milanese, il personaggio di Scamarcio è originario invece della Calabria, anche se manterrà una certa distanza da quelle radici perché gli piace impersonare il classico cumenda lombardo, con qualche pretesa di eleganza. Dopo aver compiuto le prime imprese criminose nella fredda pianura Santo si infilerà nel giro grosso e diventerà un riccone della "Milano da bere," gli toccherà decretare la fine di un vecchio amico, alla fine i rischi saranno troppi e le alternative poche, vi lascio il dubbio fra i soliti finali: condannato a diecimila anni da un giudice, pentito e fuggito chissà dove, crivellato di colpi da qualche rivale, morto in un conflitto con la polizia.
Esasperanti alcune scene del tutto prevedibili e "telefonate," come quando Santo finge una sofisticazione che ovviamente non gli appartiene nel tentativo di sedurre una bellona francese conosciuta per caso (Annabelle, interpretata da Marie-Ange Casta, attrice simile alla più famosa sorella Laetitia, e probabilmente costava meno), e fa una serie di figure da imbecille, ma siccome ha intraprendenza e fascino ce la farà lo stesso. La moglie terroncella Mariangela (attrice: Sara Serraiocco) però non sarà molto contenta, e da lì altri drammoni piuttosto prevedibili.
Unica scena divertente: quando Annabelle organizza una performance di concept art con un efebico ragazzo che si esibisce nudo di fronte ai suoi sofisticati amici nell'appartamento con vista sul Duomo di proprietà di Santo, il quale rientra da una delle sue imprese e, in un accesso di gelosia e "calabresite," lo fracassa di mazzate, suscitando l'applauso dei radical-chic che credono di essere di fronte a una parte della "performance."
A parte chi vedrà comunque questo film perché ci sono le scene con Scamarcio nudo, non c'è molto da salvare nella storia del calabrese che cerca di diventare bauscia, addirittura l'evoluzione del personaggio di Mariangela (la moglie tradita) è più interessante di ciò che combina il protagonista. Ad ogni modo se siete abbonati a Netflix è tutto gratis...
Da un film decisamente poco memorabile a un altro che m'ero lasciato scappare (come al solito) quando era uscito, ma che sono stato fortunato a recuperare. Morto uno Stalin se ne fa un Altro, titolo italiano del più semplice The Death of Stalin, per la regia e la sceneggiatura di Armando Iannucci (regista scozzese di origini italiane) è una commedia nera basata sul concitato periodo in cui morì Stalin, uno dei peggiori tiranni che la storia abbia conosciuto. Probabilmente superato dal solo Mao, Stalin ha massacrato sia le minoranze etniche che i popoli stranieri che il suo stesso popolo, in una vita di persecuzioni e stragi anche gratuite che hanno seminato il terrore per decenni. Rendere il tutto in chiave comica richiede una certa flessibilità allo spettatore, in quanto si ride anche di cose su cui non ci sarebbe molto da ridere, ma il film vi riesce trionfalmente.
Sebbene il film non sia del tutto fedele alla realtà storica, quello che accadde veramente il giorno in cui Stalin si sentì male è così tragicomico da essere stato riportato così come fu nel film. Stalin, che era solito stare alzato fino a tardi, un bel mattino non uscì dalla sua stanza e, ovviamente, nessuno osò disturbarlo fino a sera, quando si scoprì che era incapace di muoversi e di parlare, e giaceva sul pavimento in una pozza della propria urina. Gli era capitata un'emorragia cerebrale (era fumatore, bevitore e già malato). Vennero chiamati prima i pezzi grossi del partito che i medici e, in pratica, si fece poco per salvarlo. Nel giro di pochi giorni morì.
Tra i "fedelissimi" di Stalin c'era Beria (che forse lo ha assassinato), capo della polizia segreta e responsabile di un'infinità di torture, uccisioni, stupri, arresti sommari: lui cercherà di trarre il massimo beneficio dalla morte del dittatore ma la lotta per la successione, fra toni grotteschi e nuove vendette, vedrà trionfare altri.
Non anticipo altro, salvo confermare che il film è da vedere. Nel cast abbiamo diversi nomi noti tra cui Steve Buscemi (nella parte di Khrushchev), Olga Kurylenko (nella parte di una pianista dissidente), Jason Isaacs (nei panni del grande eroe militare Zhukov). Quest'ultimo attore oltre a essere uno dei protagonisti della saga cinematografica di Harry Potter è anche "Hap," il cattivo delal serie The OA.
Morto uno Stalin se ne fa un Altro non è comunque stato molto gradito nella Russia di Putin: il film non è stato distribuito nelle sale.
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